La corsa al Campidoglio non si ferma e il candidato socialista, Bobo Craxi, continua imperterrito ad inseguire il suo sogno: ridare vita e decoro al partito socialista italiano, da troppi anni lasciato assopito.
I socialisti e il socialismo in questi anni hanno perso tanto: Contratti di lavoro precari e non garantiti, introduzione del licenziamento per giusta causa, abolizione dell’articolo 18, salari scarsi, carovita alle stelle, sistema pensionistico poco adeguato, scarsissima tutela del consumatore, pensioni agli anziani che sono sempre più ai margini della società, poca tutela delle fasce deboli, diritti dei lavoratori e lavoratrici calpestati dai datori di lavoro onesti che vengono spremuti dalle imposte pesanti per le grandi evasioni, diritti umani poco tutelati e crisi sociali in ogni angolo (Anziani contro giovani, no vax contro pro vax, fascisti contro comunisti).
In questo scenario caotico e aberrante abbiamo bisogno del socialismo, e a ricordarcelo è lo stesso Bobo Craxi che, in diverse interviste, parla un po’ del suo disegno: “La nostra è una forma di prenotazione per il futuro. Presentarsi nella capitale d’Italia significa che il Partito socialista intende continuare ad esserci. Non si può mantenere viva una tradizione come la nostra senza la presenza nella capitale d’Italia. Vi è una simbologia in questo che non può sfuggire a nessuno”.
“Ho accettato di buon grado la candidatura a Roma – continua Craxi – cogliendo questo elemento sostanziale. Chi ha vissuto una lunga stagione all’interno del socialismo italiano ha anche degli obblighi morali che prescindono dall’ambizione. Si tratta di sorreggere una nuova generazione di socialisti cercando di sintonizzare il voto romano con quello di altre capitali europee. Una eventuale vittoria dei socialisti a Berlino nelle elezioni generali, l’affermazione della leadership di Sanchez in Spagna, poi il Portogallo, generano l’esigenza di non smarrire il filo che lega una grande capitale europea al resto d’Europa”.
In Italia “vedo all’orizzonte un disfarsi del sistema politico italiano. Quando parlo di prenotazione è perché dobbiamo trovarci pronti: l’area laico-socialista si costruisce nel centrosinistra. L’errore commesso da Calenda e da Renzi è di duplice natura: primo, di non avere determinato le condizioni politiche perché un’area più vasta si riconoscesse in una proposta riformista alternativa o parallela al partito democratico. Secondo, immaginare che reiterando la personalizzazione della politica si possa venire a capo di un problema che invece è strutturale della democrazia italiana dal ‘93 ad oggi”.
Si ricorda, nell’immaginario collettivo, “la mancanza di un’area laico socialista nella sinistra italiana e più in generale nella politica democratica italiana”.
Poi, Craxi, parlando dell’alleanza col Pd aggiunge: “Il problema si pone in altri termini. Non è una questione personale. Il problema è che la questione socialista non è stata risolta. Il tema non è un revisionismo che rifaccia il processo alla storia, il documento che sta alla base dell’accordo politico PD-PSI a Roma e saluta come un fatto significativo la mia candidatura esplicita l’esistenza di “errori politici storici” nei rapporti a sinistra. Questo lo considero un piccolo passo in avanti verso un necessario revisionismo.
Bisogna “accogliere quello che è l’elemento di squilibrio del centrosinistra italiano. E cioè che il Partito democratico nella sua funzione evocativa ha esaurito la sua ragione d’essere che era quella, in un sistema bipolare, di raccogliere tutti i progressisti. Di fronte a un partito che naviga attorno al 19-20% è chiaro che siamo di fronte a un fallimento su questo versante”.
In seguito, parlando della città di oggi, Craxi dice: “E’ evidente il fallimento dell’amministrazione uscente. Serve il ritorno nella capitale di una leadership che rappresenti la vocazione europea, internazionale e mediterranea di questa città che può essere garantita solo da candidati che hanno in sé questa caratteristica. Non serve la personalizzazione della politica, come fa Calenda. Un errore che ricorda molti uomini politici di questi anni cioè la personalizzazione intesa come assorbimento del pluralismo della democrazia e delle opinioni. Una cosa vorrei aggiungere…”.
