E’ arrivato un nuovo mandato di arresto per l’ex giudice Giuseppe De Benedictis che già in passato è stato coinvolto in un’altra indagine per corruzione. Stavolta, incredibile ma vero, in una proprietà dell’ex giudice, ad Andria, è stato scoperto un vero e proprio arsenale da guerra di sua proprietà.
E’ stata emessa una nuova ordinanza di custodia cautelare per l’ex gip De Benedictis e insieme a lui è stato arrestato il caporal maggior dell’Esercito Antonio Serafino, 43enne, incensurato e ritenuto in loschi affari con alcuni trafficanti d’armi dell’area barese.
Per gli inquirenti, tale arsenale, non sarebbe stato frutto di una collezione, e la scoperta è avvenuta due settimane fa in una masseria nelle campagne di Andria. I due vengono accusati di traffico e detenzione di armi ed esplosivi, anche da guerra, del relativo munizionamento e di ricettazione. Infatti, De Benedictis è un noto collezionista di armi e tale passione era condivisa con Giuseppe Tannoia, l’imprenditore andriese dove è stato scoperto l’aresenale.
Le indagini sono state condotte dalla Dda di Lecce e adesso si cerca di appurare la provenienza di tutte queste munizioni e delle armi, come kalashnikov, fucili d’assalto AR15, mitragliatrici Beretta Mg 42, Mab e Uzi, che in genere sono utilizzate dalla criminalità organizzata per compiere agguati e si cerca di capire anche che destinazione avessero.
Gli inquirenti sono arrivati a questo nascondiglio e al coinvolgimento dell’allora giudice barese tramite intercettazioni ambientali compiute nell’auto di Serafino che, appunto, era un frequentatore abituale del magistrato e che era già sottoposto ad indagini dalla Dda di Bari.
De Benedictis era comunque in carcere dal 24 aprile nell’ambito dell’inchiesta su presunte scarcerazioni di pregiudicati in cambio di ingenti somme di denaro. In questa inchiesta è stato arrestato anche l’avvocato Giancarlo Chiarello che ha confessato gli addebiti contestategli durante gli interrogatori di garanzia.
De Benedictis è stato sottoposto nei giorni scorsi oltre che alla perquisizione ad Andria, ad un altro interrogatorio investigativo dinanzi ai pm di Lecce e su tale fatto giudiziario c’è il massimo riserbo. Nell’ordinanza emessa si afferma il magistrato in cambio di denaro “sostituiva l’originaria custodia in carcere, da lui stesso applicata, con misure meno afflittive quale quella degli arresti domiciliari o, addirittura, dell’obbligo di dimora nel comune di residenza”.
Quindi grazie a somme di denaro tutto era possibile e si potevano rimettere i mafiosi nel loro territorio, cosa che è avvenuta ad appartenenti dei clan foggiani. L’attività tecnica ha anche messo in luce che De Benedictis e Serafino, durante i loro incontri, parlavano spesso di armi, di come procurarsele e di come nasconderle una volta ottenute.
Sono assai numerose le conversazioni tra i due in cui si dibatte di armi e munizioni in loro possesso. Tenuto conto del coinvolgimento del magistrato, l’indagine è stata trasferita, per competenza territoriale, alla procura di Lecce guidata da Leonardo Leone De Castris.
La perquisizione con il ritrovamento dell’arsenale è avvenuta il 29 aprile e i poliziotti avevano scoperto una dependance attigua al corpo principale dell’immobile, in un pozzo sottostante un deposito degli attrezzi, che era protetto da una pesante botola di ferro e cemento ben occultata sotto arredi da cucina, un micidiale deposito di armi con più di 200 pezzi tra fucili mitragliatori, fucili a pompa, mitragliette comunemente usate dalla criminalità organizzata, anche armi antiche e storiche, pistole di vario tipo e marca, esplosivi, bombe a mano ed una mina anticarro, oltre a circa 100.000 munizioni di vario calibro.