Mentre nel centrodestra si fingono compatti e uniti per fare bottino, a sinistra, se si vuol chiamare ancora così, scoppia la rivolta.
Il primo ad esprimere i suoi malumori è Angelo Bonelli che dichiara: “Quando abbiamo cominciato a ragionare col Pd c’era la consapevolezza di costruire un fronte. Dopodiché l’accordo di ieri con Calenda, con quel profilo programmatico sposta, non tanto il baricentro, ma non parla più al popolo di centrosinistra. Non regalo al centrodestra 14 seggi è una grande responsabilità”.
“Se c’è una rinegoziazione dei punti, assieme a una questione che indichi un profilo programmatico che parli al popolo del centro sinistra ci possono essere le condizioni per un accordo”, prosegue Bonelli.
“Né io né Fratoianni andiamo col Pd, noi abbiamo la nostra lista. Per come è stata impostata ieri l’intesa Letta-Calenda potrebbe consentire un’intesa anche con M5S, un’intesa tecnica. Faccia parte di questa alleanza, con un’intesa tecnica, anche M5S così come lo fa Calenda”.
Ma da parte di Calenda non c’è nessuna apertura e su Twitter lo ribadisce in maniera secca. “Fratoianni e Bonelli chiedono a Enrico Letta di rinegoziare il patto sottoscritto ieri. Non c’è alcuna disponibilità da parte di Azione a farlo. L’agenda Draghi è il perno di quel patto e tale rimarrà. Fine della questione”, scrive il leader di Azione.
Enrico Letta invece, da perno della coalizione, cerca di dare una risposta a Bonelli e Fratoianni e dice: “Domani sarò a Roma tutto il giorno”.
“Mi pare un po’ generico… anche io domani sarò a Roma” replica Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, dopo che l’incontro previsto oggi con Verdi e Sinistra è saltato.
Fratoianni spiega: “La questione è semplice: il punto non è di merito perché è un patto tra Calenda e Letta e a noi non ci impegna in nessun modo. Ma il punto è che voglio sapere se quel patto disegna il profilo di una proposta generale”.
Ma dalla “sinistra” illiberale della Bonino arriva un super diktat che non può essere discusso: “E’ un tema che riguarda il Pd. L’accordo +Europa/Azione e Pd è chiaro: Europa, Nato e agenda Draghi”. La senatrice di +Europa Emma Bonino non vuol sentir ragione e in un’intervista a La Stampa che si dice “contenta” dell’accordo siglato con Letta.
“In particolare – spiega – perché nessun voto dato a + Europa e Azione favorirà la destra sovranista, filo Orban e filo Putin di Salvini, Meloni e Berlusconi. Ma non è ovviamente solo questa la condizione che ha consentito l’accordo: innanzitutto l’ancoraggio all’agenda Draghi, poi i diritti, i rigassificatori necessari per sganciarci dal gas russo e il termovalorizzatore per risolvere la questione dei rifiuti di Roma. E poi politiche di bilancio improntate alla responsabilità, soprattutto verso le nuove generazioni”.
Insomma, questa sinistra che non parla di energie rinnovabili, di ambiente, di futuro, di contratti di lavoro, di operai, di diritti sociali, di pubblico, di equità e di pari opportunità ha assunto sempre più l’aspetto di un’altra destra. Soprattutto guardando personaggi come Renzi, Calenda e lo stesso Enrico Letta.