Home Approfondimenti 23 marzo 1919: Mussolini fonda i Fasci italiani di combattimento

23 marzo 1919: Mussolini fonda i Fasci italiani di combattimento

by Freelance

Di Eugenio Magnoli

Benito Mussolini, veterano italiano della prima guerra mondiale ed editore di giornali socialisti, rompe con i socialisti italiani e fonda Fasci italiani di combattimento, dal nome dei rivoluzionari contadini italiani. Tra i fondatori troviamo persone di diversa estrazione sociale ed orientamento politico a riflesso di un certo eclettismo ideologico di questa fase originaria; tra i primi aderenti ci furono anche cinque ebrei.

Comunemente noto come Partito Fascista, la nuova organizzazione di destra di Mussolini sosteneva il nazionalismo italiano, indossava camicie nere per le uniformi e lanciava un programma di terrorismo e intimidazione contro i suoi oppositori di sinistra.

Nell’ottobre 1922, Mussolini guidò i fascisti in una marcia su Roma e il re Emmanuele III, intimorito dall’ascendente del leader fascista, chiese a Mussolini di formare un nuovo governo. Inizialmente, Mussolini, che fu nominato primo ministro a capo di un gabinetto fascista di tre membri, collaborò con il parlamento italiano, ma aiutato dalla sua brutale organizzazione di polizia divenne presto l’effettivo dittatore d’Italia. Nel 1924, una reazione socialista fu soppressa e nel gennaio 1925 fu proclamato ufficialmente uno stato fascista, con Mussolini come Il Duce, o “Il Leader”.

Mussolini fece appello agli ex alleati occidentali dell’Italia per i nuovi trattati, ma la sua brutale invasione dell’Etiopia nel 1935 pose fine a ogni speranza di alleanza con le democrazie occidentali. Nel 1936, Mussolini si unì al leader nazista Adolf Hitler nel suo sostegno alle forze nazionaliste di Francisco Franco nella guerra civile spagnola, spingendo la firma di un trattato di cooperazione in politica estera tra l’Italia e la Germania nazista nel 1937. Sebbene la rivoluzione nazista di Adolf Hitler fosse modellata su l’ascesa di Mussolini e del Partito fascista italiano, l’Italia fascista e Il Duce si dimostrarono in modo schiacciante i partner più deboli nell’asse Berlino-Roma durante la seconda guerra mondiale.

Nel luglio 1943, il fallimento dello sforzo bellico italiano e l’imminente invasione della terraferma italiana da parte degli Alleati portò a una ribellione all’interno del Partito Fascista. Due giorni dopo la caduta di Palermo, il 24 luglio, il Gran Consiglio fascista rigettò la politica dettata da Hitler tramite Mussolini, e il 25 luglio Il Duce fu arrestato. Il maresciallo fascista Pietro Badoglio prese le redini del governo italiano e in settembre l’Italia si arrese incondizionatamente agli Alleati. Otto giorni dopo, i commando tedeschi liberarono Mussolini dalla sua prigione nelle montagne abruzzesi, e in seguito fu nominato capo fantoccio dell’Italia settentrionale controllata dai tedeschi. Con il crollo della Germania nazista nell’aprile 1945, Mussolini fu catturato dai partigiani italiani e il 29 aprile fu giustiziato dal plotone di esecuzione con la sua amante, Clara Petacci, dopo una breve corte marziale. I loro corpi, portati a Milano, furono impiccati per i piedi in una pubblica piazza perché tutto il mondo potesse vederli.

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