Giorgia Meloni torna all’attacco al consueto raduno giovanile della destra italiana ad Atreju, Roma, e a finire nel suo mirino sono i soliti: Immigrati, Lgbt e quel martire, quasi in pensione, del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
“Vogliamo un Capo dello Stato che faccia gli interessi della nazione e non del Pd, vogliamo un patriota”, invoca la Meloni.
“Dobbiamo batterci per conservare e difendere la nostra sovranità nazionale”, prosegue la leader di FdI. “Noi crediamo che bisogna uscire dal pantano dell’attuale sistema di elezione del presidente della Repubblica ed entrare in una Repubblica presidenziale con un presidente che risponde non a parlamentari eternamente sul mercato” ha detto la Meloni.
“Non mi stupisce che sia contrario Giuseppe Conte perché, a occhio, lui non avrebbe fatto il capo del governo con l’elezione diretta e non mi stupisce che sia contrario il Pd che è lì senza mai aver vinto le elezioni. A loro basta pilotare le elezioni del presidente della Repubblica per rimanere in sella, ma la pacchia è finita”, ha aggiunto.
E così ribadisce la Meloni: “Io cerco un Capo dello Stato gradito agli italiani, non ai francesi, come dice la sinistra, come dice il Pd. Hanno favorito la svendita ai francesi. Palazzo Chigi è l’ufficio stampa dell’Eliseo, Enrico Letta è il Rocco Casalino di Emmanuel Macron”.
“Questo è il tempo in cui si rischia di rendere vani quei sacrifici per la libertà fatti nel passato – prosegue Giorgia Meloni – noi non lo faremo. Ora ogni occasione è buona per limitare la libertà di parola, di manifestazione e le libertà individuali. Ma caro Mario Draghi, avete fatto male i conti: la libertà vale anche in tempi di pandemia”, dice la leader di estrema destra.
“Vorrei dire a Draghi che è stato incaricato con la responsabilità di portare a terra il Pnrr – dice la nazionalista – segnalo che siete in ritardo. Le risorse sono spalmate su diversi anni e sono a debito: non possiamo permetterci di indebitare ancora di più i nostri figli per soldi che non arrivano o per farli gestire da società straniere. Qui non ci mancano le competenze”.
Poi, sulla questione migranti, Giorgia Meloni non perde tempo e rilancia: “Il presidente Draghi ammette che la situazione dell’immigrazione irregolare è fuori controllo. Perché non ha firmato la lettera dei 12 governi di Paesi europei per chiedere di usare i fondi per fermare l’immigrazione di massa e chiedo a Draghi: perché il ministro Lamorgese è ancora al suo posto?”.
“I figli non si comprano al supermercato, per poi magari abbandonarli come fossero giocattoli rotti quando non ci servono più. Questa non è modernità, è barbarie. Noi continuiamo a difendere la famiglia naturale da chi vorrebbe abolirla. Combattere la discriminazione contro gli omosessuali, non c’entra niente con l’identità biologica”, dice chi non vuole assolutamente riconoscerli.
Insomma, il modus operandi è sempre lo stesso: Prendere qualche fatto reale, distorcerlo, e condirlo delle solite paure tanto da attirare anche l’elettore più infervorato nei confronti del nostro Stato e dei suoi rappresentanti.
Problemi e, “Parole, parole, parole”, avrebbe detto Mina. Nessun piano e tanta contestazione. E quindi, dopo il suo retro front non poco sfacciato nei confronti dei vaccini, Meloni, si appresta a sferrare il suo colpo decisivo tentando di influire sulla scelta del futuro Capo dello Stato.
Il perpetuare di diverse paure, quali: Il mal francese, rappresentato da Letta che viene raffigurato come una specie di zerbino dei cugini d’oltralpe; la paura del diverso, rinnovata come sempre dalla famiglia tradizionale che, in qualche ipotetico scenario assurdo, viene costantemente minacciata dalla richiesta legittima di diversi diritti rivolti a cittadini, anch’essi italiani; e dall’uomo nero, “il vero nemico di tutto”; fanno parte dell’impeccabile tourbillon atto a provocare confusione e panico totale in noialtri.
E così, la pillola viene servita, come di consueto, su una trama degna di una tragedia shakespeariana che si conclude in bellezza con la denuncia velata di “Alto tradimento” fatta contro il Presidente della Repubblica.
Parole messe in fila per creare ancor più malcontento e caos ingiustificato in uno scenario catastrofico dove, Pandemia, Clima e Scarsità di materie prime, dovrebbero essere le priorità numero uno da affrontare nel futuro più immediato.
La politica subdola e infima prevale ampiamente nello scenario italiano e quella della Meloni non si ferma, e, come un treno in corsa, calpesta tutto ciò che le si para davanti. Ma la storia insegna, e vi è un monito da fare alla passionale e inarrestabile Giorgia.
Quando si aizzano le folle già inferocite con fumo e superficialità, senza soluzioni utili alla mano, si finisce per fare la fine di Maximilien Robespierre, rivoluzionario francese, che chiese la testa del Re, Luigi XVI, per instaurare un Regime del Terrore, di sicuro peggiore del precedente, e finendo anch’esso vittima del sistema da lui stesso ideato.
Quando il popolo stremato assaggia il sapore dell’odio e del sangue l’unico risultato può essere solo una carneficina