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Un risorgimento socialista

by Rosario Sorace

Dopo anni di liberismo sfrenato, confuso e velleitario siamo stati catapultati in una realtà tragica sulle note assai dolenti della pandemia, che ha colpito il cuore dell’economia capitalista, ritornano più che mai in auge le politiche del welfare state. I migliori realizzatori di questi contenuti progettuali sono stati naturalmente i socialisti democratici, anche in Europa si cominciare a ripensare come possano riproporsi questi movimenti per contenere i populisti di destra e di sinistra.

Bisogna riconoscere che il socialismo europeo aveva disperso la traduzione che coniugava libertà, giustizia ed eguaglianza e si era accodato alle privatizzazioni selvagge per non perdere il treno della globalizzazione. La questione è assai semplice e ridotta all’osso, è necessario ricostruire modelli di stato sociale di diritto che taglino i rami secchi dell’assistenzialismo e riescano a combattere la voragine della corruzione.

Si richiede giustamente una solidarietà europea condivisa e si deve tentare di non spezzare il patto europeo dei padri fondatori ma dobbiamo, come Italia, fare leva in piena autonomia sulle nostre risorse nazionali. Si ripropone il tema di trovare anche da noi le risorse finanziarie per rilanciare lo sviluppo e trovare massicci capitali che ci aiutino a risorgere.

Appare, quindi, interessante la proposta di incentivare, favorire e agevolare i risparmiatori italiani ad investire in titoli pubblici una quota consistente di questa asset privilegiato, tralasciando l’idea di una imposta pratrimoniale che provocherebbe una quasi certa fuga di capitali. Ma deve prevalere uno spirito nazionale di riscossa e di risorgimento da tutti avvertito a parole e che deve essere dimostrato alla prova dei fatti. Cosicché la politica deve avere la capacità di stabilire una tregua che ci consenta di traghettare verso una nuova stagione di concrete riforme e di reale cambiamento.

Potrebbe essere un momento giusto per riproporre un modello di rappresentanza politica socialista che sia, rinnovata e credibile, capace di dare voce alle domande sociali di equità e di rimettere in azione una “mano pubblica” che mitighi le logiche privatistiche in settori strategici della nostra economia.

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