Home News Gli eventi climatici e la fragilità dei servizi vitali per le comunità

Gli eventi climatici e la fragilità dei servizi vitali per le comunità

by Maurizio Ciotola

Oramai qualsiasi comunità del nostro Occidente sviluppato è costretta a una dipendenza, pressoché totale, verso i servizi elettrici, non più secondari o marginali.

Quando una di esse rimane senza tali servizi, per un tempo relativamente lungo, scandito dai minuti, dalle ore o dai giorni, ma fortemente incidente sulla vita dei suoi abitanti, implode in una sofferenza e riflessione postuma: l’abbandono di una comunità senza garanzie.

Parliamo evidentemente delle piccole comunità montane o ai margini del territorio in cui, quasi sempre, tali servizi unitamente agli altri ancora più vitali, presentano condizioni di instabilità nella consuetudine.

In Sardegna, come altrove, oramai gli eventi climatici eccezionali, che smentiscono quella media statistica, cui tutti tendono riferirsi per ridurre economicamente l’impegno costruttivo e di mantenimento, costituiscono la normalità.

Il passare del tempo, che scorre e avanza, ci proietta verso eventi sempre più catastrofici, non nella loro eccezionalità, ma nell’ordinarietà.

L’Europa ha posto l’attenzione verso ciò che nell’imminente è necessario fare, non solo per intervenire alla sorgente, cioè mutando il paradigma produttivo, ma anche per contenere gli effetti di questo cambiamento climatico, che nell’immediato non si arresterà.

Il nostro Paese ha sviluppato le strategie di intervento sul territorio, ma non ha ancora varato un piano operativo, come invece prescrivono le indicazioni europee.

Solo alcuni comuni, che per non ricadere nell’ovvio non cito, hanno saputo sviluppare strategie e piani per contenere i pericoli e i danni nelle rispettive comunità.

In Sardegna nessun comune ha fatto alcunché, ed è possibile che la stragrande maggioranza non sia neppure al corrente dell’obiettivo. Non lo hanno fatto i capoluoghi di Provincia, non è stato sviluppato per le aree metropolitane e non lo è per i piccoli centri.

In questo caso la Regione dovrebbe avere un ruolo forte di coordinamento e intervento, perché dotata di risorse attraverso cui sviluppare una precisa strategia, capace di attivare un fattivo piano di intervento.

Allo stato attuale non siamo neppure al “Caro Amico”, con l’effetto per cui le comunità dell’Isola, saranno sempre più soggette a una serie di disservizi e disfunzionalità che le renderanno invivibili.

In perfetta opposizione a quello che potrebbe essere un progetto di “attrazione” delle persone sul territorio, unico e bellissimo, da ogni parte del mondo, in armonia con le nuove, quanto evidenti modalità di lavoro possibile.

Modalità delle quali, tengo a precisare che oltre vent’anni fa alcuni attori intellettuali, scientifici, economici, politici, guidati dall’Editore Nichi Grauso, avevano delineato con precisione nei termini, seppur derisi, oltre che avversati, dalla quasi totale comunità politica e da gran parte di quella economico/scientifica.

Fonni per oltre un giorno è rimasta al buio insieme a altri piccoli centri urbani, devono costituire un punto singolare, non più accettabile, da cui ripartire.

Costituiscono nel loro piccolo l’esempio di come le minute comunità sparse sul territorio, non possono più restare “appese” a linee elettriche, di telecomunicazione, sanitarie, ma sviluppare un progetto di emergenza e continuità, di fronte a tali disservizi generati da una natura, verso cui l’essere umano ha determinato le cause, ma si ostina a non voler trovare le soluzioni.

Forse è necessario pensare che, la produzione di energia elettrica centralizzata e non distribuita, costituisce un fallimento nei termini attuali.

E’ necessario intervenire, nonostante i grossi interessi economici e politici, allo scopo di sostenere piccole e autonome produzioni di energia elettrica locale da mettere in rete, certo, ma capaci di sostenere le esigenze delle piccole comunità, in autonomia da una rete non infallibile e sempre più soggetta agli effetti naturali, catastrofici, che le impediscono di funzionare.

Un progetto in cui la coesistenza e l’integrazione si rendano garanti di quegli effetti principali, nonché essenziali, cui qualsiasi “servizio” verso il cittadino, l’utente o cliente, dovrebbe attenersi per definizione, oltre che per gli oneri imposti senza garanzia.

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