E così pian piano, utilizzando la scusa del Covid, le strette contro la libertà di pensiero e di espressione vengono a dir poco prese a calci.
Mettersi a discutere dell’entità o della lucidità della protesta poco importa, ma, giusta o sbagliato che sia, l’articolo 21 della Costituzione italiana afferma il principio della libertà di manifestazione del pensiero, dicendo che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Ma, le scelte dell’esecutivo sono dirette e ponderate, non ci si poteva aspettare di meglio dal governo dei migliori, e quei “pusillanimi” che accusavano il governo di dittatura, purtroppo, non potranno ricredersi, vista l’introduzione del nuovo divieto di manifestare.
E così, pian piano, colui che accusava Erdogan di essere un dittatore sanguinario, si sta avvicinando sempre più alle sue politiche, fortunatamente escluso “il sanguinario”, ovvio.
Le mosse dell’esecutivo Draghi atte a calpestare la Costituzione sono molteplici, i partiti non contano più nulla e il Parlamento si è limitato ad essere rappresentato da una massa di pecoroni pronti ad esprimere i loro pareri tramite “si signore” e “no signore”, complice anche una legge elettorale che non consente ai rappresentanti di divincolarsi dalla corrente di pensiero del partito. Il rischio: Non essere rieletti alla prossima legislatura.
E così, le leggi di segregazione e razziali vengono messe in atto dal governo che, al posto di intraprendere la scelta di non lasciare nessuno escluso imponendo l’obbligo vaccinale e garantendo il prodotto inoculato, ha pensato bene di auto-escludere una gran parte di popolazione dalla vita sociale, dal lavoro e dall’intraprendere relazioni con chi il pass lo ha già da tempo.
La questione indubbia è che un governo che ricorre ad emarginare una parte di popolazione non può definirsi in alcun modo stato di diritto.
Condannare i cittadini per il fatto di avere dubbi sul vaccino è una mossa subdola e infame. La colpa della disinformazione non la si può certo attribuire solo ed esclusivamente ai social media e alle loro fake news.
Lo Stato, quando informa, informa male e, quando interviene, lascia parecchi dubbi sul suo operato, sia per la difficoltà della situazione e sia per il fatto che si assiste ad un’organizzazione, in parte, solo apparente. Astrazeneca è l’esempio più lampante.
Ma le campagne mediatiche nei confronti di chi evidenzia dubbi e domande sulla questione sono all’ordine del giorno, si pensi alla vicenda di Sigfrido Ranucci tacciato dai leccapiedi di governo di essere un “No Vax” per aver posto domande e considerazioni sul vaccino.
Ma è questo il comportamento del governo, al posto di informare e scacciare le paure con l’informazione, si limita a segregare, escludendo e mettendo a tacere molti nostri concittadini. Oramai sempre più emarginati dalla vita sociale e dal lavoro.
Lo stop alle manifestazioni anti-green pass all’interno dei centri storici è l’ultimo passo del governo. A stabilirlo è il ministero dell’Interno che ha varato una stretta per le proteste “no pass2: “Le manifestazioni cosiddette no pass stanno paralizzando ogni sabato, da settimane, il centro storico di tante città, creando disagi a cittadini e commercianti, oltre a generare assembramenti tra non vaccinati. Per ovviare a questi disagi il Ministero dell’Interno ha varato una stretta e stabilito regole nuove: sono concessi solo sit-in e fuori dai centri storici”, dice il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia.
“Vista la risalita dei contagi saranno anche intensificati i controlli sul Green pass – aggiunge – Vanno mantenute le misure di prevenzione in atto e le persone devono essere incentivate a vaccinarsi. Non possiamo correre il rischio di dover fronteggiare nuove emergenze, come altri Paesi UE stanno sperimentando. Ne va della salute pubblica e dell’economia del Paese”.
“Da domani saranno vietati i cortei, e questo vale per tutte le manifestazioni non solo per quelle no vax. Continuare così ogni fine settimana, dopo 15 fine settimane, con le città che vengono messe in ginocchio da ogni tipo di protesta. Va bene manifestare ma quando assistiamo a scene come alcune di quelle che abbiamo visto…”, dice il sottosegretario del M5S.
