La rottura a sinistra era lampante ed evidente e, nonostante i buoni propositi, era chiaro che al “festival elettorale” non potessero calcare la stessa passerella tante prime donne.
Infatti, nella politica italiana, difficile trovare stella più viziata e luminosa di Carlo Calenda. Guai a non fare come dice lui, l’epilogo potrebbe essere colmo di fango e melma. Così è stato per il Pd.
Il segretario di Azione, Carlo Calenda, rompe gli indugi e rinuncia all’alleanza con il Pd che aveva detto voler a tutti i costi intraprendere.
“E’ la decisione più sofferta che ho preso da quando ho cominciato a fare il politico. Ed è questo l’elemento che mi fa decidere, ho deciso di fare politica nel 2018 quando il Pd prese il minimo storico, e l’ho fatto per contrastare il populismo becero, pensavo che il Pd fosse l’unico argine, poi il Pd ha preso una strada differente”. “Questa legislatura ha visto tutto il contrario di tutto, e due sono stati i punti di rottura, l’incapacità di trovare un nome diverso a Mattarella e l’ingnominia internazionale della caduta di Draghi. E’ da ieri che Enrico Letta sa cosa sarebbe successo”, dice il leader di Azione.
Ma l’annuncio per il Pd e il suo segretario ha il sapore di una pallonata al linguine e così Letta risponde a Calenda su Twitter scrivendo: “Ho ascoltato Carlo Calenda. Mi pare da tutto quel che ha detto che l’unico alleato possibile per Calenda sia Calenda. Noi andiamo avanti nell’interesse dell’Italia”.
“Il Pd sarà ancora più determinato rispetto a prima. È chiaro che gli italiani, con queste legge elettorale, dovranno scegliere se essere governati da Meloni, dalle destre, o da noi. Questa scelta è netta e Calenda ha deciso di aiutare la destra, facendo quello che ha fatto”, dice ancora Enrico Letta.
“Che promesse puoi fare agli italiani se decidi di rompere la parola data?”, sono queste le parole del leader del Partito Democratico che al Tg1 critica aspramente la mossa del leader di Azione, Carlo Calenda, di rompere il patto con i suoi.
“Si parte in campagna elettorale. È fondamentale parlare di giovani, di ambiente e di lavoro”, evidenzia il segretario Pd. “Gli italiani hanno visto benissimo, c’è stato un patto sottoscritto e una parte ha deciso di non onorare la parola data. Secondo me in politica, come nella vita, è grave”.
“Le alleanza sono definite. È stato Conte a far cadere il governo Draghi. Si è assunto un’enorme responsabilità e per noi questo è un fatto conclusivo”.
Ho ascoltato @CarloCalenda. Mi pare da tutto quel che ha detto che l’unico alleato possibile per Calenda sia #Calenda. Noi andiamo avanti nell’interesse dell’Italia.
— Enrico Letta (@EnricoLetta) August 7, 2022
Anche gli alleati più vicini a Calenda sono rimasti sconcertati dalla decisione improvvisa presa dal leader di Azione. “C’è grande sorpresa per la decisione unilaterale presa da Calenda. Noi continuiamo a dare una valutazione positiva al patto col Pd”, dice il deputato e presidente di +Europa, Riccardo Magi.
“Nel patto siglato col Pd era evidente che ci sarebbero state altre liste ed era evidente che ci sarebbe stato un rapporto politico privilegiato con noi, basato sulla continuità dell’azione del governo Draghi, rispetto al patto elettorale con le altre liste. Ieri Letta lo ha ribadito”.
Poi, rispetto ad Azione, “per noi la priorità era mantenere l’unità della federazione, prendere decisioni insieme e poi mantenerle. Serietà è anche questo. Valutiamo la rottura della federazione con Calenda”, dice ancora Magi.
Pure la Bonino si dice incredula. “Io non so cosa sia accaduto, personalmente sono molto dispiaciuta, politicamente incredula. La bozza dell’accordo, per ironia della sorte, era stata scritta da Calenda, la serietà è innanzitutto è tenere fede alla parola data. Non è serio cambiare opinione ogni tre giorni, specialmente per chi si candida a partecipare al governo di un Paese”.
Insomma Carlo Calenda ha dato prova di essere una persona poco matura e sicuramente non di sinistra.
Se i contenuti andavano bene e il programma era stato scritto addirittura da lui stesso non vi era motivo di fare discriminazione sulle persone. La sinistra si distingue dalla destra perché segue i contenuti e non le persone.
A sinistra, bisogna insegnare a Calenda, non dovrebbe esistere il concetto del cosiddetto Deus ex machina, che prende il Paese con l’agenda Draghi, o di chiunque sia, e che solo applicandola alla lettera, come se fosse una panacea, si possano risolvere tutti i problemi con un “Puff”. Non esiste persona più populista di chi crede a questa fandonia.
Infatti, la battaglia al populismo di Calenda assume un suono ridicolo quando il leader di Azione fa certe affermazioni grottesche.
Dicono che i capricci e le ripicche, come le vendette personali, sono pratiche usuali degli infimi, arroganti e anti-democratici.
Letta dice che l’unico alleato possibile di Calenda sia lo stesso Calenda, ma è sbagliato. Vi è un altro personaggio della politica italiana che possiede queste “qualità” discutibili.
Il leader di Italia Viva infatti stava aspettando da tempo questa rottura e da quando ha saputo la notizia non fa altro che parlare di terzo polo.
L’unione tra Calenda e Renzi è l’alleanza più naturale che possa esistere, ognuno pensa per sé e dell’Italia e degli italiani un bel “chissenefrega”.