Ormai anche il più sprovveduto degli italiani ha compreso che Matteo Salvini e chi lo affianca non ha nessuna idea precisa e compiuta su come recuperare le enormi risorse finanziarie per uscire dal disastro in cui siamo caduti. Anche il fido Giorgetti ha manifestato il suo dissenso sulla linea di capitan fracassa.
Allora Salvini per tirarsi fuori dall’impasse ripropone l’idea di Giulio Tremonti, che propone l’emissione di titoli di Stato rivolti ai cittadini italiani in modo da reperire le risorse necessarie per coprire il deficit e i debiti che derivano dai costi della crisi economica e finanziaria.
Così Matteo Salvini si appiattisce supino a questa proposta dell’ex ministro di Berlusconi, che dovrebbe prevedere l’emissione straordinaria di Buoni del Tesoro definiti “orgoglio italiano”, garantiti dalla Banca Centrale Europea, per un importo persino più elevato a quello che potrebbe erogare il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) di 37 miliardi di euro.
“Orgoglio italiano”, secondo il neo economista Salvini, non avrebbe per l’Italia nessun rischio né condizione. Giulio Tremonti è l’ideatore di questo “paracadute” per le nostre finanze, a cui mancano (ahinoi) soltanto circa 120 miliardi di evasione.
Niente meno, il geniale Giulio, li chiama “titoli patriottici” che dovrebbero essere sottoposti ad un trattamento fiscale agevolato, in modo da essere appetibili per il grande e rilevare risparmio degli italiani (oltre 4.000 miliardi di euro). Invece di mettere in campo una tassa patrimoniale, incubo post pandemia, o come con una parola più raffinata si chiama “contributo di solidarietà”, si riaffaccia l’idea di portare l’oro alla patria, per riempire il forziere, come accadde nel 1935, quando dominava Mussolini. Però la proposta di oggi deve misurarsi con i mercati che non sono malleabili e gestibili e, che, quindi, possono penalizzare gli Stati che non offrono garanzie di solidità e solvibilità.
Non pare che gli italiani, se non costretti da altri provvedimenti, possano scegliere di acquistare questi “titoli patriottici” con questa proposta che appare aleatoria e di difficile riuscita per soddisfare i bisogni di cassa dello Stato.
Giulio Tremonti afferma che occorre un trattamento fiscale di super favore e, anche, con un rendimento favorevole offerto ai sottoscrittori, condizioni necessarie al fine di rendere l’operazione conveniente. Ma ammesse tutte queste considerazioni e condizioni, si avrebbe uno strumento finanziario con un rendimento maggiore, a parità di rischio, rispetto ad un altro e si creerebbe un pericoloso effetto di concorrenza con gli investitori internazionali, che sarebbero esclusi dalla possibilità di acquistare, e che reagirebbero immediatamente chiedendo rendimenti più elevati alle aste degli altri titoli “non patriottici”, per colmare la differenza.
Un ulteriore rischio sarebbero che questo “titolo patriottico” è peggiore di quello già attivo BTP Italia e rappresenterebbe una sfida al sistema bancario poiché assorbirebbe la liquidità necessaria per le operazioni correnti, e renderebbe il risparmio degli italiani illiquido.
Tutto ciò sarebbe una scelta maldestra e soprattutto contraria agli interessi del sistema bancario che sottrae risparmi detenuti dalla banche e che perderebbe la sua capacità di poter finanziare le operazioni correnti. Forse sarebbe un rimedio peggiore del male. Il frutto di un’idea di chi ha fatto i conti senza l’oste.