Per i trasgressori: “Si interromperà la manifestazione perché si contravverrebbe alla legge. In quel caso ci sono le forze dell’ordine” mentre, per quanto riguarda i Sit-in, “si devono tenere le distanze ed indossare la mascherina laddove ci sono assembramenti”. Qualcuno potrebbe lamentarsi che impedire i cortei rappresenti una limitazione della libertà. “Siamo a 15 settimane di fila di cortei con situazioni che sfociano nella cronaca di ogni giorno, creando problemi alla sicurezza pubblica”.
Il vaccino ha migliorato notevolmente la situazione e, per contrastare la pandemia, rimane attualmente lo strumento migliore. Basti pensare al confronto rispetto ad un anno fa.
Uno Stato democratico, però, fa comprendere questo ai suoi cittadini istruendo e informando, uno Stato autoritario impone, emargina e perseguita chi si oppone.
Ma cosa ne penserebbe il Presidente Pertini della mossa messa in atto dal Governo?
“Libertà e Giustizia sociale, le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile, non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza la libertà. Se a me offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale privandomi della Libertà io la rifiuterei, non la potrei accettare. Se il prezzo fosse la libertà io questa riforma la respingerei. Perché la libertà è un bene troppo prezioso, ce la dà madre natura. L’uomo deve essere libero di esprimere i suoi pensieri e i sentimenti, quindi la libertà deve essere unita alla giustizia sociale. Perché la libertà senza giustizia sociale è una conquista vana”.
E sulla libertà di espressione, Il Presidente metterebbe in guardia: “Io sono fedele al precetto di Voltaire: Dico al mio avversario, io combatto la tua fede che è contraria alla mia ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu possa sempre esprimere liberamente il tuo pensiero”.
Il concetto di libertà, per il presidente Pertini era chiaro e imprescindibile e, anche in tempi di covid, non vi si può rinunciare ad un bene così prezioso.
Uno stato evoluto, non ha bisogno di imporre divieti e restrizioni ai suoi cittadini, visto che si presume che la conoscenza del singolo individuo sia molto più avanzata di un cittadino di uno stato del 3° o 4° mondo.
Capire solo oggi quanto sia importante una giusta informazione e la trasparenza dei fatti è un punto di partenza per proiettarci verso un futuro migliore.
Chiuderci in casa durante i lockdown, imporci regole e restrizioni che mettono a dura prova la pazienza della popolazione, sono rinunce troppo grandi da fare, nonostante si stia affrontando una pandemia come Sars Covid 19.
Il precedente creato in questa situazione è assai pericoloso e, anche se il governo di oggi non ha assunto ancora le sembianze di un vero e proprio regime, ciò non ci garantisce che, un’autorità despotica, non si possa affermare un domani.
In una situazione dove l’informazione e la cultura regnano sovrane, bastava solo il consiglio di esperti selezionati per informare e trasmettere ai cittadini l’informazione necessaria; invece, come una gara a chi urina più lontano, esperti e scienziati di ogni “mondo” o campo venivano invitati nelle trasmissioni facendo vanto delle loro teorie e soluzioni tutte contrastanti e diverse tra di loro. I giornali e le trasmissioni televisive, in questo, hanno gran parte delle loro responsabilità.
Inoltre, un altro modo per far credere all’efficacia del vaccino potrebbe essere quello di eliminare ogni interesse. Le case farmaceutiche continuano a fare soldi e non rinunciano in alcun modo al brevetto sovvenzionato e finanziato con miliardi di dollari dagli Stati, facendo indebitare questi ultimi.
L’emergenza di fare business crea molti dubbi quando si sta combattendo un virus che sta minacciando e spaventando l’intera razza umana.
Quando un cittadino vede che gli interessi dei privati vengono tutelati a discapito della società civile, inizia a farsi domande; e se a queste domande si trovano risposte sbagliate ciò che risulta è il caos.