“ Le foglie secche” del concordato del ’29 andavano spazzate via e necessario era adattare i Patti Lateranensi ad una nuova società italiana. Dal 1984 al 2020 la Chiesa ha continuato a maturare profondamente e non ci sono più stati Papi italiani, proprio ad accrescere il significare del senso universale della sua presenza nel globo e non soltanto in riferimento al paese italiano.
Nella pluralità religiosa in uno stato laico a cui Bettino Craxi, i socialisti e tutto il paese, faceva appello e in cui molti furono gli accordi stipulati con ogni singola comunità religiosa, la presenza islamica nel nostro paese resta ancora l’unica realtà a presentare delle ruvidezze.
Si ripresenta dunque oggi la necessità di comprendere più profondamente le ragioni di quegli accordi siglati a Villa Madama con Craxi, per poter procedere e giungere a una rinnovata maturazione circa la considerazione della multipolarità religiosa, del suo ruolo in seno alla società, della sua considerazione e il suo posizionamento. Come fatto notare da Massimo Franco, “ci saranno nuovi cambiamenti e nessun nuovo cambiamento potrà prescindere dagli accordi del 1984”. Il puntualissimo intervento di Benedetto Ippolito, autore di “Dallo Stato confessionale alla libertà religiosa”, ha offerto spunti importanti. Negli ultimi duecento anni molte sono state le tappe e le date degne di memoria sugli accordi tra Stato e Chiesa. Si chiudono i contenziosi ad esempio tra Regno d’Italia e Chiesa con la Legge delle Guarentigie che porteranno, nella successiva epoca fascista, agli importantissimi Patti Lateranensi voluti da Mussolini nel 1929. Da notare che nel caso della Legge delle Guarentigie e dei Patti Lateranensi, protagoniste furono le istituzioni. L’incontro si svolse tra stati.
Sono vertici pubblici, massimali, che riguardano lo ius publicum ecclesiastico, a voler sottolineare la necessità di una formazione di un vero corpo diplomatico, una diplomazia pubblica, che si occupasse per conto della Chiesa dei rapporti istituzionali con gli stati laici. Dal 1929 questi rapporti e la presenza di questi vertici diverrà più discreta e si dovrà giungere dunque al 1984 con Bettino Craxi e gli accordi di Villa Madama perché un simile evento si ripeta.
Il rapporto sancito con i Patti Lateranensi venne così modificato poiché si era giunti a uno scenario con partiti politici molto forti e il paradigma delle relazioni necessitava urgentemente di una revisione. Con gli accordi di Villa Madama si incentrò prevalentemente l’attenzione sull’individuo e la persona e la parola “libertà” compare quasi a ogni istanza dell’accordo. Fu il fior di conio per una nuova battitura dei rapporti tra istituzioni laiche e religiose. Il cittadino doveva tornare a essere protagonista e la novità principale dell’accordo, come già menzionato sopra, fu l’apertura di questo alle altre confessioni oltre la Chiesa cattolica. Il 1984 fu l’anno in cui Craxi e la cultura del Partito socialista italiano portano alla redazione del cosiddetto vangelo socialista, ma fu anche, non un caso, l’anno del Concilio Vaticano II con cui Giovanni Paolo II rivoluziona la comunicazione della Chiesa nel mondo e la religione torna a essere riconsiderata sul piano dell’impianto umano, dove il significato di cultura identitaria di un paese come l’Italia si sovrappone e va a coincidere con le istanze delle libertà individuali sancite dalla nostra democratica costituzione.
Un lavoro incompiuto, ma che resta a rappresentare il riconoscimento del pluralismo di un mondo che sta cambiando, dove fondamentale è salvaguardare la libertà religiosa, guardandosi innanzitutto dai fondamentalismi per difendere le istituzioni in seno alle stesse in nome della democrazia. Ottima la citazione che Ippolito riporta di Tommaso D’Aquino in cui si dice che la religiosità ha a che fare con la personalità umana, dove la religione viene inserita dunque nella sfera della giustizia.
A proposito degli accordi con le varie confessioni che vengono riportate al centro del dibattito al fine di garantire piena libertà, viene fatto notare che ogni intesa portata a compimento è differente dall’altra, poiché necessario fu rispettare e resta necessario rispettare tutti gli aspetti peculiari a ogni confessione. Sono intese pragmatiche, in cui i sommi principi restano infine sanciti dalla nostra Costituzione italiana perché la separazione tra stato e chiese sia effettiva.
Massimo Franco domanda: “Quando si potrà applicare questo pragmatismo con le comunità islamiche?”. La domanda resta aperta.
Gli accordi di Villa Madama non hanno soltanto avuto valenza storica, sono stati altresì fondamentali per la società occidentale ed europea tutta. Stefania Craxi cita Pietro Nenni nel suo discorso del 25 Marzo 1947: “La Repubblica che abbiamo fondato avrà un senso se sarà superato il Risorgimento”. La separazione tra potere spirituale e temporale si faceva tema di dibattito e fu Craxi certamente a dare la svolta finale quando stipulati questi accordi arrivò, anzi superò, la soglia liminare del possibile della vecchia Democrazia cristiana. In nome della democrazia andava garantito il pluralismo religioso, con i fatti e le parole.
Stefania Craxi ha portato l’attenzione anche su un dettaglio fondamentale del rapporto tra stato e religioni, specificatamente relativo al nostro paese italiano, ovvero che l’homo religiosus difficilmente sarà superabile dall’homo faber.
