Qualche parola va spesa per il movimento che doveva cambiare il mondo e, alla fine dei conti, ha cambiato solo sé stesso. La notizia è quella nota e scontata da mesi, Davide Casaleggio ha mollato il suo dominio sui 5Stelle e in conseguenza di ciò anche i servizi che erano erogati alla Piattaforma Rousseau, togliendo definitivamente il top secret sugli iscritti al costo di 250.000 euro che dovrebbe ricevere dai Parlamentari.
Al termine di una vicenda/vertenza che ha assunto persino toni grotteschi, qualche riflessione su tutto quel che è avvenuto va consegnata ai posteri. Nonostante la fine di questo psicodramma a cinque stelle ci sembra che il compito che attende Giuseppe Conte sia improbo, tutto in salita, non sarà affatto semplice e agevole in una condizione in cui le uscite farneticanti di Grillo sul figlio presunto stupratore hanno indebolito l’immagine del fondatore.
L’indice di gradimento tra la gente sul movimento è in discesa e la figura più rappresentativa, Luigi Di Maio, sconfessa il proprio recente passato e appare sempre più ripiegato verso un doroteismo politico scolorito e banale. Davide Casaleggio invece dichiara il suo addio al Movimento sul Blog e afferma con forza tutta la sua delusione verso questo esito dicendo che questo movimento non lo avrebbe riconosciuto nemmeno il padre.
Dunque si “disiscrive”(sic!) dai 5Stelle, inventando un altro termine per indicare il suo abbandono definitivo. Ormai sono lontane le foto raggianti dei pentastellati tutti insieme alla conquista del cielo! I padri fondatori si sono divisi sulla “linea governista” che il comico Beppe ha sostenuto in modo determinato anche sul governo Draghi e il garante è apparso impaurito e preoccupato dalla diaspora che sin dall’esperienza di governo ha caratterizzato i 5Stelle, sia nei gruppi parlamentari che tra attivisti e sostenitori.
Tutti hanno compreso assai bene che Davide non è Gianroberto, e che il fondatore è stato un personaggio visionario, geniale e colto creando un movimento con Grillo che in meno di un decennio ha superato il 30% dei voti. La morte del padre nel 2016 ha segnato una cesura nella vita del movimento e Davide si è trovato a gestire la creazione della piattaforma Rousseau che doveva servire a realizzare quella democrazia diretta che Casaleggio senior aveva immaginato.
Con circa e soli 170.000 iscritti, rispetto a milioni di elettori, è fallita la telenovela che avrebbe dovuto realizzare un nuovo ordine mondiale. Infatti, proprio secondo la profezia futura di Gianroberto Casaleggio, il 14 agosto 2054, si sarebbero dovute svolgere le prime elezioni via internet per proclamare “Gaia, il governo mondiale in cui partiti, religioni e ideologie spariscono” .
Adesso mi pare di poter dire che queste idee di fantapolitica rischiano di diventare l’ennesima utopia di un movimento a corto di idee e, comunque, con molte delle posizioni originarie ormai accantonate e riposte in soffitta. E poi in ultimo la storia logorante conclusa da poco grazie ad una mediazione provvidenziale anche dello stesso Beppe Grillo che chiude almeno per il momento il defatigante scontro ed ha evitato di arrivare in un’aula di tribunale.
L’accordo economico consente agli iscritti di eleggere Conte alla guida del Movimento e ridare una nuova identità al nuovo “partito”. I parlamentari verseranno alla piattaforma Rousseau 250 mila euro al posto dei 450 dovuti e Davide Casaleggio ha fornito l’elenco degli iscritti così questi potranno migrare su un’altra piattaforma che Giuseppe Conte ha intenzione di creare.
Si pone fine alla gestione piuttosto opaca e senza trasparenza dei dati degli iscritti che erano segreti e Casaleggio non è più il custode delle votazioni e della gestione della democratica diretta. E’ finito quindi con un “vaffa” dei gruppi parlamentari che dovranno versare la somma di 250.000, prezzo concordato per consegnare l’elenco degli iscritti.
L’ex Presidente del Consiglio ha tirato le somme e, adesso, lo attende la prova in qualità di rappresentante politico, che naturalmente è tutta un’altra cosa.
Conte deve divenire un leader forte e autorevole capace di convogliare i 5Stelle in strategie e alleanze ridefinendo la propria azione all’interno del Governo Draghi e contenere a più miti consigli il marasma di posizioni che non è certamente pluralismo di idee bensì caos dirompente.
In parole povere anche l’Elevato (Beppe Grillo) dovrà essere ridimensionato e dovrebbe mettersi veramente di lato dopo la clamorosa e inopportuna difesa del video sul figlio Ciro che non è affatto piaciuta a nessuno né tanto meno alla base dei pentastellati.
Dopo essere stati separati in casa è tempo quindi di divorzi tra Conte e Casaleggio e tra quest’ultimo e Grillo. Ognuno per la sua strada e, nonostante i valori anche genuini portati avanti in questi mesi, Casaleggio junior aveva bloccato tutto per questioni di “soldi” facendo uscire fuori la sua veste di imprenditore con lo sguardo al profitto, senza nascondere più il conflitto d’interesse spesso lamentato da più parti.
Nessuno più sembra rimpiangere queste fratture e questo epilogo viene accolto come una liberazione da tutti, per evitare ulteriori scissioni. In fondo anche i 5 Stelle si erano trasformati in una versione in miniatura, riveduta e corretta, del partito azienda tante volte evocato con ribrezzo dagli stessi Cinque Stelle.
Conte ha il compito di ridare al Movimento la solidità che serve ad una forza politica di governo coesa e unita ridefinendo i contenuti ideali e marginalizzando i mille umori che ribollono in pancia. I Cinque stelle, spesso definito come un fiume carsico di invettive sconclusionate, non possono più essere il “partito dei social”.
Figure politiche come Alessandro Di Battista cercheranno nuovamente di “suonare i pifferi della rivoluzione” e faranno di tutto per rientrare nei giochi interni per raccogliere i disillusi. Giuseppe Conte è un uomo dotato di self control e intelligenza e per ora il suo credito nell’opinione pubblica è altissimo, mentre, all’interno dei gruppi parlamentari, c’è nei confronti dell’”ex avvocato del popolo” un duplice atteggiamento magmatico tra chi lo ritiene l’ancora di salvezza e chi è insofferente. Ai posteri l’ardua sentenza. Da qui ad un anno si vedrà se le stelle continueranno a brillare oppure si spegneranno in via definitiva.