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Salvini e il cambiamento che non c’è

by Romano Franco

Non è ancora ben chiara la questione dei voli illegittimi dell’ex vice premier Matteo Salvini, lui che viene acclamato proprio per quel cambiamento che in molti attendono da tempo, delusi prima dal rottamatore Renzi e poi dai rivoluzionari pentastellati.

Il leader della Lega in molte occasioni si è autocelebrato come homo novus, colui che porterà un cambiamento sullo scenario politico italiano. Ma guardando la realtà, ci racconta una storia ben diversa.

Sì, perché il grande Matteo, che propone onestà e trasparenza, cosa fa quando deve comportarsi come cittadino per difendersi? Si comporta sempre allo stesso modo dei suoi predecessori: invoca il diritto alla privacy nonostante ricopra incarichi pubblici, oppure cerca di sviare l’attenzione o cerca di scaricare la colpa ad altri, proprio come l’altro Matteo.

Come può pretendere di dare lezioni di trasparenza e onestà e allo stesso tempo non prendere le distanze dalla Lega che si è appropriata ingiustamente di soldi pubblici? Come può non rispondere alle domande sul caso Savoini? Come fa a dire di voler imporre un cambiamento in politica comportandosi allo stesso modo dei suoi colleghi predecessori?

Il capitano, nel breve periodo in cui è stato al governo, ha sfruttato la sua posizione di ministro degli Interni per farsi scarrozzare in lungo e in largo a spese del contribuente e quel che è peggio utilizzando mezzi delle forze di pubblica sicurezza per raccogliere più consensi, senza mai mettere piede in Senato da dove percepiva lo stipendio. Per non parlare delle molteplici inchieste in cui la Lega o uomini della Lega sono coinvolti in tutta Italia.

Perché il capitano che tutto sa e tutto può è di bocca buona. Pur di crescere nei consensi sta imbarcando la qualunque, fregandosene dei certificati penali degli interlocutori e di nuovi adepti. E usa i temi che scatenano le paure dell’italiano medio, tipo l’immigrazione e la povertà, per una vera e propria “distrazione di massa”.

La Lega ha sempre vissuto di contraddizioni all’apparenza insanabili. È il più vecchio partito italiano, che governa e ha governato per decenni a livello comunale, regionale e nazionale. Eppure, si comporta come se fosse una forza politica nuova. In realtà hanno solo eliminato la parola Nord dal nome, vera e propria mossa di marketing solo per accaparrare più voti.

Per tutti gli anni Novanta ha invocato la secessione e la frantumazione dell’Italia, ma si è ben guardato dal rinunciare ai benefici di “Roma ladrona”. Nel suo codice genetico, almeno a parole, è incastonata la guerra alla “partitocrazia” e la diversità morale e antropologica rispetto alla vecchia politica corrotta della prima Repubblica. Nel frattempo, però, è stata coinvolta in scandali di ogni tipo, dalle tangenti Enimont al crac della banca Credieuronord passando per i diamanti e i 49 milioni di euro di rimborsi elettorali sottratti allo Stato e spariti nel nulla.

Salvini sostiene che quei famosi 49 milioni non li abbia mai visti. È dimostrabile però, con documenti alla mano (ufficiali e anche interni al partito), che lui quei soldi li ha usati, perché da segretario ha incassato alcune tranche dei rimborsi incriminati. E l’ha fatto pur essendo consapevole della provenienza dei suddetti fondi.

E allora parrebbe essere un illusionista! Fa credere a molti alla favola del cambiamento, ma quando si fa luce sulla verità ci si accorge che è solo un mediocre imbonitore di piazza di bassissimo livello.

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