Nato a San Pancrazio Parmense il 6 maggio 1924 e morto a Felino il 14 marzo 1945, Eugenio Banzola, decorato con la medaglia d’oro al valor militare, fu un partigiano e militare italiano che nella Val Parma partecipò al movimento della Resistenza. La chiamata alle armi avvenne il 17 agosto 1943 nel Battaglione Gemona al deposito dell’ 8° Reggimento alpini.
In seguito all’armistizio dell’ 8 settembre fece ritorno a casa ma fu poi richiamato in servizio nel 131º battaglione Genio lavoratori dopo un anno. Banzola abbandonò il battaglione nel 1944 per unirsi ai partigiani della Brigata Pablo, con il nome di battaglia “Ricci”. A Casatico di Langhirano (PR), il 13 marzo 1945, con alcuni partigiani, riuscì a rallentare l’avanzata del nemico per un breve periodo, ma questi, trovandosi nettamente superiori numericamente riuscirono infine a respingere la Brigata Pablo. Le forze nemiche ferirono alle gambe e catturarono Eugenio Banzola, successivamente trasportato a Felino nei reparti della Repubblica di Salò. Eugenio fu ucciso il 14 marzo 1945, fucilato nel tratto di strada che porta al Castello di Felino, dopo ore di interrogatorio e atroci torture senza dare nessun tipo di informazione. Il 6 luglio 1976 Eugenio Banzola fu insignito, con decreto del presidente della Repubblica Giovanni Leone, di medaglia d’oro al valor militare. Questa la motivazione: “Partigiano combattente, dopo aver per lungo tempo collaborato con il movimento di Resistenza della provincia di Parma, si arruolava nella Brigata ‘Pablo’. Nel corso di un violento scontro sostenuto da pochi partigiani contro forze nemiche consistenti in centinaia di uomini, dopo essersi lanciato coraggiosamente per ben due volte al contrassalto, veniva gravemente ferito alle gambe da una raffica di arma automatica. Immobilizzato, continuava a combattere finché, esaurite le munizioni e scagliate sull’avversario le sue ultime bombe a mano, veniva sopraffatto e catturato e veniva interrogato per un’intera notte, nel corso della quale allo strazio delle ferite, l’avversario inferocito, per strappargli nomi di compagni e notizie sulle formazioni partigiane, aggiungeva il martirio di altre orrende sevizie. Irrigidito in uno stoico ostinato silenzio, affrontava serenamente la tortura e la morte pur di non tradire. L’immagine del suo corpo denudato, legato, brutalmente evirato e stroncato dall’ultima rabbiosa raffica, rimase ad indicare vergogna per gli aguzzini traditori ed un riferimento di luce sulla via per l’affermazione dei supremi valori della libertà”.
Nella galleria fotografica, il cippo dedicato a Eugenio Banzola, posto a Felino, in provincia di Parma.