Home Attualità Unione europea e dei popoli, la loro centralità in questa emergenza

Unione europea e dei popoli, la loro centralità in questa emergenza

by Maurizio Ciotola

Tra i tanti aspetti legati a questa pandemia, abbiamo certamente capito che, non solo non riusciremo a salvarci da soli, ma se riusciamo ancora a reagire è proprio perché non siamo soli.

Qualora l’Italia avesse deciso, in un modo o nell’altro, deciso di uscire dall’Ue, in questo momento non avremmo neppure le pezze per tappare i buchi di un vestito oramai lacero.

La Cina ha potuto sopportare questo stress economico e sociale, grazie alla compensazioni dalle altre aree del Paese, di quell’immenso Paese che grazie alle sue dimensioni l’ha reso possibile.

In misura differente e non risolutiva, per via delle diverse dinamiche sociali, organizzative e istituzionali, anche gli Stati Uniti riescono a compensare il disastro economico in corso per via della pandemia.

Per l’Europa il soccorso economico è la chiave per non uscire stravolti e mutati nelle potenzialità produttive, grazie alle quali riusciamo a tenere in piedi un sistema complesso, cui le esigenze sociali e i principi democratici concorrono positivamente.

La differente e non sempre coordinata azione degli stati europei, ha portato a inefficienze e soprattutto alla recrudescenza di una pandemia, verso cui si sono opposte opinioni di comodo, piuttosto che decisioni scientifiche.

Parimenti per quanto riguarda l’intervento finanziario, evidentemente improrogabile, i ritardi e le opposizioni alla sua erogazione, hanno reso esplicita la fragilità del sistema Europa, di fronte a eventi di simile portata e soprattutto di tale rapidità.

Non possiamo che auspicare il raggiungimento a breve di una unità politica, cui un necessario federalismo consenta di pianificare piani di azione in emergenza, sicuramente, ma sulla media e lunga durata, cui i tempi della rivoluzione tecnologica e sociale non sembrano attendere.

Per altro invece quel raffazzonato tentativo di federalismo nostrano, cui la modifica del titolo V della Costituzione ha cercato di avviare, delegando la gestione del sistema sanitario e dei trasporti a livello regionale, è palesemente fallito.

Una delega che ha consentito in questi anni di apparente normalità, un drenaggio continuo e costante di denaro dalle casse pubbliche verso operatori privati, senza benefici per la collettività, che al momento cruciale dell’emergenza si sono tradotti in drammatiche inefficienze.

Ad essere ancora più espliciti possiamo affermare che, fino a quando il gioco delle nomine e delle trasformazioni organizzative ha operato in un ambito di normale regime, le defezioni del sistema, pur evidenti, potevano essere ricondotte a casi circoscritti.

Quando la complessità cui dover far fronte, ha raggiunto in tempi brevissimi una consistenza ben al di sopra della normalità, l’incapacità organizzativa e burocratica, dettata da altrettanti dirigenti incapaci, ha portato allo stato di deflagrazione cui oggi assistiamo.

Le nomine degli incaricati in base a specifiche affiliazioni, generalmente privi di un contesto formativo ed esperienziale adeguato, in condizioni di emergenza e quindi di stress, non hanno saputo governare le gestioni loro assegnate, Sanità e trasporti in primis.

Quest’ultimo aspetto unitamente alla presenza della malavita organizzata, che su tali nomine influisce, ha probabilmente costituito il principale ostacolo al varo del Recovery fund da parte dell’Ue.

Il dirupo, intravisto anni addietro e verso cui sembrava potessimo scivolare attutendo gli effetti della mutazione di paradigma, oggi si è presentato al netto del suo abisso preannunciato, cui l’enorme velocità di accadimento ci impedisce di ricorrere a tutele efficaci.

Il Presidente del Consiglio con parole e azioni ha ingaggiato un sostegno collettivo, cui da sempre abbiamo saputo far ricorso in emergenza.

Esso potrà avere tanta più efficacia quanto più l’etica delle nostre azioni parteciperà di una forte matrice collettiva, cui non casualmente in questo momento il Santo Padre richiama i credenti e i laici con il suo “fratelli tutti”.

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