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La risoluzione incostituzionale del Parlamento Italiano

by Maurizio Ciotola

Come sempre assistiamo a manifestazioni umane tese ad invocare la pace o all’esaltazione di posizioni pacifiste in ambiti politici e istituzionali, solitamente contestuali quanto occasionali, verso cui verrebbe da dire poco avvezze a un solido programma di pace.

Maschere che vengono indossate all’occasione e secondo opportunità, cui la società attuale è ben plasmata nel rispetto dei propositi cui ignoranza, incapacità criticità, dipendenza economica e intellettuale sono i fondamentali.

Da questo punto di vista, ahinoi, non fanno eccezione alcuna i soggetti dotati di istruzione superiore, normalmente volta a reiterare un pensiero, un agire o i propositi specifici verso cui sono stati istruiti, azzerando capacità critica e soprattutto autonomia intellettuale.

Il mondo del lavoro fa il resto, in ambito mediatico e politico, l’adeguamento è pressoché servile, mai critico e costruttivamente autonomo.

Potremmo partire dalla decisione del Parlamento di una repubblica democratica, che settantaquattro anni fa ha inscritto sulla pietra costituzionale il ripudio alla guerra e che invece ieri, come da diversi anni oramai, ha disposto la sua partecipazione attiva ad atti di guerra.

Da alcuni anni direttamente, attraverso l’invio di truppe attrezzate per l’offesa e travestite dal simbolo di pace sotto l’egida NATO o come in questo caso, indirettamente, con ricche forniture di armi.

Ieri è avvenuto un fatto grave, sul piano politico e etico, su quello delle garanzie costituzionali, che il Presidente della Repubblica dovrebbe respingere per palese incostituzionalità.

La fornitura delle armi a un paese in guerra, non può essere in alcun modo una misura attraverso la quale fermare l’azione bellica, in corso tra Russia e Ucraina.

E’ come versare della benzina sul fuoco vivo, che non solo alimentiamo, ma dal quale dobbiamo temere i ritorni di fiamma, cui l’allegro e incosciente cospargere benzina potrebbe indurre.

Quest’azione, inopportuna e inaccettabile, che mette in evidenza i limiti evidenti di chi ha fatto la proposta, ma soprattutto di coloro che l’hanno approvata, sarebbe sufficiente per decretare de facto lo scioglimento delle camere, ancorché la richiesta di dimissioni del presidente del Consiglio in carica.

Questo al di là dei giudizi sull’inaccettabile guerra in corso in Europa, cui la “mano” che agisce e quella che l’ha fatta scaturire, continuano a tenere in scacco le democrazie europee, mai liberatesi dei due blocchi militari dopo la caduta del muro di Berlino.

L’Unione Europea non può e non deve accettare l’imprimatur statunitense, per cui i nuovi membri della stessa Unione devono essere obbligati a accettare il sistema difensivo(?)NATO e entrare a farne parte.

Nel 1990, poco dopo la caduta del muro di Berlino, Giulio Andreotti espresse chiaramente il suo pensiero in merito al superamento dell’alleanza NATO, di conseguenza sollecitò la costituzione di una forza militare di sicurezza e cooperazione nell’Unione Europea, l’OSCE.

L’attuale Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha riacceso il dibattito in merito a questa necessità, evidentemente prioritaria per quanto riguarda l’esistenza e l’autonomia della stessa UE.

In questo equilibrio instabile sul piano geopolitico, in cui gli attori emergenti come la Cina sono diventati dominanti, il timore risiede nell’impulsività politica dei vecchi attori internazionali, causata dall’inconsistenza del pensiero politico da cui sono governati.

La violazione del diritto internazionale, cui oggi è responsabile la Russia, come qualche anno fa lo è stata la Francia in Libia, l’Iraq in Kwait e gli Stati Uniti in Afghanistan, solo per citare alcuni recentissimi fatti, non può essere avallata da nessuno o giustificata secondo le necessità materiali contingenti.

Certo è che, questa guerra, di cui solo il popolo ucraino sta pagando il prezzo salato e doloroso, ha rinvigorito un’economia decadente, basata sul regime paradigmatico del secolo passato, da cui sembravamo proiettati a uscire.

In parte grazie a una consapevolezza globale e non ultimo, in seguito all’impulso determinato dalla pandemia ancora in corso.

In questo l’arretratezza della politica del nostro Paese, che non riesce ad andare oltre il contingente, ha saputo segnare in questi stessi tragici giorni, un arretramento di cui dobbiamo aver timore.

Sicuramente questa fase di trasformazione economico sociale ha fatto saltare, come è sempre accaduto, i cardini ideologici e le prassi, attraverso cui eravamo usi definire il cammino economico e sociale sul piano globale.

Altrettanto certo è che, se questa nuova fase incline a acquisire le tristi caratteristiche di un nuovo medioevo, non verrà superata ricorrendo a un nuovo umanesimo, caratterizzato da visioni neorinascimentali decontestualizzate, cadremo in una fase buia, dominata dall’arroganza, che già impera e dalla violenza, che appare sempre meno contenibile.

Nel ricordare i quattro maestri cui il filosofo Vito Mancuso fa riferimento in un suo saggio eccelso, è probabile che questo sia il momento in cui il pensiero confuciano dovrà emergere, senza evidentemente scindersi dall’influenza degli altri tre pensieri, definiti rispettivamente da Socrate, Buddha e Gesù.

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Fabiano Citi 2 Marzo 2022 - 21:22

Sono i soliti che ogni tanto si inginocchiank, cantano “Bella ciao”, fanno visita ai lagher, ricordano la Shoa eppoi….. Si fanno trasportare dai guerraffondai statunitensi…. Gli yankee democratici che hanno rinchiuso i veri abitanti americani in lagher.

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