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L’omicidio di Pasquale Almerico, il democristiano che si oppose alla mafia

by Rosario Sorace

In un partito fortemente inquinato dalla presenza mafiosa Pasquale Almerico, democristiano, fu un eccezione che pagò con la vita per essersi opposto ai voleri di Don Vanni Sacco, già responsabile dell’uccisione del socialista Calogero Cangelosi.

Almerico era un maestro elementare, molto stimato e apprezzato, svolse per un breve periodo anche l’attività di collaboratore per il Giornale di Sicilia.

Insegnò nella scuola elementare di Camporeale e fu nominato responsabile della mensa scolastica. Subito dopo la fine della guerra, Almerico fu sollecitato dal parroco don Vincenzo Ferranti insieme ad alcuni cattolici ad impegnarsi in politica e, così, fondò la sezione del partito della Democrazia Cristiana di Camporeale.

Quasi subito, il capo mafia di Camporeale Vanni Sacco, nella notte del 26 maggio 1946, ordinò ai suoi picciotti di intimidire con alcune scariche di mitra Don Vincenzo.

Il prete si rifugiò presso il Palazzo Arcivescovile di Monreale e dopo alcuni giorni mons. Filippi, legato al mafioso Sacco, gli consigliò di ritornare a Camporeale.

Almerico si presentò alle elezioni ammnistrative e venne eletto sindaco il 25 maggio 1952. Fu un sindaco fattivo e riuscì a fare tante opere per il suo paese. Da ricordare l’istituzione a Camporeale di una sezione staccata della scuola media di Alcamo.

Il sindaco si impegnò a rendere agibile la strada provinciale Alcamo-Camporeale, che consentiva di raggiungere Trapani, che in quel momento era il capoluogo di provincia.

Poi, nel 1954 si ebbe il trasferimento del territorio e del Comune di Camporeale dalla provincia di Trapani a quella di Palermo.

Nonostante questo proficuo impegno e assoluta dedizione alla cosa pubblica, nel marzo 1955, Almerico fu costretto a dimettersi dalla carica di sindaco.

Tuttavia non dismise la sua attività politica che proseguì in qualità di segretario della sezione della Democrazia Cristiana di Camporeale.

Pasquale Almerico fu assassinato a 42 anni, il 25 marzo 1957 a Camporeale, in via Minghetti, da cinque uomini a cavallo armati di mitra. Nell’agguato rimase vittima anche un giovane che si trovò lì per caso, Antonino Pollari.

Qualche anno dopo la Commissione Parlamentare Antimafia giunse alla conclusione che la sua condanna a morte fu ordinata dal potente capomafia di Camporeale. Infatti, Almerico si era rifiutato di tesserare nella Democrazia Cristiana il boss mafioso Vanni Sacco, che qualche tempo prima aveva militato anche nel Partito Liberale Italiano e che era implicato anche nell’assassinio del segretario socialista della Camera del Lavoro, Calogero Cangelosi.

Sacco voleva condizionare lo scudocrociato locale portando almeno trecento mafiosi del paese all’interno del Partito. Fece pressioni, quindi, su Almerico, il quale cominciò ad essere minacciato.

Pasquale Almerico scrisse al segretario della DC siciliana, Nino Gullotti, informando anche un esponente di punta della corrente fanfaniana a Palermo, Giovanni Gioia.

Almerico denunciò con coraggio e apertamente questo stato di cose ma restò solo e abbandonato da chi poteva aiutarlo ad evitare che la DC di Camporeale fosse conquistata dalla mafia.

Nessuno volle comprendere il pericolo di vita che correva lui e gli stessi dirigenti del partito non condivisero la sua posizione invitandolo a lasciare l’incarico di segretario della Democrazia Cristiana.

Giovanni Gioia replicò sprezzante ad Almerico con cupo cinismo: “Il partito ha bisogno di gente con cui coalizzarsi, ha bisogno di uomini nuovi, non si possono ostacolare certi tentativi di compromesso”.

A distanza di quasi dieci anni, nel 1976, Pio La Torre scrisse nella relazione di minoranza della Commissione Antimafia: “L’onorevole Gioia non batté ciglio e proseguì imperterrito nell’opera di assorbimento delle cosche mafiose nella DC”.

Vanni Sacco riuscì nel suo intento e venne accolto con tutti gli onori nel partito dello scudo crociato. Fu accusato dell’omicidio e fu poi assolto per insufficienza di prove.

Soltanto nel 2001 l’Assemblea Regionale Siciliana ha ridato l’onore a Pasquale Almerico, col suo inserimento nel lungo elenco dei caduti per la libertà e la democrazia in Sicilia.

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