Home Attualità Giorgia Meloni contro l’RDC per reintegrare paghe da fame e sfruttamento

Giorgia Meloni contro l’RDC per reintegrare paghe da fame e sfruttamento

by Romano Franco

Giorgia Meloni torna a far parlare di sé e, con le sue “verità” mendaci, cerca di incantare la gente offendendo le stesse istituzioni che ha sempre rappresentato.

La leader di FdI non si risparmia e parla di realtà corrotte e ladrone. “Abbiamo un problema serissimo di credibilità delle nostre istituzioni, anche per chi investe, perché in questa nazione non investe più nessuno: non ci si fida perché le regole cambiano dal giorno alla notte, perché lo Stato si prende degli impegni che poi non mantiene, perché le istituzioni sembra che facciano di tutto per fregare”.

Parte così la filippica della Capa di Fratelli d’Italia in piazza Garibaldi a Parma, a sostegno del candidato sindaco Priamo Bocchi.

E, poi, parlando del “mulino che vorrei” dice: “Nell’Italia che sogniamo noi le Istituzioni sono parte della comunità, le istituzioni e i cittadini si prendono per mano e camminano insieme, si danno aiuto a vicenda, non come accade da noi ma come accade in tutte le altre nazioni del mondo, che aiutano le loro aziende a entrare nei mercati internazionali e difendono quelle aziende”.

“Io vorrei una classe politica capace di difendere l’interesse nazionale italiano. Noi abbiamo istituzioni che fanno di tutto per massacrare chi vuole lavorare in questa nazione”, ha aggiunto Meloni contestando poi il reddito di cittadinanza.

“Il principio del reddito di cittadinanza è sbagliato sul piano culturale per due ragioni – ha spiegato Meloni – La prima: uno Stato giusto non mette sullo stesso piano dell’assistenzialismo chi può lavorare e chi non può farlo. Uno Stato giusto si occupa di fare assistenzialismo a chi non può lavorare, ma a chi può lavorare deve garantire un posto di lavoro, la libertà e la possibilità di partecipare. E in secondo luogo perché io trovo scandaloso che uno Stato come il nostro dica a ragazzi di vent’anni di stare a casa dando la paghetta”.

Tralasciando il sogno alla miss Italia, dove tutti si tengono per mano e corrono sui prati in pace e armonia, facciamo un tuffo nella realtà: la verità di Giorgia Meloni è falsa quasi quanto il suo sorriso e la sua netta discriminazione contro la povera gente che è rimasta senza lavoro nel mondo del terzo millennio, a causa delle macchine e dell’intelligenza artificiale che stanno sostituendo gran parte della forza lavoro, è inconfutabile e ci descrive una narrazione ridicola e grottesca.

La leader di Fratelli d’Italia si dice contro il Reddito di Cittadinanza ma non parla mai di salario minimo o di diritti del lavoratore.

Le contraddizioni della Meloni sono quasi più evidenti del suo stile da Duce e, infatti, si dice contraria all’afflusso di immigrati che concorrono con gli italiani per un posto di lavoro, ma, quando si parla di garanzie per i lavoratori, come una paga dignitosa ad ore che privilegia sicuramente l’italiano più istruito, sgattaiola dal discorso come un gatto non vedente.

La politica messa in pratica dalla Meloni è pericolosa e antisociale poiché permette all’azienda di assumere il lavoratore più bisognoso e che sia più propenso alla schiavitù e alla sottomissione.

E’ difficile non vedere quanto questa visione dia la possibilità al prenditore di risparmiare di più e mettersi qualche soldo in tasca, il tutto, a discapito del lavoratore e per realizzare un sistema feudatario di padroni e sotto.

Il Reddito di Cittadinanza potrà pure esser stato concepito male e dovrebbe sicuramente essere integrato al lavoro, anche per dare la possibilità al datore di lavoro più in difficoltà di assumere un dipendente, ma, sicuramente, rappresenta uno scaglione per quanto riguarda la dignità del dipendente.

Un lavoratore che guadagna più o meno quanto il Reddito di Cittadinanza ha gli stessi diritti di un impiegato di un Paese del terzo mondo e non dell’ottava potenza economica mondiale. Ma la linea schiavista portata avanti dalla Meloni non pare dello stesso avviso.

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