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Il caso Greta e la mancata salvaguardia dell’ambiente

by Romano Franco

Greta Thunberg è figlia della cantante d’opera Malena Ernman e dell’attore Svante Thunberg. Per diminuire l’impronta ecologista della sua famiglia ha insistito affinché i suoi congiunti diventassero vegani, come lei. È autrice, insieme alla sua famiglia, del libro La nostra casa è in fiamme, in cui viene raccontata la sua vita con alcuni aneddoti della sua famiglia. È solo in piccola parte vi si trovano riferimenti al suo impegno per la difesa dell’ambiente.

Greta si definisce una ragazza sia animalista che ambientalista. Ma come si può essere ambientalisti e incentivare allo stesso tempo l’uso di cibi di origine vegetale che spesso causano l’abbattimento di intere zone di foreste pluviali, come per esempio per la coltivazione della soia? È questo dunque il dilemma. Cosa è giusto e cosa é sbagliato?

La giovane Greta, funziona moltissimo come portavoce di una intera generazione che giustamente pretende un cambiamento, ma non le si possono chiedere strategie di sviluppo e di nuovi investimenti.

E’compito dei governi e degli economisti elaborare al più presto nuove strategie di sviluppo sostenibile

Una constatazione semplice ma illuminante è che la sostenibilità è un concetto antropocentrico. Serve al pianeta ed all’ambiente, ma serve innanzitutto all’uomo!

E la domanda finale è questa: l’inquinamento ambientale del pianeta è democratico, cioè orizzontale, oppure ancora una volta è un fenomeno che crea ed accentua le diseguaglianze, tra i Paesi ricchi e le popolazioni che vivono condizioni di povertà estrema, con corsi d’acqua e cibi inquinati, che molto spesso si stanno trasformando in pattumiere per lo smaltimento dei rifiuti, specialmente quelli tossici, prodotti dai Paesi industrializzati?

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