Home In evidenza Riforma Cartabia: I magistrati che fanno politica non dovranno più rinunciare alla toga

Riforma Cartabia: I magistrati che fanno politica non dovranno più rinunciare alla toga

by Freelance

Di Ginevra Lestingi

Da oggi i magistrati che si dedicano alla politica non dovranno più dire addio, per sempre, alla toga. Nel nuovo piano di restauro del Csm presentato dalla Commissione incaricata dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, non c’è il divieto assoluto per chi si candida di rientrare in magistratura alla fine dell’esperienza politica.

Ci saranno nuove regole quali: l’introduzione di limiti territoriali; si potrà riprendere a esercitare funzioni giudiziarie cambiando regione. Si prevedono inoltre limiti più stringenti per l’eleggibilità dei magistrati.

E’ atteso per oggi il vertice convocato dal ministro della Giustizia Marta Cartabia che vedrà insieme i capigruppo di maggioranza della Commissione Giustizia della Camera, dove è tuttora al vaglio il ddl di riforma approvato dal precedente governo, nel quale si prevedeva invece lo stop assoluto delle ‘porte girevoli’ tra magistratura e politica.

L’anno scorso era stato stabilito che chiunque avesse assunto incarichi di governo o elettivi non sarebbe potuto ritornare alle funzioni giudiziarie di magistrato. La previsione della riforma, valutata anche dal Csm, prevedeva per i magistrati eletti il reintegro ma con funzioni non giudiziarie.

Per molti esperti di giustizia si dice sia una mossa giusta quella di dividere i due poteri. Si delimita la possibilità di possedere entrambi i poteri dello Stato: Giudiziario – Esecutivo o Giudiziario – Legislativo. La spartizione dei tre poteri dello Stato è sacrosanta e va rispettata in ogni modo. Ora, se un magistrato rientra a far parte del potere giudiziario dopo aver fatto politica, potrebbe guadagnarsi diversi contatti e far valere la propria influenza elettorale per il politicante di turno che sarà costretto poi a nominarlo in qualche modo. E’ il classico sistema: Una mano lava l’altra.

La carriera giudiziaria di sicuro deve essere tutelata perché si tratta di un mestiere assai rischioso, soprattutto fatto ad altissimi livelli, però, purtroppo, il sistema è fatto dagli uomini e non comprende solo i migliori. Nonostante siano stati indottrinati di legge e giudizio, ci sono mele marce all’interno del sistema che utilizzano le falle del nostro Stato proprio per raggirarlo. Sono uomini di Legge e chi meglio di loro la conosce per poterla raggirare. Senza considerare il fatto che si possano partorire delle leggi ingiuste proprio per poterle raggirare. Il sistema deve avere i suoi anticorpi, e se in principio è stato detto che politico e giudiziario non si sarebbero dovuti mischiare un motivo c’era, ed era proprio quello delle correnti. Ma chi ci garantisce un’imparzialità e una correttezza morale con questo sistema reintegrato?

Nessuno! Dovremmo fare come sempre, fidarci dell’onestà e dell’integrità umana. Valori assai rari nella nostra specie.

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