Nel novecento Angelo Tasca fu un figura di intellettuale poliedrico pensatore politico di grande duttilità e genialità anche se assai controversa e segnata da diversi fasi. Si laureò in lettere e filosofia nel 1917 con una tesi su Giacomo Leopardi e la filosofia dell’illuminismo francese.
Sin dall’adolescenza si impegnò nella Federazione Giovanile Socialista e dopo nel 1909 divenne un attivo militante del Psi. A partire dal 1912, fu vicino alle posizioni antimilitariste di Gaetano Salvemini e a Benito Mussolini. Successivamente si avvicinò ad Antonio Gramsci con cui progettò e fondò il periodico settimanale L’Ordine nuovo.
Condivise un percorso politico in posizioni critica nei confronti delle stesse proposte di Gramsci e per effetto di quel contrasto sancì la sua emarginazione nel gruppo dell’Ordine nuovo. Nonostante mostrasse il carattere irrequieto dell’eretico il 21 Gennaio 1921 fu uno dei fondatori del Partito Comunista d’Italia.
Tasca aderì al Pcd’I con l’idea che il futuro della sinistra fosse nell’alleanza unitaria tra socialisti e comunisti e nel ruolo fondamentale del sindacato (CGL, Confederazione Generale del Lavoro). Tasca fu nominato responsabile della commissione operaia e sindacale del partito, peraltro in quel momento in minoranza all’interno della Terza internazionale.
Successivamente, nel 1922, prevalse la linea dell’unità d’azione politica e sindacale, che Tasca sostenne sempre. Si oppose però alla direzione di Amedeo Bordiga che reputò espressione di un estremismo privo di fondamento politico. Tasca collaborò al rilancio di una politica meno dogmatica e settaria e più aperta alla realtà sociale ed economica.
Nel frattempo si laureò in Giurisprudenza e in quel periodo non richiese cariche. Lentamente nell’autunno del 1925 riprese il suo impegno e Tasca si avvicinò sul piano dell’economia alle posizioni di Bucharin, mentre si allontanò recisamente e apertamente da Stalin nella polemica interna al Partito comunista russo.
Fu solidale quindi con la lettera che Gramsci inviò a nome del Comitato centrale del PCd’I il 14 ottobre 1926 al Comitato centrale del Partito comunista russo (PCUS) che per primo rese pubblica, nell’aprile del 1938, sulle pagine del periodico Problemi della rivoluzione italiana.
Poi quando avvenne l’arresto di Gramsci, nel novembre 1926, comprese che si rendeva necessario un suo impegno diretto e comunque nel 1927 espatriò prima in Svizzera e poi a Parigi. Il suo pensiero politico si allontanò sempre più dal comunismo ma soprattutto maturò nei dialoghi con il grande economista Piero Sraffa una valutazione di diversa lettura della trasformazione del capitalismo in cui confutava il catastrofismo politico ed economico della componente staliniana della Terza internazionale.
Mentre ebbe una sintonia con le idee di Bucharin che si richiamava all’austro-marxismo e in particolare da Rudolf Hilferding e dalle sue tesi del Congresso di Kiel della socialdemocrazia tedesca nel maggio del 1927. Si avvicinò molto ad una diversa interpretazione del fascismo che veniva professata dal comunismo stalinista e cominciò a provare forti suggestioni delle posizioni del socialismo liberale di Carlo Rosselli.
Riprese a riconsiderare l’importanza della storia del socialismo italiano e della necessità di dare respiro all’azione del movimento operaio rivolgendo la sua attenzione soprattutto alla tradizione associativa, cooperativa, alla storia delle culture e non solo a quella delle ideologie.
Ripudiò definitivamente le teorie staliniane e dopo essere stato a Mosca stese una relazione assai critica sul processo politico in atto nella Terza internazionale. Gli fu chiesto di recedere da queste posizioni presentate in via ufficiale e Tasca si rifiutò, quindi, fu espulso in una sessione del Comitato centrale dai toni drammatici nel settembre 1929.
Espulso dal PCI e ormai trasferitosi definitivamente a Parigi, Tasca iniziò a collaborare al settimanale Monde, diretto da Henri Barbusse. Dal 1930 al 1933 svolse funzioni di redattore capo firmandosi A. Rossi, pseudonimo adottato per tutte le sue pubblicazioni in lingua francese.
Nell’estate del 1933 fu allontanato per le sue critiche all’URSS e su Monde Tasca intervenne continuamente sui temi della crisi economica, sulla crisi della sinistra comunista e socialdemocratica, su alcuni temi di politica estera, sulla crisi del marxismo.
Quando Adolf Hitler giunse al potere in Germania nel gennaio, Tasca pubblicò su Monde, tra l’aprile e l’agosto del 1933, tredici interventi radunati sotto il titolo Marxisme 1933 in cui sostenne la necessità che il marxismo e il movimento socialista utilizzassero e assumessero la democrazia come strumento indispensabile e terreno imprescindibile nella propria proposta politica.
In “De la démocratie au socialisme” Tasca rilesse Karl Marx tenendo in considerazione i suoi inediti giovanili e gli scritti di Engels sul tema della democrazia. Negli stessi mesi ebbe modo di avviare una delle sue opere monografiche più celebri dedicata alle origini del fascismo “Naissance du fascisme”, che in Italia poi fu tradotta nel 1950 con il titolo Nascita e avvento del fascismo, che divenne un classico della storiografia antifascista.
