Home Approfondimenti Giuseppe Spagnolo, ucciso nel sonno dai sicari mafiosi nell’agosto del 1955

Giuseppe Spagnolo, ucciso nel sonno dai sicari mafiosi nell’agosto del 1955

by Rosario Sorace

La tragica fine di Giuseppe Spagnolo a 55 anni si consumò in modo barbaro. Giuseppe dormiva all’aperto in un suo piccolo podere e venne freddato con numerosi colpi di lupara sparati il 13 agosto 1955 a Cattolica Eraclea in provincia di Agrigento.

A questo dirigente del Pci, che fu un grande combattente delle lotte contadine, venne riservato questo drammatico e singolare destino di morire crivellato quando meno se lo aspettava.

Resta indelebile nella comunità locale il ricordo di una figura mitica di attivista che seppe portare avanti un’opera fondamentale alla guida del movimento dei lavoratori della terra, essendo stato fondatore nel 1945 e poi presidente della cooperativa La Proletaria.

Appena tre mesi prima era stato ucciso a Sciara in provincia di Palermo il sindacalista socialista Salvatore Carnevale, altra grande icona del movimento contadino siciliano.

Il contesto storico in cui si verificarono questi massacri fu segnato dalla politica di assegnazione dei campi ai contadini a metà degli anni ’50 e, quindi, si ebbe come effetto la violenta e feroce reazione di Cosa nostra.

Ci furono decine di vittime di dirigenti sindacali e di contadini in questa strategia del terrore sanguinosa in Sicilia, tutto ciò a partire dagli anni ‘40 sino agli anni ’60.

L’omicidio di Spagnolo si caratterizzò nella vicenda storica che tendeva e tentava di fermare le lotte per la terra con l’obiettivo di ritardare l’attuazione della riforma agraria approvata nel 1950, in modo di dare la possibilità agli agrari di vendere parte dei loro feudi, prima della suddivisione dei terreni, tra i contadini che ne facevano richiesta.

Spagnolo fu eletto primo segretario del Partito comunista locale e della Camera del Lavoro dopo la fine della guerra. In quegli anni fu un leader carismatico e stimato che si pose alla testa del movimento contadino con le celebri cavalcate nelle terre incolte sventolando la bandiera rossa.

La svolta della sua azione di riscossa sociale nel territorio fu la fondazione della cooperativa La Proletaria che venne utilizzata per consentire la gestione delle terre incolte abbandonate dei nobili latifondisti e appunto furono occupate, nonostante gli aspri scontri con i gabelloti e i campieri della mafia che erano le guardie armate dei proprietari terrieri.

Infatti, questa cooperativa riuscì ad associare oltre 2000 contadini ed era una delle maggiori della provincia di Agrigento. Ottenne risultati notevoli con l’occupazione dei feudi di San Giorgio e Monte Sara che vennero divisi in lotti tra i contadini.

In tal modo, decine di famiglie ebbero la terra e poterono condurre una vita migliore. Proprio in virtù di questo grande apprezzamento, Spagnolo ottenne a furore di popolo, anche con il sostegno del Pci, la possibilità di candidarsi a Sindaco.

Il 19 marzo 1946 si svolsero le prime elezioni amministrative del dopoguerra e a Cattolica Eraclea lo scrutinio dei voti suffragò la sua persona di un consenso clamoroso che ottenne 1841 voti di preferenze.

Sembrava proprio che si potesse vivere a Cattolica Eraclea una nuova stagione di cambiamento e di rinascita. Quando fu eletto Sindaco Spagnolo aumentò lo stipendio ai lavoratori del Comune motivando fortemente i dipendenti a lavorare per il bene comune e l’interesse collettivo.

Purtroppo sul piano politico affiorarono in giunta difficoltà e incomprensioni che Spagnolo, nonostante il pragmatismo, non riuscì a sedare e a ricomporre. Cosicché sei assessori lasciarono la Giunta e Spagnolo decise di dimettersi defilandosi dalle cariche amministrative.

Non abbandonò mai la lotta politica non demordendo dal suo impegno sindacale che proseguì senza pause e attorno alla sua persona si creò un atmosfera negativa e pesante.

Ci fu un susseguirsi di fatti che lo videro oggetto prima di danneggiamenti alla sua campagna, poi, di minacce e anche di aggressioni e percosse che subì.

Però Spagnolo continuò ad essere un protagonista della vita sociale e non cedette, continuando la carica di Presidente della Cooperativa La Proletaria sino al 1954.

Poi, la sera sera del 13 agosto 1955, quando Spagnolo decise di restare a dormire all’aperto nel suo piccolo podere di contrada “Bissana” per cominciare a lavorare presto la mattina seguente, si consumò l’omicidio dopo che fu raggiunto e ucciso dai sicari mafiosi.

La moglie di Spagnolo, Filippa Guadagna, ebbe il coraggio di denunciare senza mezzi termini il contesto in cu avvenne l’assassinio del marito: “Dietro l’omicidio di mio marito si nascondono dei mandanti. Mio marito era presidente della cooperativa La Proletaria ed inoltre segretario della Camera del Lavoro. A causa dell’attività sindacale svolta per l’assegnazione delle terre ai contadini gli interessi di gabelloti campieri e mafiosi furono lesi”.

Ai funerali partecipò tutta Cattolica Eraclea anche se la funzione religiosa non avvenne in chiesa in quanto l’arciprete Cuffaro non volle celebrare la Messa funebre poiché Spagnolo era di fede comunista.

La bara di Spagnolo fece il giro del paese portata dagli amici e dai compagni e ci fu lo stesso una meditazione e una preghiera davanti alla chiesa della Mercede.

Toccante e memorabile fu l’intervento dello storico e politico, Francesco Renda, amico e compagno della vittima, anche lui di Cattolica Eraclea che era stato cofondatore della Proletaria.

Persino uno degli assassini, che ancora non era stato scoperto, con sfrontatezza si permise al funerale di accompagnare il figlio Liborio Spagnolo, primogenito della vittima, come raccontò dopo Calogero Giuffrida altro storico siciliano.

I resti di Giuseppe Spagnolo riposano nel cimitero di Cattolica Eraclea e i suoi assassini non sono mai stati condannati. Cinquanta anni dopo la sua scomparsa nel 2005 nella villetta comunale del suo paese è stato collocato un busto bronzeo che nel maggio del 2019 è stato danneggiato da un atto vandalico.

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