Home In evidenza La tarantella del Governo Draghi, un Blues dal suono ridicolo

La tarantella del Governo Draghi, un Blues dal suono ridicolo

by Romano Franco

La tarantella dell’esecutivo non cessa di dare il peggio di sé. Non è passata neanche una settimana dalla crisi, scatenata da Giuseppe Conte e dai suoi cinquestelle, che i giornali hanno già iniziato a parlare di apocalisse o forse peggio.

E così, come Crozza quando imita il governatore campano De Luca, prima di Draghi eravamo un popolo di cavernicoli che passava la giornata alle prese con caccia e sesso e vivevamo tutti insieme rintanati nelle caverne. Un po’ come se il Rinascimento lo avesse inventato lui.

Sono in molti a volere il ritorno di Mr. Bilderberg, tra questi ci sono sicuramente i giornali importanti che appartengono quasi tutti all’alta finanza.

Affidare ai cinquestelle la crisi di governo è un po’ riduttivo, visto che Draghi ha rassegnato le sue dimissioni con un’ampia maggioranza sia alla Camera che al Senato.

Ma nonostante ciò, per la stampa nazionale, quel “delinquente” di Conte è stato messo con Giuda, Bruto e Cassio nel peggior girone dell’inferno, ed è proprio a lui che è stata imputata questa “infausta” crisi.

Sono in molti a pregare per il ritorno di Mario il leviatano e in molti lo piangono per aver perso un’opportunità di guadagno facile. In primis Lufthansa e Unicredit impegnati corrispettivamente nelle trattative di svendita di Ita airways e Mps.

Tuttavia, alla notizia della crisi dell’esecutivo Draghi, i mercati hanno avuto un rialzo ma la politica delle banane e i suoi galoppini parlano di sconfitta della democrazia e paventano scenari da fine del mondo; nel caso di caduta.

Sono in molti che vogliono il “Come Back” di “King Mario”: i sindaci, i sindacati, i giornali e soprattutto Luigi Di Maio, tutti, ma proprio tutti; eccezion fatta per i reali intestatari della democrazia: il popolo italiano.

Lor signori, tutti “uomini d’onore”, si fanno avanti per chiedere al signor Draghi di ritornare e fare questo immenso “sacrificio”, come se al presidente del Consiglio fosse stato chiesto di andare in cantiere a sporcarsi le mani e a spaccarsi la schiena facendo salti mortali per arrivare alla fine del mese.

Ma la crisi non è un film di Woody Allen, egregi spettatori, infatti, se il paese non fosse già messo in ginocchio per le politiche messe in pratica da questo esecutivo, e da molti altri prima di esso, ci sarebbe da ridere per questa commedia tragicomica.

Tuttavia, questa tarantella cari concittadini racchiude una storia triste, una sorta di Blues mal suonato che mette in ridicolo le istituzioni del Paese.

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