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Salvini e la cantonata del condono

by Rosario Sorace

La proposta di Matteo Salvini del condono edilizio sembra ricalcare il vecchio e collaudato copione del repertorio italico. Al capitano che, non rinuncia a stare in primo piano sulla scena, questa idea sembra la panacea che può portare immediatamente risorse alla penuria di entrate nelle casse statali.

In realtà si aprono le porte ancora una volta ad una copertura sulle illegalità perpetrate da chi ha violato le leggi e ne ha tratto beneficio. Nonostante l’emergenza sanitaria, con gli effetti recessivi sull’economia italiana, non dobbiamo
riprodurre la peggiore politica del passato, per portare risorse sottraendo quelle giuste ed eque dovute dalla fiscalità.

Nel contempo si incoraggerebbe a proseguire la speculazione e la devastazione del territorio, con la cementificazione selvaggia, che sarebbe come sempre giustificata e protetta dallo Stato. Altre dovrebbero essere le idee per far ripartire il Paese in una condizione di depressione, ma Matteo non trova di meglio che riscoprire il condono che è la sanatoria “concessa” a fronte di una illegalità, per un abuso realizzato, per una violazione delle regole.

Soprattutto oggi che come cittadini dobbiamo recuperare un rapporto sano con l’ambiente e un’armonia equilibrata con la natura in una logica nuova di rispetto del nostro habitat e dell’ecosistema.

Occorre un nuovo governo del territorio e di controllo della rendita fondiaria, che faccia fronte alla necessità della manutenzione della fragilità e che affiorano continuamente a seguito di inondazioni, frane e terremoti con il corollario di emergenze che viviamo.

Cosicché una giusta rivisitazione delle grandi opere è necessaria per verificarne l’impatto ambientale e, quindi, anche la logica dei condoni dell’abusivismo edilizio contrasta con la nuova mentalità che deve permeare i pubblici poteri.

Gli abusi del territorio alimentano il malaffare, la corruttela politica se non le organizzazioni criminali del nostro Paese. Siamo sempre alla solita solfa di accondiscendenza con un sistema che privilegia la speculazione edilizia e i vantaggi che possono derivarne ad una politica deviata e connivente.

Occorre l’esatto opposto a queste proposte con la predisposizione di piani d’investimento per la cura e la tutela del territorio, che puntino ad aumentare il benessere sociale e la fruizione di un ambiente non inquinato.

Purtroppo il capitano non ha programmi credibili per reperire risorse e si arrampica sugli specchi per nascondere il vuoto di idee, o, meglio per proporne di nefaste.

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