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Il Papa smentisce la Cei

by Rosario Sorace

Un grande protagonista dello smarrimento spirituale di questi terribili tempi è Papa Francesco che è riuscito ancora una volta a calmare gli animi che sono giunti dalla Conferenza Episcopale Italiana che ha criticato il divieto di dire messe in pubblico.

Bergoglio ha parlato nella sua consueta messa mattutina a Casa Santa Marta ed ha espresso parole inequivocabili per prendere le distanze dallo scontro scontro tra Cei e Governo. Il pontefice ha detto con tono pacato: “In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni”.

Quindi, quella di Papa Francesco, è una linea contraria a quella della Conferenza episcopale italiana più non schierandosi apertamente con le autorità di governo, nonostante da un documentato servizio di Report sarebbe in corso una forte azione di circoli della destra mondiale, con legami anche nel mondo eclessiastico, che accusano Bergoglio di voler distruggere la Chiesa e di essere niente meno di sinistra.

Comunque i vescovi sono stati duri contro il decreto dell’esecutivo sulla fase 2 e sulla proibizione dei fedeli di poter partecipare alle messe come si evince da questo documento: “I vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto”.

Il comunicato della Cei, le proteste di Italia Viva e PD, hanno indotto il premier Conte ad un’imbarazzante marcia indietro e sembra che si prenda in considerazione la possibilità di officiare messe all’aperto. La questione resta aperta e, comunque, L’Osservatore Romano, il quotidiano del Papa, non ha preso posizione, riportando senza commento il comunicato della Cei.

Non mancano reazioni dure contro il governo, e, per esempio, cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi europei e per dieci anni alla guida della Cei, critica la decisione mettendo in risalto che vi sia una “disparità di trattamento inaccettabile” nella decisione del governo di aprire i musei e di proibire le messe pubbliche.

Clamoroso il punto di vista di monsignor Giovanni D’Ercole, volto noto per le sue presenze televisive, che è arrivato a dire che “è una dittatura quella di impedire il culto perché è un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione. Su questo non possiamo fare sconti. La Chiesa non è il luogo dei contagi. I funerali ce li avete fatti fare come dei cani. La gente ha sofferto”.

Per Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, il quotidiano della Cei, “gli errori si possono fare e si possono riparare. Dimostrarlo, nel tempo lungo della corresponsabilità che ci sta davanti, darà più forza e più serenità a tutti”. E ha aggiunto: “Sarà molto difficile far capire perché, ovviamente in modo saggio e appropriato, poco a poco si potrà tornare in fabbriche e in uffici, entrare in negozi piccoli e grandi di ogni tipo, andare in parchi e giardini e invece non si potrà partecipare alla messa. Sarà difficile perché è una scelta miope e ingiusta. E i sacrifici si capiscono e si accettano, le ingiustizie no”.

Poi altre prese di posizioni su TV 2000 emittente della Cei da parte di Vincenzo Morgante: “La cosiddetta fase due prevede già la riapertura di fabbriche, uffici, bar, parrucchieri, giardini ma non la celebrazione delle funzioni religiose al di là, ed era ora, dei funerali. L’esercizio del culto, che riguarda i fedeli di tutte le religioni, nel decreto del governo viene regolamentato nello stesso comma che disciplina le sale bingo. È bene ricordare l’importanza della libertà religiosa espressamente tutelata dall’articolo 19 della nostra Costituzione a vantaggio di tutti. Ma, al di là dei profili giuridici, rimane la sostanza della questione”. “La Cei – dice Morgante – ha destinato centinaia di milioni di euro per interventi di sostegno sul territorio, a partire dalle strutture sanitarie in seria difficoltà. Si tratta della stessa Chiesa che oggi, dopo aver rispettato da subito rigorosamente e con non pochi sacrifici le prescrizioni delle pubbliche autorità in materia di tutela sanitaria, chiede di poter tornare a celebrare messa con il popolo organizzando, in sicurezza, senza imprudenze o superficialità, la vita delle proprie comunità”.

Mentre le poche parole espresse dal Papa e il ripensamenti di Conte potrebbero porre fine ad una diatriba che, manco a dirlo, è sfociata nella solita becera strumentalizzazione politica.

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