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La drammatica morte per Covid del Poliziotto No-vax

by Rosario Sorace

Mentre i no vax protestano a volte anche violentemente dimostrando intolleranza e ignoranza si apprendono di storie significative e tragiche relative a chi non si è vaccinato.

E questo è il caso di un agente di Ps no vax, Candido Avezzù, che ora è stato stroncato dal virus. Avezzù non si era vaccinato e professava di essere un no vax convinto.

Adesso la sua ex compagna afferma con dolore e amarezza: “Non credeva che il Covid fosse così pericoloso. Forse aveva sottovalutato il pericolo”.

Era un poliziotto del reparto mobile di Padova ed è morto domenica scorsa a causa del Covid in seguito ad un contagio che era avvenuto probabilmente durante una missione nell’hotspot di Taranto, dove sono ospitati i migranti appena sbarcati.

Candido Avezzù aveva 58 anni ed era nativo di Venezia. La sua ex compagna, Monica Valotto, racconta che era un poliziotto molto legato al suo lavoro che amava e che non aveva nessun problema a spostarsi da un luogo all’altro per motivi di servizio e dove ci fosse bisogno.

Infatti Avezzù aveva prestato servizio a Taranto proprio dal 13 al 23 luglio, al fianco della sua squadra e di quella del reparto mobile di Senigallia. Questa struttura accoglie i migranti ed è collocato vicino all’ingresso del porto commerciale della città, in un’area limitrofa all’area industriale.

Nei giorni indicati ha dovuto affrontare massicci arrivi di diversi profughi, alcuni dei quali erano risultati positivi al Covid. In tal senso i sindacati di polizia avevano messo in evidenza il pericolo che correvano gli agenti. Dopo aver finito la sua missione il 27 luglio, il poliziotto ha scoperto di aver contratto il virus.

E adesso la nipote Marika Avezzù dice: “Mio zio era convinto di essersi ammalato durante la permanenza a Taranto”. A questo punto si è presentato all’ospedale di Jesolo e gli hanno prescritto una cura antibiotica da fare in casa.

Le sue condizioni si sono aggravate e, tre giorni dopo, si è presentato di nuovo davanti ai medici che hanno deciso di trasferirlo a Dolo, Avezzù sui social scherzava con chi gli chiedeva notizie sulle sue condizioni di salute. “ Mi sono preso il covid e me lo sono preso proprio bene” oppure “Mi sono sposato col covid” .

Invece le sue condizioni peggioravano e il 10 agosto, alle 13.33, pubblica il suo ultimo post sui social: “Entro in terapia intensiva. Sulla lapide lo scudetto del 2 grazie”.

Comincia il suo calvario e percepisce di non farcela così chiedeva che sulla sua tomba comparisse lo stemma del Secondo reparto mobile, quello al quale apparteneva.

Questa domenica è morto poiché la polmonite gli ha devastato entrambi i polmoni. Tutti lo ricordano come un brav’uomo che amava il suo lavoro.

La sua ex compagna Monica Velotto spiega con chiarezza non lasciando adito a dubbi: “Lui era contrario al vaccino temeva gli avrebbe causato una trombosi, non si fidava. E non credeva neppure che il coronavirus fosse così pericoloso. Mi diceva: “Io sono più forte del covid”. Forse aveva sottovalutato il pericolo…”.

Ora però i suoi parenti sono poco interessati al fatto che non si era vaccinato e insistono sul fatto che non è stato ricoverato immediatamente il 27 luglio. Hanno intenzione di intraprendere le vie legali per ottenere chiarezza su tutta la vicenda.

In questa storia emerge anche la necessità di valutare i pericoli ai quali sono esposti gli appartenenti alle forze dell’ordine. “Il centro di accoglienza di Taranto – afferma polemicamente Stefano Paoloni, segretario generale del Sap, il Sindacato autonomo di polizia – ospita più di 300 immigrati, alcuni dei quali positivi al Covid: probabilmente sono state le pessime condizioni di lavoro a determinare l’accaduto”.

Il sindacalista attacca quindi il ministro Luciana Lamorgese: “I poliziotti sono costretti a gestire migranti che il più delle volte non sono stati sottoposti nemmeno a un tampone. Da mesi urliamo al ministro che un migrante deve essere innanzitutto visitato da un medico e poi consegnato alle forze dell’ordine. Non possiamo gestire e lavorare a stretto contatto con cittadini clandestini in quarantena. E’ una vergogna”.

Avezzù era iscritto alla Federazione Sindacale di Polizia e il segretario provinciale di questo sindacato, Luca Capalbo, è assai cauto nell’indicare eventuali responsabilità: “Impossibile dire con certezza se c’è una correlazione tra il lavoro a Taranto e la malattia. Per quanto ne sappiamo potrebbe essersi contagiato prima, sebbene proprio da quel viaggio anche un secondo agente di Padova sia tornato positivo al Covid. Ad ogni modo indagheremo per capire se c’è correlazione. Fosse così, sarebbe molto grave”.

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