Home In evidenza 50 anni dal tentato golpe fascista di Junio Valerio Borghese

50 anni dal tentato golpe fascista di Junio Valerio Borghese

by Rosario Sorace

50 anni fa l’Italia rischiò un colpo di stato. Dopo i fatti avvenuti in Grecia nel 1967 ad opera dei colonnelli e in Cile nel 1973 da parte del generale Pinochet, avvennero rovesciamenti del potere che condussero a dittature militari.

Ancora la contrapposizione tra il mondo capitalista e quello comunista era forte e già nel 1970 in Italia si udiva invocare una svolta autoritaria, di cui i prodomi drammatici si ebbero con l’inizio della strategia della tensione e la stagione stragista con la bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano avvenuta 8 dicembre 1969.

Il golpe Borghese, proprio per una inquietante coincidenza doveva avvenire tra il 7 e l’8 dicembre di 50 anni fa. Ad organizzare il mancato golpe fu un fascista e monarchico, il principe Junio Valerio Borghese, personalità della nobiltà nera romana, uomo di punta nell’estrema destra nonché figura di primo piano negli ambienti militari.

Infatti fu il capo della famigerata Decima Mas, incursori di Marina che attuarono azioni di guerra con i sommergibili contro gli alleati e, poi, durante la resistenza si resero protagonisti di spietati e sanguinari rastrellamenti di partigiani e di civili durante la Repubblica Sociale di Benito Mussolini.

Il golpe in quella notte di dicembre prevedeva di occupare a Roma dei ministeri chiave, gli Interni e la Difesa, e poi la sede della Rai in via Teulada. Era programmato il rapimento del presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e l’uccisione del capo della Polizia Angelo Vicari.

Fu chiamato il golpe dei forestali perché erano stati allertati per compiere le principali azioni 187 forestali e decine di militanti neofascisti di Avanguardia Nazionale, Ordine Nuovo e del Fronte Nazionale di Borghese. Secondo i piani un reparto militare regolare al comando del colonnello Amos Spiazzi avrebbe dovuto occupare Sesto San Giovanni, che era roccaforte del Pci vicino a Milano.

Il colpo di Stato non fu portato mai a termine, non si è mai capito sino in fondo cosa successe all’ultimo momento , neanche le tante inchieste giudiziarie dipanarono la verità dei fatti.

Borghese stesso diede l’ordine di sospendere l’operazione e tutti i reparti coinvolti tornarono nelle caserme. Il principe nero fuggì in Spagna evitando l’arresto e trovò la protezione del regime fascista di Francisco Franco.

“Con il mio Fronte Nazionale siamo contro il caos, contro il disordine, contro l’anti-nazione e contro il comunismo”, affermò in un’intervista alla tv Svizzera. Borghese morì a 68 anni con il sospetto anche di un avvelenamento e fu sepolto nella cappella di famiglia nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.

Di quel mancato golpe si seppe solo mesi dopo nel marzo del 1971 quando avvennero degli arresti. Emerse un intricato e inestricabile groviglio di depistaggi di settori deviati dei servizi segreti, di grumi torbidi di contatti tra l’estrema destra e la mafia, poi anche di connessioni con ambienti dell’intelligence statunitense, persino un presunto ruolo della loggia massonica segreta P2, in un intreccio difficile e complesso che non ha portato ad una verità compiuta.

Si è tentato di accreditare l’idea che sia stato un tentativo di golpe” da operetta” per sottovalutarne l’entità, mentre gli storici sono concordi che il golpe Borghese fu, invece, una cosa seria che mise in pericolo la democrazia in Italia.

Fu “la cartina di tornasole del neofascismo in Italia” dopo la fine di Mussolini nel 1945, come ebbe a definirlo Sergio Zavoli nella storica inchiesta tv ‘La notte della Repubblica’. Oggi tutti i torbidi protagonisti di questa storia sono morti, tranne Gianadelio Maletti, all’epoca generale dei servizi segreti, che si rifugiò in Sudafrica. È un vegliardo di 99 anni ma difficilmente vorrà raccontare la verità su quelle ore in cui l’Italia poteva ritornare ad essere una dittatura.

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