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Il mostro populista

by Bobo Craxi

Avanza e non arretra nella democrazia italiana il mostro populista, la pretesa di occupare il centro della scena politica con piglio pragmatico sempre sottolineando che esso non si sente “né di destra, né di sinistra”; furba allocuzione per ingannare gli elettori che si sentono tali e che quindi vengono rassicurati dal fatto che l’opzione politica scodellata è talmente orientata al “problem solving” che non possa attardarsi in dispute novecentesche sulla purezza della dottrina.

Questioni superate dall’usura del tempo e dall’impetuoso avanzare delle crisi generalizzate sul terreno dell’economia, dell’ambiente, della salute, del lavoro di cui le soluzioni non possono tenere conto di orientamenti e formule che ormai non riescono più a tenere il passo con i tempi, e quindi si opta per soluzioni liberali, efficaci, pragmatiche e naturalmente sempre democratiche.

Così abbiamo assistito negli ultimi giorni al varo della nuova guida, nuova si fa per dire, del movimento che in Europa è considerato populista per eccellenza ovvero i cinque stelle.

La nuova leadership di Conte ha già fatto sapere che il movimento, guai a chiamarlo Partito, sarà capace di integrare persino il pensiero ribelle ostinato di quell’impasto di terzo mondismo sudamericano e di neo-fascismo italiano così ben rappresentato dal giovane Di Battista, di rientro in patria.

Il movimento naturalmente sì contraddistinguerà per la sua continuità con l’esperienza di Governo, partita in aperta ostilità con l’Unione Europea e finita per essere una costola del centralismo europeista Franco/tedesco, per l’adesione senza se e senza ma con l’alleanza l’Atlantica dopo avere civettato sino all’altro giorno con il turbo-capitalismo comunista cinese. Una truffa ideologica dei nostri giorni.

Sarà garantista, a giorni alterni, sempre tenendo conto dello stato di avanzamento delle vicende personali del leader fondatore e vigile sulle sorti della Riforma della Giustizia, che verrà implementata dal Referendum, posto che non si è riusciti a dinamitare il rientro nella Carta Costituzionale voluto da Mario Draghi ed imposto dal Ministro Cartabia.

Né di destra né di sinistra pare voler annunciare di essere anche la nuova stagione di Michele Emiliano, che si prepara a guidare una nuova esperienza sudista, essendo giunto quasi al capolinea del suo mandato e che quindi prepara una riscossa popolare del mezzogiorno, rinsaldando vecchi legami con amministratori segnatamente di ultra/destra ed essendo ormai allergico, lo era da tempo, alle liturgie partitiche del PD, ultimo scalcagnato baluardo delle esperienze dei partiti novecenteschi, che, come il resto dei partiti che dominano la scena democratica italiana, non convoca un Congresso che sia degno di questo nome praticamente dalla sua nascita.

“Né di destra né di sinistra” intende essere il giudice “rinnegato” dalla Magistratura, Luca Palamara che ha annunciato di volere partecipare alle suppletive di ottobre; egli tuttavia merita un commento a parte, non è un professionista del ramo della politica, si batte per un’idea di fondo, per una giustizia non condizionata dai poteri della magistratura che lui stesso ha svelato essere irresponsabili, e per questa ragione dal corpo é stato espulso senza indugio alcuno creando anziché un colpevole tacitato, un vero e proprio testimonial della malagiustizia di questo paese.

Per questa ragione l’allocuzione “Non sono di destra non sono di sinistra” risente non di una furbizia tattica ma di una condizione reale dettata dalla propria volontà di testimonianza civile in un momento di sbandamento della nostra giustizia.

Tuttavia non possiamo dirci che non si inscriva nel novero di un’altra opzione populista, che vuole fare sponda con il convertito dell’ultima ora sulla via di Damasco del Garantismo, ovvero Matteo Salvini, fresco promotore dei referendum
Radicali che speriamo non affosserà mettendo un cappello troppo grande sopra la benemerita iniziativa.

Il populismo ha ancora il vento che soffia nelle sue vele; perché i blocchi politici che vanno formandosi non riescono ad avere un centro solido che li sostiene e quindi sono costretti a sbandare verso posizioni più radicali, che si tratti di certificati vaccinali o diritti civili, si tratti di questioni di giustizia o di immigrazione.

Questo avviene in Italia, ma questo avviene anche altrove; la tentazione di scaricare sui governi in carica la crisi post/pandemica é enorme; affilano le loro lame la destra e la sinistra francese, e quella tedesca.

Né di destra, né di sinistra ma quello che appare più evidente é che destre e sinistre cavalcano il malcontento delle classi medie non offrendo alcuna soluzione ma solo rappresentanza mediatica e nelle piazze.

L’autunno si prepara “caldo” come si suol dire, gli assalti ai palazzi vuoti del potere sono iniziati in Sudamerica, in Africa, in Medio Oriente; si attendono repliche anche nella “Vecchia Europa” se non sarà in grado di reggere il vecchio establishment e se le forze realmente democratiche non ritornano a rappresentare con autorevolezza, coerenza e forza suggestiva il popolo stremato dalla crisi e dalla Pandemia.

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