Sul piano politico furono questi gli anni in cui Tasca si impegnò a fianco di Carlo Rosselli, convinto della necessità di un profondo rinnovamento politico e culturale del socialismo, privilegiando un lavoro di impegno e di presenza a fianco del PSI, al quale aveva aderito nel marzo del 1935.
In quel periodo fondò il periodico “Politica socialista” e con Giuseppe Faravelli si legò politicamente anche a Rodolfo Morandi. Contemporaneamente, proprio per le sue posizioni sul rinnovamento del socialismo e per la vicinanza al riformismo socialista del Partito socialista francese (SFIO, Section Française de l’Internationale Ouvrière) iniziò a collaborare, dal 1934, con la componente politica vicina al leader socialista Léon Blum.
Tenne una rubrica di politica estera sul quotidiano del Partito socialista Le Populaire che ebbe modo di curare fino al giugno del 1940. Furono gli anni in cui Tasca sentì la Francia come il Paese dove condividere le sorti, tanto che chiese ed ottenne la cittadinanza francese nel giugno del 1936.
La firma del Patto Molotov-Ribbentrop provocò una profonda spaccatura nel mondo comunista, e le posizioni di Tasca ne uscirono rafforzate confermando la sua valutazione sul carattere del regime sovietico e lo stalinismo. Nel PSI italiano si contrappose a Pietro Nenni, che, invece era convinto dell’indispensabilità dell’unità d’azione PSI-PCI.
Tra lo scoppio della guerra e il crollo della Francia, Tasca coordinò l’ufficio politico del PSI dopo le dimissioni di Pietro Nenni insieme con Giuseppe Saragat e Oddino Morgari. Durante la seconda guerra mondiale, nell’estate 1940, fu tra i socialisti che aderirono al regime collaborazionista del maresciallo Philippe Pétain e diresse il centro studi del Ministero dell’Informazione di Paul Marion.
In quel periodo drammatico della storia contemporanea, si convinse sulla necessità di impegnarsi per la rinascita della democrazia e si propose di operare al fine che la cultura del cattolicesimo democratico potesse incontrarsi con il socialismo democratico per giungere ad una proficua sintesi politica.
In quel periodo scrisse sulla ricostruzione di un’identità nazionale della Francia, sulla necessità di una cultura democratica europea fondata sul principio di fraternità e non solo su quello di libertà e di eguaglianza, e sensibile al tema della civiltà europea come civiltà cristiana.
In tal senso fu influenzato in particolare dalla sua relazione intellettuale e personale con Liliane Chomette che poi sposò in seconde nozze nel 1946. Alla liberazione della Francia, nel settembre 1944 fu arrestato con l’accusa di collaborazionismo e rilasciato dopo un mese, grazie al riconoscimento della sua contemporanea collaborazione svolta dal 1941 con una rete antifascista belga.
Dopo la guerra proseguì la sua riflessione politica, collaborando a varie testate giornalistiche, come Le Monde, Critica Sociale, Le Figaro e nonché persino una rivista di destra Est et Ouest. Tra 1948 e il 1954 fu consulente dell’Ufficio studi europeo della NATO per questioni attinenti al movimento comunista.
Nel 1948, sempre con lo pseudonimo di A. Rossi, pubblicò il libro La Physiologie du Parti communiste français, in cui descrisse anche i compromessi tra il Partito Comunista Francese e le autorità tedesche d’occupazione. Angelo Tasca riprese la sua attività di pubblicista accanto ai gruppi gollisti e nel secondo dopo-guerra si impegnò a ricostruire storicamente l’attività del Parti communiste français nel periodo del patto Molotov-Ribbentropp e nel periodo della neutralità fino alla scelta antinazista, avvenuta in seguito all’invasione tedesca dell’URSS nel giugno 1941.
Poi si schierò con chi aveva denunciato i crimini dello stalinismo e in particolare prese le difese Ignazio Silone dopo l’uscita del volume Il dio che è fallito (1950). Fece una ricostruzione delle origini e dei primi anni del PCI, su cui scrisse dettagliatamente sul settimanale Le Monde tra il 1952 e il 1953.
Dal 1948 collaborò al periodico del Partito socialdemocratico italiano La Giustizia. Nel 1950 vinse una causa legale contro il periodico comunista francese “La France nouvelle”, che lo aveva accusato di collaborazionismo, e in quel caso fu preziosa la testimonianza in suo favore di Gaetano Salvemini.
Tra il 1956 e il 1957 pubblicò e curò l’edizione in lingua francese e poi in lingua italiana ldel ‘Rapporto segreto’ Khruscev al XX Congresso del PCUS del 1956. Tra 1957 e l’inizio del 1958 cominciò a soffrire di precarie condizioni di salute, e così decise di vendere il suo ricco archivio di monografie, periodici e note manoscritte, che venne acquistato da Giangiacomo Feltrinelli nella primavera del 1958.
Morì a Parigi il 3 marzo 1960. Bisogna ricordare anche che la figlia Catherine Tasca, nata nel 1941 che è stata senatrice del Partito socialista francese dal 2004 al 2017. Fu anche deputato all’Assemblea Nazionale francese e ricoprì incarichi di governo durante le presidenze di François Mitterrand e di Jacques Chirac.