Sono mesi che sosteniamo che il social di Zuckerberg, utilizzando la censura e la repressione nei confronti di alcuni post, sia in realtà il fulcro di un mondo idilliaco, ipocrita e comandato dal pensiero unico moralista del “tanto ar chilo”.
Il mondo che ci viene propinato a noi altri è un mondo finto fatto di pensieri ipocriti che si accostano a scenari verosimili solo per darci un’idea di un mondo migliore, senza contare che il tutto viene controllato da un computer che ci dice ciò che ci piace e ciò che non.
Ed è così che accade nel mondo di Meta e, da oggi, ne abbiamo la conferma.
La politica di Facebook e Instagram è stata sempre contraria alla violenza e all’incitamento dell’odio, ma solo se si tratta di un loro amico.
Infatti, arriva una notizia shock da Meta (ex Facebook inc) che consentirà agli iscritti di Facebook e Instagram di postare contenuti contro l’esercito russo che ha invaso l’Ucraina.
In particolare, gli utenti potranno scrivere messaggi che incitano all’uccisione dei soldati. La compagnia americana avrebbe deciso di allentare anche la censura sui post che invocano la morte di Vladimir Putin e Alexandr Lukashenko.
“A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, abbiamo temporaneamente concesso forme di espressione politica che normalmente violerebbero le nostre regole. Ad esempio, post violenti come l’invocare la ‘morte agli invasori russi’. Non consentiremo nulla che riguardi la promozione della violenza contro i civili russi”, ha affermato un portavoce di Meta in una nota.
Un bel po’ falso detto da chi si fa portatore di un mondo ideale fatto tutto di profumi e balocchi, ma è ovvio che, anche a casa Zuckerberg, l’ipocrisia faccia da padrona.
Il loro modus operandi che preclude una legge uguale per tutti non è stata vista di buon occhio a Mosca che ha chiesto subito di porre un freno alle “attività estremiste” del gruppo di Zuckerberg.
“Chiediamo alle autorità di fermare le attività estremiste di Meta e prendere misure per portare i responsabili di fronte alla giustizia” si legge in un tweet pubblicato dal profilo dell’ambasciata.
Sulla stessa linea d’onda l’ufficio è il procuratore generale russo che ha chiesto che Meta venga riconosciuta come organizzazione estremista.
Lo riferisce la Tass citando un comunicato della Procura. “Quello che sta facendo è chiamato ‘incitamento all’odio razziale’ che nella legislazione russa si qualifica come estremismo”, ha detto il vicecapo del comitato russo sulle tecnologie e le comunicazioni, Anton Gorelkin.
In effetti questo utilizzo di una posizione estrema e non superpartes la dice lunga sul legame a doppio filo con la politica dem americana e, purtroppo, non rispecchia minimamente la democrazia e la libertà d’espressione tanto decantate in occidente.
Alcuni la definiscono libera, ma Meta in realtà, per molti, è una dittatura molto più avanzata del regime obsoleto di Putin, dato che controlla e classifica tutto delle nostre vite, anche ciò che ci piace e ciò che non.
Avviso per gli ipocriti e moralisti!
Non si abbatte una dittatura formandone un’altra. La libertà di espressione e la libertà di parola sono sacrosante ma non possono essere utilizzate solo quando conviene, altrimenti la domanda sorge spontanea: in cosa ci differenziamo da un regime autoritario?