Meglio tardi che mai. In una lunga lettera ad un giornale, Luigi Di Maio, fa un’autocritica per la gogna mediatica a cui venne sottoposto Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi, il quale era stato arrestato con l’accusa di turbativa d’asta. “Chiedo scusa a Uggetti: mai più gogna sulle inchieste giudiziarie. Anche io contribuii ad alzare i toni e a esacerbare il clima” e in quell’occasione Di Maio era stato promotore di un “sit-in di protesta e campagne social” contro il sindaco di Lodi, che in primo grado era stato condannato e poi assolto in appello.
Infatti nel 2016, l’attuale ministro degli Esteri si schierò apertamente contro l’ex primo cittadino chiedendo le sue dimissioni e ora pentito dichiara che “campagne social, i sit-in di piazza, insinuazioni, utilizzo di frasi al condizionale che suonano come indicative, con il senno di poi, credo siano stati profondamente sbagliati”.
Cosicché Di Maio promette che non ci sarà “mai più gogna come strumento di campagna elettorale” perché “anche io contribuii ad alzare i toni e a esacerbare il clima”.
E quindi adesso dice che “è giusto che in questa sede io esprima le mie scuse. Glielo dovevo” a Uggetti “da persona e da essere umano, prima ancora che da uomo delle istituzioni”. Questa ammissione chiude sicuramente una stagione in cui la lotta politica tra 5Stelle e Pd era feroce e sicuramente la presa di posizione di Di Maio gli fa onore anche se non tutti i pentastellati la pensano allo stesso modo. Comunque l’ex sindaco di Lodi non ha fatto dichiarazioni nel merito delle cose detta da Di Maio e ha affermato di “ragionarci bene prima di commentare”.
Ora Di Maio fa il resoconto di quei giorni di cinque anni fa. “Li ricordo bene, la notizia dell’arresto portò diversi partiti italiani a chiederne le dimissioni. Nella stessa piazza, e nello stesso weekend, prima il Movimento 5 stelle, con la mia presenza, e il giorno dopo la Lega di Matteo Salvini, con Calderoli, organizzarono dei sit-in contro il dottor Uggetti fino a spingerlo, un mese dopo l’arresto, alle dimissioni”.
Ora invece, giunge da parte di Di Maio una “richiesta di aprire una riflessione”. “Con gli occhi di oggi ho guardato con molta attenzione ai fatti di cinque anni fa. L’arresto era senz’altro un fatto grave in sé, che allora portò tutte le forze politiche a dare battaglia contro l’ex sindaco, ma le modalità con cui lo abbiamo fatto, anche alla luce dell’assoluzione di questi giorni, appaiono adesso grottesche e disdicevoli”.
Il caso di Simone Uggetti, esponente Pd, suscitò scalpore poiché il primo cittadino venne arrestato nel 2016 per degli appalti su due piscine comunali e ha dovuto aspettare cinque anni prima di essere ritenuto innocente da parte della Corte d’Appello. Ci fu una campagna nazionale del Movimento Cinque Stelle sulla vicende che si mobilitò con sit in nelle piazze e con attacchi durissimi sui social.
Ma le scuse di Di Maio non convincono Danilo Toninelli altro esponente dei Cinque Stelle che non è d’accordo con quanto afferma il Ministro degli Esteri. “Prima di chiedere scusa bisogna guardare tutte le motivazioni della sentenza. La moralità in politica conta più delle sentenze. Fatemi leggere le carte e poi commenterò”.
Il ministro Di Maio afferma oggi che bisogna “aprire una riflessione”, rammentando che “il periodo dell’arresto di Uggetti coincise con le campagne elettorali che nel 2016 coinvolsero le città di Roma, Torino, Napoli, Milano e Bologna” e ammettendo che “anche io contribuii ad alzare i toni e a esacerbare il clima”.
