Al di là delle beghe politiche prive di sostanza, poste ai margini di una inevitabile centralità del Governo in questa fase emergenziale, credo, senza aver particolari capacità di analisi, che alternative all’attuale Esecutivo in carica non ve ne siano e non sarebbero neppure auspicabili.
Ancora una volta le richieste di palazzo girano intorno a una ulteriore spartizione clientelare delle risorse europee, la cui erogazione è finalizzata alla mutazione del nostro sistema produttivo e dei servizi, non al fare cassa immediata per fuggire con il malloppo.
Questo Italia Viva, quanto il suo Segretario Renzi, dovrebbero saperlo per essere parte di un progetto e una costruzione, che orientata verso la mutazione incontrovertibile, non lasci questo Paese ancorato al passato, da cui verrebbe sommerso impoverendosi.
Del resto il Senatore Renzi ha condotto per anni la sua politica, cercando di mutare un paradigma che lui stesso riteneva insostenibile. Sappiamo che il Presidente Conte è un primus inter pares, come lo sono stati tutti coloro che lo hanno preceduto, dalla nascita della nostra Repubblica.
Seppur tante leggi elettorali, maldestre e inadatte all’espressione dei rappresentanti di un Parlamento democratico, sono state utilizzate per farci credere di aver un Cancelliere come capo del Governo.
Leggi come il maggioritario e la sua commistione pasticciona con il proporzionale, non hanno mutato le prerogative istituzionali del presidente del Consiglio dei Ministri.
Seppur un’ondata di malfermi opinionisti e prezzolati politologi, cattedratici, si sono spesi negli anni nel cercare di spingere verso una modifica formale della Costituzione, scontrandosi con la democrazia sostanziale che ha sbarrato loro la strada, lasciando le prerogative del Governo immutate.
Così come Romano Prodi, per lo stesso motivo, non potrà neppur essere ricandidato alla presidenza della Repubblica, nessun’altro protagonista di quella esperienza politica, pluricondannata sul piano costituzionale, potrà esser candidato o scelto come prossimo presidente della Repubblica.
Parimenti Conte, da Presidente del Consiglio, dovrà riuscire a far convergere le divisioni politiche di una maggioranza senza alternative sul piano dell’Esecutivo.
Una convergenza che sembra essere sempre più chiara anche al di fuori della maggioranza di Governo, come responsabilmente e grande coraggio, ha saputo decidere anche Forza Italia. Nel rilevare le aperture europee di Giorgetti al CDU e le scelte di Zaia in Veneto, si intuisce che anche la Lega si appresta a mutare il proprio assetto, per orientarsi verso una convergenza Parlamentare, finalizzata alla elezione del futuro presidente della Repubblica.
E se il primato della politica dovrà costituire il faro per la guida del Governo del Paese, possiamo pensare che in questo momento, altrettanto non potrà o non dovrà essere per il futuro Presidente della Repubblica.
Al di là dei nomi altisonanti, delle scelte di genere, abbiamo bisogno di un Presidente il cui prestigio internazionale sia indiscusso, quanto la sua comprensione economica e sociale, che attraversa l’Occidente e il nostro Paese da oltre vent’anni.
Non vi sarà alcuno scandalo se Mario Draghi venisse eletto presidente della Repubblica, con un trasversale consenso che sembra definirsi nei dettagli, ma la sua elezione sarà accolta con il consenso generale della maggior parte della popolazione.
Non solo perché Mario Draghi ha ricoperto meritevolmente gli incarichi nazionali e internazionali, quanto perché ricordiamo, come dovrebbero ricordare gli studiosi di economia e politica, il suo agire da Governatore e le parole senza equivoci, in merito alle precondizioni, nonché alle condizioni necessarie per la salvezza e la crescita del Paese.