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Salvini: ‘Tu quoque, Giorgetti’

by Romano Franco

E’ una telenovela che non pare destinata a finire quella messa in onda da Salvini e Giorgetti. Il Capo della Lega, Matteo Salvini, ultimamente è stato ripreso dal suo vice in un’intervista rilasciata prima del lancio del suo ultimo libro.

I motivi di Giorgetti per aver fatto questo sgambetto al suo capo direttamente sui giornali rimangono ignoti. Di sicuro lo scopo del Ministro era quello di creare imbarazzo a Salvini dopo essere stato pugnalato in mondovisione, senza passare per i corridoi.

Il tradimento di Giorgetti, voluto far passare per dovuto, per il momento, non ha ancora assunto l’aspetto di un “Tu quoque, Bruto”, ma poco ci manca.

L’obiettivo di Giorgetti era quello di redarguire il suo leader e di fargli assumere una posizione concreta, sia per quanto riguarda l’idea del fascismo, che da troppo tempo aleggia nei saloni della Lega; sia per quanto riguarda la visione antieuropeista del leader e dei suoi mastini, Borghi e Bagnai, messi a cuccia all’indomani della nascita dell’Esecutivo “Made in Draghi”.

Ma la domanda che tutti si pongono è: Quali sono le reali intenzioni di Giorgetti?

Spronare Salvini a diventare un ‘Homo Novus’, è stata un’operazione che ha fatto sprecare tempo, acqua e sapone al comandante in seconda. E se invece fosse arrivato il momento della rottura?

Mentre gli alti dirigenti minimizzano, è impossibile non prevedere la volata di stracci durante il Consiglio federale infuocato del Carroccio. Stavolta Giorgetti ha passato il segno e Salvini, dopo aver passato la maggior parte del governo Draghi ad ‘ingoiare’: Green Pass, Rdc rivisitato e corretto, Ministro del Sud e, in ultimo, stop a Quota 100 e ritorno alla Fornero; è giunta l’ora della resa dei Conti per il Capitano.

Il retrofront di Giorgetti, quando spiega che nel partito “Non ci sono due linee ma al massimo sensibilità diverse”, è poco credibile nel momento in cui mette in evidenza il suo auspicio di spostare la Lega verso i lidi moderati del Ppe, sogno totalmente divergente da quello di Salvini che ambisce a formare un super gruppo sovranista al Parlamento Ue – che includerebbe pure i tedeschi dell’ultra destra di Afd, Le Pen e Orban.

Infatti, proprio ieri, il Capitano ha tenuto una video-conferenza con il premier ungherese e quello polacco Morawiecki per accelerare sul gruppo unico.

Ma ora la misura è colma e Salvini è pronto a ricordare alla sua dirigenza chi sia il vero artefice del successo del Carroccio. Passato dal 3% al suo massimo storico 36%, sotto il suo comando.

Ma Giorgetti pare non voglia veder ragione. Per lui Draghi è come Cristiano Ronaldo e Meryl Streep messi insieme e, quando il ministro della Lega parla, Mr. Bce è talmente bravo che potrebbe assumere anche i pieni poteri, quelli richiesti in passato dallo stesso Salvini.

La dichiarazione sul “semipresidenzialismo de facto” in cui il presidente della Repubblica “allarga le sue funzioni approfittando di una politica debole” sarebbe l’ideale per permettere ad MD7 di andare a far gol, secondo il Ministro dello Sviluppo economico.

“Draghi potrebbe guidare il convoglio anche dal Quirinale”, secondo Giorgetti. E perché no dalla Luna o direttamente su Marte. L’essere perfetto del ministro non mancherà di costruire una società idilliaca anche là.

Ma sciorinate a parte, la richiesta di Giorgetti di modificare la Costituzione vedrebbe più potere nelle mani del Presidente della Repubblica, con Mario Draghi in testa su tutti. Un potere che potrebbe aprire uno scenario da democratura in Italia.

Nonostante in passato abbia appoggiato leader meno quotati per l’accesso ai pieni poteri, anche se si tratta di Mario Draghi, dubito che gli italiani siano disposti a dare più potere di quanto non gliene sia già stato dato all’ex Bce, chiamato a dover gestire una pandemia col pugno di ferro.

L’adesione al governo Draghi ha messo in una posizione difficile Matteo Salvini, chiamato a rivedere molti degli ideali politici che lo avevano portato ad un ampio consenso.

Parecchi dell’elettorato anti-sistema leghista non hanno mai visto di buon occhio la sua adesione al governo Draghi. Farlo per una necessità dovuta all’emergenza è un conto, ma l’amore smisurato di Giorgetti nei confronti del premier ha trasformato Salvini da partito che appoggia un governo di unità nazionale a zerbino del Sistema fortemente osteggiato dal suo elettorato.

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