Home In evidenza La svolta americana cambia i destini del Mondo e dell’Europa. Conversazione con Rino Formica

La svolta americana cambia i destini del Mondo e dell’Europa. Conversazione con Rino Formica

by Bobo Craxi

Incontro Rino Formica nei suoi giorni di riposo in Umbria e ne approfitto per scambiare delle opinioni sugli ultimi sviluppi della crisi nell’estremo oriente e sulle implicazioni e conseguenze che ricadranno sulla stabilità del Mondo con la relativa perdita di influenza dell’Occidente.

Il conflitto crescente fra il Capitalismo e democratico e autoritario rischia di travolgere gli Stati Uniti; sui compiti del Socialismo Democratico rinnovato.

Gli accadimenti nelle ultime ore in Afghanistan fanno pensare ad una vera e propria svolta di carattere epocale. Sembra essere finito un equilibrio e sembra anche che l’Occidente, la cui guida è sempre stata riposta nelle mani delle leadership americane, è apparso sbandare.

C’é secondo te una scelta deliberata dei nostri alleati di sottrarsi ad un impegno di carattere economico e militare per affrontare in modo differente le sfide dell’avvenire?

Per gli Americani che avevano stabilito un ordine del mondo dopo la fine della guerra fredda ritengono che esso sia divenuto secondario rispetto alle ragioni della tutela e della difesa dall’aggressività del capitalismo autoritario post comunista cinese che minaccia il capitalismo democratico maturo.

Gli Stati Uniti sono ad un bivio: il capitalismo americano per resistere a quello cinese chiede “riduzioni di democrazie” così come si stava avviando a fare Donald Trump oppure tutte le risorse che gli USA hanno nel sistema mondiale devono essere concentrati sulla capacità di sviluppo del capitalismo americano in competizione con il capitalismo autoritario.

O una concentrazione di risorse oppure un’adeguamento fra capitalismi autoritari. Questo apre grandi spazi alle correnti del socialismo nei paesi di capitalismo maturo, paesi che per intenderci non erano mai stati toccati dal socialismo democratico appunto come gli Stati Uniti.

La lotta fra capitalismo autoritario e capitalismo democratico può essere risolta semplicemente in un rapporto fra capitalismo democratico e socialismo democratico. Quello che fu alla base del compromesso della socialdemocrazia europea.

E perché la stessa opzione democratica non può essere praticata anche in Cina?

In Cina non si svilupperanno delle capacità di affermazione del socialismo democratico perché c’è una forte resistenza del sistema post comunista. Ed è un rischio se non c’è una forte ripresa del capitalismo democratico in Occidente. Il compito del socialismo è proprio quello di mantenere il capitalismo dei paesi maturi all’interno di una cornice democratica sconfessando la funzione crescente del capitalismo autoritario.

Mi pare di capire insomma che siamo di fronte ad un sommovimento generale dei sistemi politici internazionali?

Sono caduti anche i vecchi accordi multilaterali con l’Afghanistan, la Nato di fatto è entrata in crisi, tanto è vero che la risposta che si vuole trovare per un accordo con i talebani è quella di delegare ad organismi multilaterali simbolici.

Dico simbolici perché sia il G20 che il G7 non hanno alcun braccio operativo, sono semplicemente organi di persuasione morale senza strumenti di azione che danno degli indirizzi politici di ordine generale, questi indirizzi poi sovente danneggiano se stessi.

È questo l’effetto della crisi della globalizzazione?

La globalizzazione così come avvenuta attraverso forze trasversali di potere, non politiche, fondata esclusivamente su interesse spinge ad un ritorno della politica che contrasti e metta fine a questo marchingegno.

Anche in Italia ne vediamo gli effetti ovvero la politica che non c’è, che “non c’è più la destra né la sinistra”. Luoghi comuni. Questa idea dei consoli che devono ammorbidire e intorpidire la democrazia politica non può durare a lungo per questo io ritengo che ci sarà una forte ribellione a questo stato di cose in particolare la ribellione arriverà dai settori giovanili.

E forse l’effetto tardivo della fine dei due blocchi e di un equilibrio mondiale fondato su dei pilastri certi?

Indubbiamente c’è stata una regressione alla fine del secondo conflitto mondiale si impose il principio della diplomazia totale che portò poi alla fine del conflitto fra i due blocchi.

La diplomazia “totale” portò anche alla fine del potere coloniale che tuttavia sopravvive con una forma di cooperazione fra il mondo ricco e quello povero.

Ma la degradazione della Russia e l’illusione del mondo occidentale di essere il vincitore della battaglia, che avrebbe portato all’espansione del capitalismo nel mondo, ha generato un’illusione che ha provocato delle conseguenze di diversa natura: innanzitutto il capitalismo è andato ad adattarsi nei paesi del terzo mondo in forme autoritarie; secondariamente l’Occidente non ha avvertito per tempo che il mondo comunista non fosse un mondo unitario, c’era la Cina che non solo ha sempre ha fatto da sola ma aveva una capacità di diventare il vero competitore degli Stati Uniti.

Questo è l’effetto della caduta dell’ordine mondiale che ha rigenerato e riportato in auge quello che era accaduto, ovvero una nuova forma di imperialismo coloniale, tale considero il neocolonialismo cinese, che non è un colonialismo ideologico ma è un colonialismo fisico, di uomini ma non di potere quasi invisibile, é un espansionismo questo destinato a durare.

Come ti apparso l’atteggiamento di Joe Biden?

Sconcerta. Ha detto: “non dobbiamo esportare la democrazia“. Ma come? Fra i principi della Nato vi sono innanzitutto i compiti politici non solo di tutelare le frontiere del mondo libero, ma come scolpito nell’atto fondativo vi è anche l’obiettivo di estenderle in libertà.

Questo è un atteggiamento aggressivo da parte degli Stati Uniti, una regressione paurosa per tutto l’Occidente perché essi non si pongono più il problema di essere alla testa del mondo libero ma solo di difendere interessi americani. Noi dobbiamo aiutare l’America profonda, democratica a riflettere bene su quello che stanno facendo.

E non è un caso che i tre grandi giornali americani stanno cercando di aprire gli occhi all’opinione pubblica, infatti il ritiro non è più gradito dalla stragrande maggioranza dei cittadini come una settimana fa. 

Infine vorrei chiederti che cosa dovremmo fare noialtri, noi italiani e noi europei?

Abbiamo il compito di creare il nucleo per la futura fortezza europea; un’intesa almeno fra quattro paesi, noi la Spagna la Francia e la Germania.

Riprendere il progetto politico abbandonato della Ced a cui dare un nuovo indirizzo politico; diventare una potenza atomica che ha il seggio alle Nazioni Unite che ripercorra in continuità lo spirito dell’alleanza atlantica.

Questa deve essere la nostra battaglia politica, questo dovrebbe essere l’impegno del governo italiano e delle forze politiche democratiche che ne fanno parte.

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