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A Roma voterei Craxi

by Redazione

Di Sergio Pizzolante

A Roma Bobo Craxi guida la lista socialista alleata di Gualtieri. Fossi un cittadino romano lo voterei. Per diversi motivi. Non ultimo, la gioia di scrivere Craxi sulla scheda elettorale. Poi perché Bobo è un amico al quale voglio molto bene.

Non solo perché si chiama Craxi, anche perché si chiama Bobo, come mio nipote, un omaggio di mia figlia a Vittorio, il padre di Bettino.

Ma queste sono motivazioni sentimentali, che, per quel che mi riguarda, bastano e avanzano. Fatto un punto su questo, alcune considerazioni politiche.

Bobo mi ha inviato il documento sulla base del quale ha accettato la candidatura e l’alleanza con Gualtieri e il Pd. La volontà di una riconsiderazione storica, politica dei rapporti fra ex e post comunisti e socialisti.

Senza nascondere, anzi, al contrario, con la volontà di sottolineare, le ferite gigantesche, alla sinistra italiana e al Paese, inferte dal PCI, PDS, Ds, Pd, con l’offensiva anti socialista, anticraxiana, che ha avuto il suo apice nelle vicende di Tangentopoli, dal 92 al 94 e poi ancora.

Sia detto con chiarezza, hanno poco valore i documenti politico-elettorali. Scritti in campagna elettorale. E del Pd mi fido ancor meno di quanto mi fidassi del PCI. Ma apprezzo lo sforzo di Bobo. Apprezzo il metodo, considerato dai più, obsoleto (ma non da me) di mettere per iscritto il senso di una scelta politica.

Lasciare tracce di ragionamento politico. Cogliere ogni occasione utile, piccola o grande, per affermare un principio, una identità, un valore, una verità.

Conosco bene Bobo, aggiungo. Io lo apprezzo anche per quel che non è apprezzato. Aveva un seggio sicuro in Parlamento. In un collegio bellissimo e blindatissimo, in quel di Trapani. Con Forza Italia. Il movimento politico nel quale molti di noi confluirono, per un senso di ribellione e di disgusto e di dolore, per il trattamento riservato dai comunisti ai socialisti e a Craxi durante Tangentopoli.

Decise, Bobo, secondo me sbagliando, allora, che il suo posto non era quello. Che doveva provare, chiamandosi Craxi, a rimettere in moto quel che era rimasto del Psi.

Per quella scelta Bobo ha perso quasi tutto. Anche la faccia, dice qualcuno, ed io non sono d’accordo. È stata una scelta. E chi sceglie, pagando in proprio, va rispettato. Non solo perché c’è qualcosa di romantico e bello, nel voler continuare a chiamare “compagni” i propri compagni di avventura. Ma, anche perché, ha considerato utile, necessario, coltivare la speranza che quella sigla, Psi, quella storia, e quel nome, Craxi, che è anche il suo, potessero avere un ruolo nella costruzione di una forza socialista moderna.

Anche in Italia. Non è andata proprio così. Ma oggi, dopo le ubriacature e le infamie di questi decenni, ogni occasione non va sprecata. Sta risorgendo la Spd tedesca. C’è l’esempio spagnolo, quello portoghese. C’è la crisi profonda del Pd in Italia, come forza del socialismo europeo. Qualcosa bisognerà fare. Intanto, in bocca al lupo, Bobo, perché è importante e necessario un successo, per chi si chiama Craxi. A Roma.

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