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Le nuove frontiere del socialismo democratico

by Romano Franco

Ci sono alcune strane interpretazioni sul socialismo democratico e liberale. C’è chi lo etichetta come il peggiore il peggiore scenario possibile, vedi i repubblicani americani, e chi lo auspica come la panacea di tutti i mali del mondo.

In primo luogo penso che si sia arrivati ad un livello di politica arrogante colmo di tracotanza imbecillità, questo succede quando si iniziano a catalogare i sistemi politici e le credenze “buone o cattive”, come le verdure. Gli inni di odio e disordine sono i medesimi: “fascista, comunista, sovranista populista! Come se tutti gli uomini siano stati creati uguali.

Penso che sia tempo di liberarci di questi stereotipi ignoranti che si arrogano la libertà di dire: “Io ho ragione e tu sei un idiota” è arrivato il momento di rispettare le idee e i bisogni altrui. Abbiamo bisogno di cooperazione e non di questo stato contraddittorio.

Sono un socialista. Credo fortemente nel concetto di coscienza sociale – in effetti credo che sia un requisito fondamentale per essere chiamato socialista. La coscienza sociale è incentrata sul benessere della società e, oggi più di ieri, vi è un bisogno impellente di creare un equilibrio sociale per far vivere tutti in pace e armonia, proteggendo la gente indifesa dal prevaricatore che, in questa società capitalistica, trova nel suo modus operandi un lascia passare per poter fare come vuole. Uomini ricchi e potenti possono fare il bello e cattivo tempo: controllando le sorti degli stati, controllando l’economie più forti e cambiando le leggi a loro piacimento.

E chi ne paga le conseguenze?

Il povero contribuente. Lasciato in un oblio senza sbocchi. Chi nasce povero muore povero, a meno che non si sporchi le mani, non scenda a compromessi o non abbia qualche idea geniale. Il duro lavoro, nella società di oggi, non paga, perchè proprio quel duro lavoro è il contributo che bisogna dare per far arrichire altri. Il mio discorso non vuole essere accusatorio nei confronti dei prevaricatori, so in cosa credo e so cosa sia il socialismo. Sogno una società che tuteli le persone e non che sia controllata da altri. Non bisogna essere un socialista per possedere una coscienza sociale.

La risposta a COVID-19 lo dimostra. Mostra che la cooperazione è possibile tra persone di ogni credo. Anche se qui in Italia non è stato così, a mio parere, proprio per una mancanza di coscienza sociale. Lo scenario è, come in qualsiasi momento storico, penoso e chiassoso, ricco di atteggiamenti che non portano da nessuna parte. In ogni questione, ci sono dibattiti e prese di posizione a livello estremo ai limiti dell’ottusaggine che cadono sempre in critiche sterili e confronti senza sbocchi che non portano mai a conclusioni costruttive.

In un vero sistema socialista non esiste la carità pro bono atta per la sopravvivenza quotidiana. È umiliante per le famiglie dipendere dalla coscienza sociale degli altri per i bisogni di base quotidiani. Anche in un sistema socialista ci saranno aree in cui molti avranno bisogno dell’aiuto di persone socialmente consapevoli e di organizzazioni senza scopo di lucro. Le persone però, a differenza degli altri sistemi, vengono tutelate e aiutate, dando loro la possibilità di autogestirsi e riemergere da soli grazie ad un intervento dello stato che, tramite imprese partecipate, aiuta il cittadino a risollevarsi con le proprie forze senza aver necessità della solidarietà altrui e senza il timore di essere frodato da gente senza scrupoli.

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