L’affondamento dell’incrociatore “Moskva” ha fatto tanto scalpore. Si trattava della nave Russa più importante della Flotta del Mar Nero.
Molti esperti, in virtù di questo, l’hanno definita una “Ammiraglia”. Ma era veramente tale?
Gli incrociatori Classe Slava, cui apparteneva il Moskva, sono stati originariamente concepiti per scortare i “fratelli” classe Kirov, dotati di propulsione nucleare.
I due progetti sono complementari e contemporanei. Il classe Kirov è concepito con le necessarie capacità operative per guidare una flotta.
Nei piani di sviluppo di epoca sovietica, fu prevista la costruzione di cinque incrociatori Classe Kirov e sei esemplari di Slava (al tempo, erano noti come Krashina).
Con il crollo dell’ URSS la Russia ha dovuto ridimensionare parecchio le ambizioni del proprio naviglio di superficie.
La costruzione di due Krashina e un Kirov fu semplicemente cancellata. Dei 4 Krashina costruiti, uno è rimasto all’ Ucraina ed è diventato una “nave museo” (curioso che, in epoca sovietica, la costruzione di un incrociatore “Ukraina” fosse prevista prima ancora di quella del suo omologo “Rossja”).
Oltre all’ormai fu “Moskva” la Russia dispone di due navi gemelle assegnate rispettivamente alla Flotta del Nord e a quella del Pacifico (quest’ultima, la Vayrag, riammodernata nel 2021).
Dei quattro Kirov che videro la luce, invece, due sono stati demoliti nel 2021. Una terza unità è in ammodernamento e l’ultima, la ex Jurij Andropov, è operativa.
Entrambe sono assegnate alla Flotta del Nord. E’ evidente come l’obiettivo di avere almeno uno Slava a fare da “pretoriano” all’Ammiraglia Kirov non sia stato raggiunto.
Il non aver rivisto la redistribuzione del naviglio in vista del conflitto, o l’aver sottovalutato la minaccia costituita da Kiev, si è rivelato un errore fatale.
Sembrerebbe sia bastato un drone Bayraktar per “impegnare” i 180 gradi di radar del Moskva, lasciando i missili antinave “Neptune” liberi di colpire indisturbati l’incrociatore, provocando esplosioni del munizionamento a bordo con successivo affondamento.
Il blocco del Mar Nero a tutte le navi militari e la sospensione di Montreaux rendono impossibile l’assegnazione di un altro incrociatore alla flotta impiegata nel conflitto (la gemella Ustinov impiegherebbe 7/8 giorni per navigare da Murmansk fino a Sebastropoli), imponendo alla marina di allontanarsi dalle coste e rivedere i piani per un qualsiasi sbarco anfibio.
Uno smacco militare e un problema strategico enorme, che pregiudica il raggiungimento di obiettivi minimi per potersi sedere al tavolo delle trattative con qualcosa di tangibile.
Se all’inizio del conflitto sembrava veramente bastasse un cenno dell’Occidente per porre fine alle ostilità, adesso l’impressione è che questo non dipenda più solo dalla nostra volontà.