Il procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho prende posizione sul metodo che reputa migliore per scegliere i componenti del Consiglio Superiore della Magistratura e senza indugi ritiene che si debba procedere al sistema del sorteggio.
“Credo che una riforma sia necessaria e su questo sono tutti d’accordo. Penso però che la modalità più lineare e più obiettiva per comporre il Consiglio sarebbe quella del sorteggio, che esclude la possibilità di interferenze da parte di chiunque. Mi è chiaro che il quadro porta in altra direzione: si vuole modificare la situazione, ma non nella direzione del sorteggio. Continuo a pensare – continua De Raho – però, che il sorteggio corrisponda esattamente alla capacità del magistrato medio. Non mi scandalizzerei, anzi credo che sarebbe la modalità attraverso cui escludere qualunque eccessiva interferenza o condizionamento”.
Bisogna ricordare che De Raho è stato aderente anche alla corrente di Unicost. A favore del sorteggio, si sono sempre espressi anche altri due consiglieri del Csm, Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita, magistrati di Articolo 101, il gruppo che ha preso origine proprio dal rifiuto alla logica delle correnti della magistratura.
La riforma del Csm, che intende varare la ministra Marta Cartabia, prevede una modifica dell’attuale legge elettorale esistente che sostituirebbe sette collegi al posto di un unico collegio nazionale.
Tra l’altro, uno di questi sarebbe riservato ai giudici di legittimità, due per i pubblici ministeri, quattro per i giudici. Il numero dei consiglieri rimarrebbe invariato e, per coprire 16 seggi, ogni collegio elegge i due candidati più votati con preferenza unica.
I due posti rimanenti verrebbero scelti tra i migliori terzi classificati. Ad Ardita e Di Matteo non piace il meccanismo di tale normativa che “farà sparire ogni possibile opposizione allo strapotere delle correnti che sottometteranno definitivamente i magistrati liberi che sono la maggioranza. Sarebbe il trionfo del correntismo e del bipolarismo che provocherà ulteriori spaccature e conflitti”.
Mentre, per quanto riguarda la proposta Cartabia De Raho in relazione alle regole più stringenti alla comunicazione dei magistrati, che punta a richiamare i magistrati a tenere in alta considerazione il principio di non colpevolezza del cittadino, salvo sentenza definitiva, De Raho si dice “perfettamente d’accordo con i principi enunciati dalla direttiva europea. Bisogna escludere dalle nostre comunicazioni qualunque indicazione che possa far apparire come colpevoli i soggetti coinvolti in un’indagine”.
“L’enfasi con cui certe indagini vengono rappresentate dalla stampa, rischia di diffondere nell’opinione pubblica la patologia del giustizialismo, la sollecitazione a una giustizia sommaria – ritiene ancora il capo dell’Antimafia – Probabilmente anche la stampa dovrebbe trovare un maggiore temperamento. Ed è vero che si assiste a volte al protagonismo di alcuni circoli mediatici ai quali non sono estranei gli stessi magistrati, che tendono alla costruzione di verità alternative, mediante la propalazione di elementi non sottoposti a valutazione”.