Di Ginevra Lestingi
La Russia sta cercando una “breve tregua” – una proposta che il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy ha respinto con veemenza in quanto consentirebbe alle forze di Mosca di riprendere fiato dopo aver subito una serie di sconfitte sul campo di battaglia.
I funzionari in Russia hanno ripetutamente affermato di essere pronti a impegnarsi in colloqui di pace senza alcuna condizione, ma non è chiaro se abbiano fatto un’offerta formale di cessate il fuoco, come menzionato da Zelensky venerdì.
“La Russia ora cerca una breve tregua, una tregua per recuperare le forze. Qualcuno potrebbe chiamare questa la fine della guerra, ma una tale tregua non farà che peggiorare la situazione”, ha detto il leader ucraino.
Per Zelenskiy “una pace veramente reale, duratura e onesta può essere solo il risultato della completa demolizione dell’aggressione russa”. Cioè della caduta di Putin e della Russia stessa nella campagna di Mosca.
Come se i successi ottenuti dall’esercito ucraino dal 24 febbraio fino ad ora fossero duraturi e sintomo di vittoria.
Il rapporto tra i due schieramenti è sempre di dieci a uno a favore dei russi che, a differenza dei cittadini ucraini, non vedono morire e soffrire i propri civili e, inoltre, le loro città non vengono rase al suolo ogni singolo giorno.
Per i russi, il sacrificio dei soldati viene fatto non per esportare democrazia in un Paese lontano miglia e miglia, ma per difendere la “sicurezza nazionale” ai propri confini.
Se Zelensky pensa di piegare con qualche vittoria di Pirro l’armata russa, ha fatto degli errori di calcolo grossolani.
Gli Usa affermano che solo Zelensky può decidere quando aprire i colloqui di pace con la Russia, respingendo l’idea che stesse facendo pressioni su Kiev per negoziare la fine della guerra di quasi nove mesi scatenata dall’invasione di Mosca.
Ma gli Usa, dopo aver creato la spaccatura tra Europa e Russia e aver perseguito i suoi scopi, dopo nove mesi di guerra, non perde occasione per riportare Zelenskiy con i piedi per terra.
Il generale Mark Milley, il massimo ufficiale militare degli Stati Uniti, ha dichiarato questa settimana che mentre l’Ucraina ha ottenuto successi chiave sul campo di battaglia, Mosca controlla ancora il 20% del Paese ed è improbabile che le truppe di Kiev costringano i russi a ritirarsi presto.
L’Ucraina ha preso il controllo della città di Kherson che è stata abbandonata dai Russi, nel sud, la scorsa settimana. Era stato occupato dalle truppe russe dall’inizio della guerra alla fine di febbraio.
Zelensky ha detto lunedì che “gli investigatori hanno già documentato più di 400 crimini di guerra russi” a Kherson.
Il Conflict Observatory, un gruppo di ricerca sui crimini di guerra della School of Public Health dell’Università di Yale, ha dichiarato di aver documentato 226 detenzioni extragiudiziali e sparizioni forzate nella città meridionale. Circa un quarto di quel numero sarebbe stato sottoposto a tortura e quattro sarebbero morti in custodia.
Gli uomini in età militare, tra cui funzionari pubblici, leader della società civile, insegnanti, agenti delle forze dell’ordine e giornalisti, costituivano gran parte delle persone detenute e scomparse.
“Questi risultati dimostrano una serie di accuse allarmanti sul trattamento dei detenuti, comprese le accuse di morte in custodia; l’uso diffuso della tortura e dei trattamenti crudeli, disumani o degradanti… [e] la violenza sessuale e di genere”, afferma il rapporto.
Ha citato fonti che affermano che dopo aver sequestrato Kherson a marzo, i russi sono arrivati con elenchi di nomi e numeri di targa, prendendo di mira persone che pensavano potessero resistere alla loro presenza.
Anche i tartari di Crimea sono stati presi di mira e molti sono stati accusati di appartenere a quello che la Russia definisce un gruppo “terroristico” tartaro.
L’Osservatorio sui conflitti ha affermato che mentre alcuni dei detenuti sono stati rilasciati, “molti altri rimangono in detenzione o sono dispersi, il loro destino sconosciuto alle loro famiglie” da quando le forze russe si sono ritirate dalla città di Kherson.
Insomma, la guerra in Ucraina prosegue senza tregua e fino a quando l’idiozia prenderà il sopravvento sulla ragione dialogare per raggiungere una pace non pare un’opzione.
Non siamo qui di certo per criticare la resistenza valorosa dei cittadini ucraini, fatta con sangue e coraggio. Ma parlare di vittoria, dopo aver assistito alla morte di 100.000 soldati, alla dipartita di un numero indecifrato di civili e bambini e dopo aver visto un Paese distrutto, pare un atteggiamento di cattivo gusto, oltre che stupido.