Spesso si è creduto che la modernità e l’avanzamento tecnologico avrebbe spazzato via la religione dalla società, e non è stato così. Al contrario è andata anche rafforzandosi. Il dialogo è il fattore su cui Stefania ha sostanzialmente ribattuto, che riporta in primo piano le discrepanze e le conflittualità acuitesi soprattutto negli ultimi tempi sugli scenari del Mediterraneo e del Medio Oriente.
È stata l’Europa e il suo senso a ritrovarsi, per sancire una pacifica coesistenza delle religioni in nome della democrazia. Gli episodi di odio razziale, le persecuzioni e i massacri contro i cristiani che avvengono continuamente ogni giorno, il risorgere dell’antisemitismo non hanno bisogno di strumentalizzazione politica, ma “di pace, fra popoli, fra stati, tra le religioni e nelle religioni”. È stato Davide Jona Falco a proseguire il convegno con un suo intervento che getta un nuovo amo, vitale se il dibattito vorrà essere proseguito e portare a maturazione nuove riflessioni su futuri accordi. Falco ha elencato in modo appropriato e accuratamente quei punti e quelle leggi che hanno riguardato gli accordi tra lo stato Italiano e la comunità religiosa ebraica.
“L’ebraismo”, ha sottolineato Falco, “non è soltanto una religione, ma un modo di vivere”. Gli accordi con la comunità ebraica che risalgono posteriori a quelli di Villa Madama e stipulati nel 1987, sono stati uno strumento altamente democratico e fondamentale. Oggi, fa notare, non si ha ancora una vera legge in tema di libertà religiosa, anche perché alcune religioni non sono in grado di stipulare un accordo con lo stato in mancanza di figure rappresentative delle comunità preposte alla cura del tema. Sicuramente si dovrà procedere sulla via del sempre maggiore riconoscimento verso le differenze religiose.
È stato poi il turno del segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, Paul Richard Gallagher, il quale ironicamente ha fatto subito cenno alla sua non italianità e posto soprattutto l’attenzione sull’importanza che costituirono i patti del 1929 e del 1984 per la Chiesa cattolica universale.
Ritornare a riflettere su Craxi, ha detto Gallagher, e sul 1984, significa riflettere e parlare di radici culturali. Rinnova la sua gratitudine verso Craxi, il segretario, sulle citate parole del cardinale Achille Silvestrini. Lo spirito moderno con la quale la Chiesa dovrà e saprà affrontare questi cruciali temi, contro l’anticlericalismo risorgimentale, come il Craxi che fu un “umanista del socialismo italiano” devono ritornare a dibattito. All’epoca anche la Chiesa attraversava un periodo difficile, periodo che fu significativo per una presa di coscienza della trasformazione sociale in atto. Ricorda l’intesa sull’8 per 1000 e di quanto quel gesto fu simbolicamente un atto di riconoscimento nei confronti dei padri spirituali che appunto non andavano affamati, ma rispettati e curati: la negoziazione innanzitutto, perché ciascuno, nel modo migliore esplichi le proprie funzioni, nell’interesse di provvedere alla salvaguardia delle relazioni sociali in uno stato laico che non ignori il fattore religioso che in Italia sarebbe impensabile poiché sarebbe come ignorare le proprie radici e la sua storia.
Quella di Craxi, aggiunge Gallagher, fu una “previsione profetica”, l’innesto democratico di una rilevanza estrema. Ci si continua a interrogare se ci sia adeguata consapevolezza riguardo agli accordi del 1984 essendo questi ancora in corso e soprattutto circa le valutazioni che vengono prodotte in merito all’interventismo militare del nostro paese. Con Craxi, ha detto S.E., si dà vita a una consapevolezza storica nell’intento di costruire, costruire insieme per una nuova spiritualità che rivivifichi l’uomo.
Il convegno si è concluso con l’intervento di Alessandra Trotta, che ha moderato la Tavola Valdese ricordando di quanto i valdesi si siano resi protagonisti diretti, allora come oggi, per la consapevolezza e la responsabilità che arreca un simile dibattito il quale porta a riflettere profondamente sulla peculiarità della laicità italiana che non resta asetticamente relegata unicamente a coltivarsi in privato, ma che si manifesta e che deve continuare a manifestarsi liberamente in pubblico. “Per noi”, ha detto Trotta, “fu una scelta coraggiosa, venendo noi da una tradizione separatista”. Il diritto comune non era un diritto neutro e la comunità conobbe travagli interiori prima di giungere ad accordi interni per potersi pronunciare in esterno e avanzare posizioni. Scongiurando la presenza di privilegi religiosi che portano a considerare alcune religioni di serie A e altre di serie B, “il compromesso per noi costituiva un rischio, il rischio del compromesso”.
Trotta ha anche speso una nota sull’importanza dell’insegnamento religioso a scuola che oltre a essere facoltativo non dovrebbe essere autoreferenziale alla religione cattolica ed ha altresì sollevato il quesito sull’idea di escludere qualsiasi forma di finanziamento alle chiese. Il processo di civilizzazione, che prevede accordi di libertà, ancora di più di libertà di espressione religiosa, essendo la spiritualità non scindibile da ogni procedere politico, non sarà comunque percorribile senza un’identità di fondo che non sia democratica e universale e pronta all’occasione a un sano riformismo.