19 gennaio 2000-19 gennaio 2021. Sono trascorsi 21 anni dalla scomparsa del segretario e unico vero leader del Partito Socialista Italiano Bettino Craxi. Ieri, ma soprattutto mai come oggi, ci manca la figura di quest’uomo carismatico, lungimirante, uno dei politici più influenti, amati e odiati della Prima Repubblica. Lui, che con quel suo carattere buono, così giusto, in certe occasioni anche troppo, e a volte un po’ ribelle, ha lottato fino alla fine per un bene in cui credeva anche più della sua vita: l’Italia. Anche quando fu costretto all’esilio, di cui aveva sofferto moltissimo perché amava la sua Patria e voleva rientrare nel suo Paese ma non poteva. Lui che fino all’ultimo ha sempre respinto l’accusa di corruzione, lui che non c’entrava nulla col malaffare, nonostante ammise che il Partito avesse accettato, così come anche tutti gli altri partiti del tempo, quei finanziamenti che alla fine dei conti lo portarono a rifugiarsi ad Hammamet, in Tunisia dove trovò sofferenza, lontananza ma anche riparo da un carcere che non avrebbe potuto sopportare. Ma ciò che doveva dire lo gridò ad alta voce, con fermezza, trasparenza e chiarezza, urlando il suo dolore e la sua rabbia, in quell’Aula del Parlamento dove affermò che “per decenni” tutti i partiti si erano finanziati illegalmente senza mai essere “oggetto di denunce”.
Ma oramai era stato condannato, e non solo dalla legge e da quella giustizia che giusta con lui non fu, ma la condanna più severa arrivò da chi lo voleva fuori dal Parlamento e da quegli uffici che sembravano così irraggiungibili. Una gogna mediatica e politica contro la sua persona. Si poteva essere d’accordo o meno con la sua ideologia, il suo pensiero politico e di visione del mondo ma nessuno ha mai dubitato sulla sua figura di Politico con la P maiuscola insieme ad altri grandi politici del tempo dove, nel bene e nel male, avevano formato quella classe politica dirigente che oggi tanto ci manca.
Craxi ebbe il merito di aver modernizzato il Paese, facendolo uscire da quella ideologia sovietica che ancora predominava, portando una nuova ventata chiamata liberalismo. Ecco, questo cercava Craxi, la libertà. Libertà per coloro che erano oppressi dai regimi dittatoriali. E non importava se si trattasse di destra o di sinistra. Credeva nella libertà e per questo si batté sempre a fianco di chi lottava contro il nazifascismo. Il paradosso è che fu proprio lui ad essere privato di quel diritto che tanto tutelava. Lui che tanto ricercava la libertà per sé ma soprattutto per tutti coloro che la desideravano e la rincorrevano, fu costretto invece a vivere lontano da quel Paese che grazie a lui quella libertà cominciò a conoscere.
Perché ci manca un Craxi nella nostra epoca? Perché lui, come pochi, era stato in grado di tessere quella tela di relazioni amichevoli con i Paesi stranieri, a partire da quel coraggio e determinazione che mise nel portare avanti il processo d’integrazione europea. Come dimenticare il suo appoggio all’installazione in Sicilia dei missili Cruise puntati contro l’Urss. Disse Zbigniew Brzezinski, l’ex segretario di Stato di Carter, “Senza i missili Pershing e Cruise in Europa la guerra fredda non sarebbe stata vinta; senza la decisione di installarli in Italia, quei missili in Europa non ci sarebbero stati; senza il PSI di Craxi la decisione dell’Italia non sarebbe stata presa. Il Partito Socialista italiano è stato dunque un protagonista piccolo, ma assolutamente determinante, in un momento decisivo”.
Ma Craxi non voleva dipendere da nessuno, anzi voleva che il suo Paese, il nostro Paese, vivesse anche di propria autonomia. Portò avanti cause terzomondiste, diede l’appoggio all’Argentina, all’epoca sotto la dittatura militare della giunta del generale Leopoldo Galtier. Stipulò accordi con i governi della Jugoslavia e della Turchia, appoggiò la causa palestinese, intrecciò relazioni diplomatiche con l’Olp di Yasser Arafat, di cui tra l’altro divenne anche amico personale. Per non parlare del contributo dato affinché fosse promosso l’accordo di Villa Madama con la Santa Sede. È vero, non fu sempre tutto rosa e fiori nel campo esteri, alcune vicende furono impregnate di tensione, come la famosa crisi di Sigonella che fece interrompere i rapporti con l’Amministrazione Reagan poi subito ricostruiti.
Ma Craxi fece tanto, tantissimo anche in politica interna. Ricordiamo solo il taglio di tre punti della scala mobile, con lui l’inflazione nel periodo 1983-1987 scese dal 12,30% al 5,20%, la lotta all’evasione fiscale nel commercio che portò all’obbligo del registratore di cassa e dello scontrino fiscale. E ancora il famoso condono edilizio Nicolazzi del 1985 con il quale si voleva voltare pagina rispetto al passato introducendo un sistema di regole penali e una diretta attribuzione di responsabilità alle amministrazioni comunali per la repressione degli abusi.
Insomma, Craxi fece tanto per il suo Paese e non lo fece per una smania di potere o di attenzioni. Lo fece perché credeva nell’Italia e nel suo popolo. Credeva in quel progresso che avrebbe potuto portare il nostro tricolore ad essere riconosciuto e considerato un forte alleato. Potremmo utilizzare una sola parola per individuare la politica di Craxi e quella parola è svolta. Ma come possiamo sintetizzare in una parola il politico e uomo che fu, è e sempre sarà? Difficile rispondere a questa domanda. Ciò che possiamo dire è che non importa chi sia stato Bettino Craxi, non importa se alcuni lo amavano e alcuni lo odiavano, ciò che più ricorderemo della sua persona è il suo essere stato un Uomo, un Padre, un Politico che mai più troveremo nelle nostre aule parlamentari. Ciao Bettino.