Lo spoglio si è concluso nella notte, e le elezioni irlandesi per l’assegnazione di tutti e 160 seggi hanno un vincitore. In testa per numero di deputati chiudono a quota 38 i liberal-conservatori del Fianna Fail di Micheal Martin, non più alla guida del governo da 12 anni. Segue a ruota la sinistra nazionalista dello Sinn Fein di Mary Lou McDonald, vincitrice del voto popolare col 24,5% contro il 22,2 del partito di Martin e protagonista di’una clamorosa avanzata, che arriva a 37 seggi; mentre solo terzo è il Fine Gale (Ppe) del premier uscente filo-Ue, Leo Varadkar, che si ferma a 35 deputati.
Il risultato lascia incerta la partita per la formazione del governo e per l’indicazione del premier.
Sinn Fein è ora l’unico partito irlandese con una grande influenza politica sia a nord che a sud del confine irlandese, la nuova frontiera terrestre dell’Unione europea con il Regno Unito. Tale spostamento sismico nella politica irlandese fa sì che la richiesta di Sinn Fein di un’Irlanda unita venga ascoltata più forte.
Ciò alimenterà le crescenti paure unioniste nell’Irlanda del Nord. Quindi, che gli piaccia o no, le considerazioni sulla Brexit del Primo Ministro britannico Boris Johnson dovranno fare i conti con questa realtà. Forse più direttamente, un governo irlandese con l’Irlanda Sinn Fein ardentemente pro-unità al suo interno, o anche in forte opposizione ad esso, potrebbe inasprire la risoluzione dell’Ue sui negoziati e quindi limitare le potenziali concessioni agli inglesi.