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Parigi, proteste e panico

by Redazione

Più di 800.000 persone hanno marciato in tutto il paese. E la telenovela è solo all’inizio

Una cosa così non accadeva dal grande sciopero del 1995. Tre settimane di mobilitazione contro il piano di Alain Juppé per riformare la previdenza sociale e allineare i piani pensionistici del pubblico a quello privato. Ventiquattro anni dopo, stesso mese e stesso freddo, il calore della protesta francese non tarda ad arrivare. Attacchi continui alla SNCF e al RATP, considerati veri e propri mostri dall’opinione pubblica, che hanno bloccato nella stagnazione un paese intero. Il più grande movimento sociale che la Francia conosce dal maggio ’68. E, in definitiva, un governo che produce si ritira e ritira il suo progetto.

Cittadini in protesta per la manifestazione del 5 dicembre

A ventiquattro anni, le due situazioni non sono comparabili, ma non importa. Il ricordo del movimento del 1995 è nella mente. Ed è con lui che sindacati e manifestanti non hanno smesso di misurarsi durante questo primo giorno di mobilitazione contro la riforma delle pensioni.

A Parigi, quando la processione riesce finalmente a scattare, con oltre due ore di ritardo, gli organizzatori sanno già che è stata vinta. “Se l’evento richiede tempo per partire, siamo estremamente numerosi nelle strade di Parigi!”.

E così insegnanti, pompieri, studenti, poliziotti, personale ospedaliero e tanti altri marciano in direzione di Place de la Nation per dire no al progetto del governo. Per manifestare la loro preoccupazione anche per quanto riguarda la carenza di mezzi e personale. E dire di no alla politica economica e sociale del presidente della Repubblica. Un Emmanuel Macron che, precisamente, teme un’aggregazione di malcontento. “Le grandi rivoluzioni nascono da piccole miserie, come i grandi fiumi da piccoli corsi d’acqua”, avverte uno stendardo gigante dispiegato sul tetto di un edificio della piazza della Repubblica.

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