“Sul caso Uggetti fu lanciata una campagna social molto dura a cui si aggiunse il presidio in piazza, con tanto di accuse alla giunta di ‘nascondere altre irregolarità’ – continua Di Maio – Ironia della sorte, quando terminai il mio comizio in piazza a Lodi, poche ore dopo, i media diedero notizia di un procedimento giudiziario per abuso di ufficio a carico di Filippo Nogarin, allora sindaco M5s di Livorno”.
“La campagna di attacchi proseguì per settimane e si allargò al governo centrale – dice il ministro – Sono fortemente convinto che chi si candida a rappresentare le istituzioni abbia il dovere di mostrarsi sempre trasparente nei confronti dei cittadini, e che la cosiddetta questione morale non possa essere sacrificata sull’altare di un ‘cieco’ garantismo”.
Secondo Di Maio, “il punto qui” è “l’utilizzo della gogna come strumento di campagna elettorale” perché “tutte le forze politiche avevano il diritto di chiedere le dimissioni del sindaco, ma campagne social, i sit-in di piazza, insinuazioni, utilizzo di frasi al condizionale che suonano come indicative, con il senno di poi, credo siano stati profondamente sbagliati”.
E ancora. “Una cosa è la legittima richiesta politica, altro è l’imbarbarimento del dibattito, associato ai temi giudiziari. Un atteggiamento mediatico e pubblico che ha contagiato molte forze politiche in quegli anni, basti pensare ai giorni in cui Virginia Raggi finì al centro di inchieste giudiziarie, che di recente hanno visto una totale assoluzione per la prima cittadina, e alle posizioni assunte da alcuni partiti che si sono sempre definiti garantisti, salvo che con lei – prosegue ancora – Penso, ancora, al caso Tempa Rossa che coinvolse Federica Guidi, penso ai casi di diversi sindaci italiani, penso al caso Eni”.
“Per me – conclude – esiste il diritto della politica di muovere le sue legittime critiche e richieste, ma allo stesso tempo esiste il diritto delle persone di vedere rispettata la propria dignità fino a sentenza definitiva e anche successivamente. I diritti, appunto, sono diritti e in quanto tali vanno rispettati; allo stesso modo ogni soggetto politico ha il dovere di dissipare ogni ombra sul suo operato senza mai nascondersi dietro a silenzi o scorciatoie mediatiche, soprattutto se sono la stampa e l’opinione pubblica a chiederne conto”.
Su queste scuse interviene, Matteo Renzi, che era presidente del Consiglio all’epoca dei fatti. “Cinque anni dopo Di Maio si scusa. Pubblicamente. Creando un ‘clima infame’ hanno vinto le amministrative 2016. Ma adesso si scusano, segno che qualcosa sta davvero cambiando. Meglio tardi che mai”.
Il Pd esprime apprezzamento per la nuova posizione di Di Maio. “Bravo a scusarsi con Uggetti e a condannare ora e per sempre ‘l’uso della gogna come strumento elettorale’. Se il M5S cambierà – e dobbiamo augurarcelo – la differenza si vedrà tutta qui: sul garantismo e sul rispetto dello Stato di diritto”, afferma il deputato Andrea Romano.
Per Alessia Morani, deputata dem “le scuse di Di Maio a Simone Uggetti sono apprezzabili e coraggiose, dopo gli anni in cui i Cinque Stella hanno alimentato la barbarie del giustizialismo. Emerge chiaramente la differenza tra Di Maio e Toninelli, che ha rifiutato qualunque ripensamento sulla gogna mediatica a cui è stato sottoposto Uggetti. Una differenza che ormai è tra due diversi M5s, uno che sceglie il garantismo e uno che prosegue sulla strada della barbarie giustizialista e della violazione dello Stato di Diritto. Ed è evidente che il Partito democratico potrà allearsi solo con uno di questi due movimenti”.
Apprezza il gesto di Di Maio anche Carlo Calenda: “Non posso essere accusato di simpatie verso Luigi Di Maio, ma la lettera che ha scritto è un grande passo avanti. E occorre riconoscerlo”.