Purtroppo la mentalità del “tutto e subito” serpeggia in Occidente, e viene applicata come regola per tutte le stagioni. L’Oriente ha ritmi diversi. Laggiù già meditavano su tesi filosofiche quando da noi si batteva il ferro per forgiare rudimentali utensili. È un errore dimenticarlo. Si era detto che l’attuale Amministrazione USA ha tendenze suicide e che Pelosi sarebbe andata a cercare guai, così è stato. La provocazione della speaker della Camera è una pietra miliare che segna la fine del sogno americano della globalizzazione. Non so se la data di ieri verrà ricordata, perché la Storia è costellata di stranezze, ma sarebbe il caso di farlo. Gli USA volevano dimostrare al mondo che possono fare quel che vogliono, infischiandosene delle minacce ricevute, forti della loro potenza militare. Non hanno capito nulla. La sciocca e inutile missione a Taipei ha offerto un incredibile legittimo pretesto per accelerare quel processo di crisi del disegno atlantico iniziato con la guerra in Ucraina. La Cina non è gestita da folli, dunque le minacce militari dispiegare sul campo e ampiamente ribadite a parole, non erano certo finalizzate ad uno scontro immediato e aperto con gli Stati Uniti. Molti ora diranno che Pechino ha subito uno smacco. Ma se ci si sofferma sulla sottile strategia cinese, la realtà appare chiara e ben differente. La Cina ha riversato nella regione un gigantesco contingente militare, costringendo gli Americani a blindare pesantemente il tragitto della speaker. Ma lo scopo era ed è quello di portare in loco il potenziale bellico per una costante minaccia a Taiwan, e per un futuribile sbarco. Ora gli USA saranno costretti a incrementare il pattugliamento di quelle aree, con enorme sforzo logistico. Nel contempo inizierà una stretta economica su Taiwan, e già ci sono i primi segnali nel blocco delle importazioni agro-alimentari subito scattato. Seguiranno misure verso gli USA. La Cina detiene una grande percentuale del debito americano, dunque può agire sul fondo monetario. Già questa doveva essere una ragione sufficiente per evitare il peggioramento dei rapporti reciproci. Pechino ha esasperato ed ingigantito il significato politico della missione proprio per trarne i massimi benefici. Ora una stretta alleanza con Mosca diventa ancor più giustificata. Il rafforzamento del blocco BRICS+ rappresenterà la fine del globalismo targato Washington, che altro non era se non un progetto di imperialismo planetario. Siamo testimoni di fasi storiche di portata epocale. Nel nostro piccolo potevamo essere – proporzionatamente – protagonisti partecipanti, ma abbiamo scelto il progetto sbagliato, quello perdente. E dalla fine di Settembre tutto fa presagire un peggioramento. “Non ci resta che piangere”, dicevano Benigni e Troisi. Forse avevano ragione.