La Casa Bianca è stata presa di mira nelle ultime settimane. I rapporti negativi dell’ufficio stampa del presidente Biden, condite da una serie di gaffe di messaggistica, hanno stimolato commenti negativi anche tra le principali testate giornalistiche tipicamente amichevoli con il presidente Dem.
“È stato molto interessante vedere i media dell’establishment cercare di modificare la copertura dell’amministrazione Biden. I media mainstream hanno aiutato a coprire Biden nella campagna del 2020 e per i primi mesi della sua amministrazione”, dice il professore di giornalismo della DePauw University Jeffrey McCall.
“Ma la narrativa dei media secondo cui Biden era un unificatore doveva semplicemente disintegrarsi di fronte alla fredda realtà”, ha detto McCall. “Anche i media di vicini al presidente hanno dovuto riconoscere a malincuore che l’amministrazione Biden ha fallito e non di poco”.
La credibilità dei media è già in bilico e la continua propaganda nei confronti di Biden è diventata inostenibile anche per le stesse testate che hanno lavorato affinché egli venisse eletto presidente.
I sondaggi dell’opinione pubblica sono alla deriva e indicano che gli americani vedono diversi problemi in questa amministrazione.
Il primo fra tutti è quello legato al petrolio. Il miliardario e raffinatore di petrolio di New York City John Catsimatidis ha affermato che il presidente Biden dovrebbe “aprire i rubinetti” mentre gli americani sentono l’ira dell’aumento dei costi alla pompa di benzina e al negozio di alimentari.
Reagendo al prezzo medio nazionale di un gallone di gas che ha raggiunto un nuovo massimo storico di $ 4,86, la situazione peggiorerà e pare che i leader si rifiutino di cambiare rotta.
Biden non vuole aprire “i rubinetti petroliferi nordamericani” ma ha pregato gli arabi per avere un po’ del loro oro nero.
L’ipocrisia di Biden è evidente in questa operazione.
Il presidente ha le mani legate su questo tema e la sua emorragia di voti non può fargli perdere il sostegno degli ambientalisti.
Riaprire pozzi in america, in piena emergenza, farebbe perdere a Biden ulteriore consenso, oggi al minimo storico, ma chiederlo agli arabi a prezzo raddoppiato per evitare la collera degli ambientalisti che lo hanno già visto fallire su ogni fronte rappresenterebbe per l’america un disastro economico senza precedenti.
Come se il petrolio arabo inquinasse di meno di quello americano.
Se gli Usa riaprissero i rubinetti il prezzo del greggio potrebbe tornare tranquillamente tra i $ 55 e i $ 65 a barile.
Ma il presidente vuole volare in Arabia Saudita e chiedere ai sauditi un altro mezzo milione di barili a $ 120 al pezzo. Un ragionamento senza senso che porterebbe l’intero occidente in recessione.
In un certo senso, i media mainstream stanno scoprendo solo ora ciò che il pubblico sa da mesi. Biden si sta rivelando uno dei peggiori presidenti della storia degli Usa: è sia debole, poiché poco amato, che ipocrita.
La crisi a cui stanno andando incontro gli Usa ha proporzioni gigantesche e se non si fa presto qualcosa l’economia americana rischia il collasso.
L’avvertimento è stato lanciato anche da Jamie Dimon, Ceo di Jp Morgan, che ha citato tra le cause la Fed e la cattiva gestione della guerra in Ucraina.
Ma aumentare i tassi di interesse federali non serve a molto se il prezzo del petrolio non si abbassa e, se non si tiene conto di questo fattore, il settore immobiliare, come tutta l’America, verrebbero spazzati via di conseguenza.
L’economia degli Usa sta affrontando gravi difficoltà e l’amministrazione Biden, volendo e nolendo, sta battendo la strada all’ascesa cinese sul mercato internazionale.