Di Miriam Lestingi
La più grande città della Scozia, famosa per i Mars fritti, le serate in discoteca e la rivalità calcistica settaria, sta per attirare la rete d’élite globale che di solito si trova a proprio agio a sorseggiare champagne nei salottini di Davos per il World Economic Forum.
Corporazioni, celebrità, reali e leader religiosi arriveranno a Glasgow il 31 ottobre per due settimane del più grande raduno mondiale sul clima, noto come COP26.
A meno di tre settimane dal più grande evento sul clima da Parigi 2015, gli organizzatori della conferenza non sono riusciti a spremere nuovi impegni da pesanti inquinatori, tra cui Cina, India e Australia, ma hanno detto che sono stati sommersi dalle richieste dei più ricchi, potenti e influenti del mondo.
I nomi caldi in questo evento sono tantissimi a cominciare da Leonardo DiCaprio, Bill Gates e Jeff Bezos. La famiglia reale britannica, guidata dalla regina Elisabetta II e dal principe Carlo.
Inoltre, parteciperanno più di 100 leader nazionali, tra cui il presidente Joe Biden, insieme ai massimi vertici multilaterali dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres al capo della Banca mondiale David Malpass e al capo del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva. Ci sarà anche la cantante pop Ellie Goulding.
Per le multinazionali del mondo, la COP26 è sia un momento di azione, sia un’opportunità di branding. Un gruppo chiamato “Glasgow è il nostro business” include i massimi dirigenti di Amazon, McDonald’s, Mars, Starbucks, LinkedIn, Microsoft e United Airlines che ha iniziato a rilasciare dichiarazioni come “il futuro sta guardando”.
Anche le campagne pubblicitarie in stile Davos che pubblicizzano credenziali ecologiche aziendali verranno lanciate nelle prossime settimane.
Una nuova campagna pubblicitaria di United Airlines, che si riferisce ai suoi clienti come “Sky Huggers” – basata sull’affermazione della compagnia aerea che utilizza “carburante per aviazione più sostenibile di qualsiasi altra compagnia aerea” – sta già comparendo negli aeroporti.
Ma c’è un problema: lo spazio per chi si reca effettivamente alla COP26 è limitato, soprattutto date le restrizioni del Covid-19.
Ci sono poche sale riunioni private nella sede dello Scottish Event Campus, il che significa che i badge che danno accesso a politici e diplomatici sono preziosi e rari.
La strategia degli organizzatori della COP26 è di indirizzare la maggior parte dell’interesse dei VIP nella programmazione pubblica, ma questo non sta andando bene con alcuni dirigenti.
Jamie Dimon, CEO di JPMorgan Chase, che ha incontrato due volte il primo ministro britannico Boris Johnson nelle ultime settimane, deve ancora impegnarsi a partecipare.
JPMorgan, che è uno dei maggiori finanziatori di combustibili fossili al mondo e anche firmatario di una nuova alleanza bancaria net zero.
Tenere i volti climatici più famosi fuori dalla “zona blu” diplomatica della conferenza comporta le sue sfide. “Il vero scenario da incubo per gli organizzatori è la presenza di Greta Thunberg”, ha detto un funzionario spagnolo coinvolto nell’organizzazione della precedente conferenza COP, COP25, che si è svolta a Madrid nel 2019.
“Ovunque andasse, era seguita da centinaia di persone. Abbiamo cercato di convincere la sua gente ad accettare un itinerario in modo da poterla proteggere. Ma hanno rifiutato”.
L’eccitazione intorno alla COP26 riflette una voglia di cambiamento non indifferente da parte del mondo, non c’è dubbio, Ma ci si deve limitare a fare di più della solita riunione ricca di convenevoli e luoghi comuni celebrati da frasi auliche di circostanza.
Il destino della terra, purtroppo o perfortuna, è nelle mani di questa gente e speranzosi ci auguriamo nella riuscita di questa fantomatica rivoluzione.