«Sento nelle persone tanta voglia di cambiamento – sostiene Craxi – non credo, poi, alla longevità delle amministrazioni quando sono subissate di critiche. Sappiamo, in questo caso, che la Raggi è stato un sindaco generoso, ma alle proprie spalle non ha più nulla, né un partito, né alcun riferimento della società e questo lo paga. Non a caso le coalizioni più competitive sono quelle che hanno avuto una consuetudine al governo, centrodestra e centrosinistra. Roma è una città che ha uno sguardo europeo e quindi volentieri ritornerà a essere guidata da un candidato di centrosinistra».
L’obiettivo di Craxi è quello di trasformare Roma nella capitale che merita di essere dando più potere e responsabilità alla città stessa per ritornare quella di un tempo. Sono troppi anni che non brilla la splendida Roma, “Tu sei nata grande e grande hai da restà”, come diceva Venditti. “Ho insistito – sottolinea il candidato socialista – affinché si inserisse nel programma la riforma, la revisione e la riqualificazione della normativa su Roma Capitale. Roma deve sciogliere il nodo delle contraddizioni che sono emerse con la fine delle Province; con l’applicazione dell’area metropolitana siamo ancora a lettera morta. Roma non è capitale metropolitana, non è capitale di provincia e non gode degli stessi vantaggi di cui potrebbe godere una città-regione. È incardinato un ddl molto importante a cui va collegato lo spirito della legge di Roma capitale dove Roma si svincolava rispetto al resto del Paese. Questo per rafforzarne il ruolo e non per separala dal resto del Paese”.
Poi, l’ex deputato e sottosegretario, parla della rinascita del socialismo e della sua diffusione in Europa e nel mondo. Elencando i diversi obiettivi, dice che non bisogna aver fretta poiché “La ricostruzione sarà difficilissima e lenta. Ci abbiamo messo diversi anni, pur mantenendo in vita qualche cosa che abbia un legame con la storica tradizione del socialismo italiano. Lo vedo, però, molto più alla portata oggi. L’obiettivo per noi di rappresentare nel Paese il 5 per cento degli italiani non è molto distante».
Infine, concludendo in bellezza, quando gli viene chiesto quanto fosse grande realmente il pericolo sovranista rappresentato da Salvini e Meloni, Craxi risponde: “La destra, candidando una figura spenta, sembra abbia rinunciato alla leadership della città. In realtà essendo una propaggine reazionaria e conservatrice del populismo, la nuova destra della Meloni, sviluppa esattamente le stesse contraddizioni del populismo dei 5 Stelle. La raccolta del consenso è una cosa, ma capitalizzarlo per costruire un progetto di società è un’altra. Soprattutto se non si ha il progetto. Si limitano a una elencazione di problemi e allo stuzzicare i sentimenti più retrivi di un popolo che ha sofferto prima per la crisi economica e poi con il covid ha subìto un contraccolpo durissimo”.
Il sogno di Craxi non può più aspettare! Bisogna rispolverare il Garofano, rimboccarsi le maniche e mettersi a lavoro per ridare lustro alla Capitale e a quello splendido fiore rosso e, soprattutto, è necessario ritornare a dare senso e importanza ad un movimento che nel mondo sta ridando speranza a moltissima gente.
In Spagna con Sanchez, in Usa con Sanders, in Francia con Anne Hidalgo, in Germania con Sholz, per non parlare di Svezia, Norvegia e in tanti altri Paesi. Il sentimento socialista si diffonde poiché, nel mondo di oggi, è l’unica medicina contro ingiustizia e iniquità. Serve il socialismo. Abbiamo bisogno di socialismo. Avanti socialisti e avanti Craxi. Faje er cucchiaio!
1 comment
Lo trovo un intervento centrato, quasi commovente, per risvegliare dal disinteresse della politica, che purtroppo ha ragione d’essere, nel momento che è incontestabile il degrado sociale e umano che abbiamo raggiunto, a mio parere non per la politica ma per la sua mancanza.
Detto questo, bisogna convincersi che il Partito Socialista è uno per convincere chi aspira a rappresentarlo a non farlo da solo.