Dopo la terribile strage della funivia Stresa – Mottarone, sono in molti che chiedono giustizia. I giornali hanno già iniziato a diventare come dei veri e propri tribunali. C’è chi incolpa il gestore “senza scrupoli”, l’operaio “negligente” o l’attentatore che non centra un “cavolo”, come vuole far intendere ‘Libero’ che continua imperterrito a battere la pista, tanto assurda quanto inutile, del sabotaggio “arabo”.
Tutti si comportano da giudici, inquirenti o avvocati. Trasformandosi nel legislatore di turno. Intanto la vicenda inizia ad evolversi con degli arresti. Dopo ore di interrogatori ad oltranza tre persone sono state portate nel carcere di Verbania, tra loro anche Luigi Nerini, 56 anni, proprietario della società ‘Ferrovie del Mottarone’ che gestisce l’impianto. Oltre a Nerini, le persone fermate per l’incidente alla funivia che ha causato 14 vittime sono un ingegnere, il direttore del servizio, e il capo operativo del servizio.
Le accuse vanno dall’omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime. Intanto il comandante provinciale dei carabinieri di Verbania, tenente colonnello Alberto Cicognani afferma che: “Il freno non è stato attivato volontariamente? Sì, sì, lo hanno ammesso”, dice l’ufficiale dell’Arma ai microfoni di Buongiorno Regione, su RaiTre. “C’erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la ‘forchetta’, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione”.
Già dalle prime verifiche, il sistema frenante era apparso manomesso. Era stato utilizzato un dispositivo, un cosiddetto forchettone, per disabilitare i freni di emergenza. Non una dimenticanza, ma una scelta deliberata per evitare continui disservizi e blocchi della funivia. E in mancanza di questa precauzione basilare, quando il cavo si è spezzato, il freno di emergenza non è entrato in funzione inscenando la tragedia ai quali nessuno di noi voleva credere.
L’ironia della sorte ha giocato un brutto scherzo a chi, non volendo offrire un disservizio per non fare brutta figura, ha messo in pericolo volontariamente la vita di molte persone, ammazzandone alcune, facendo una cattivissima pubblicità non solo all’impianto, ma, all’Italia intera.
Durante il pomeriggio di ieri i carabinieri di Stresa avevano ascoltato sei dipendenti della società e, le risposte alle domande date, hanno fatto scattare gli arresti. La presunta mancata manutenzione, ossia “i controlli giornalieri e settimanali previsti dal regolamento e dal manuale d’uso” dell’impianto spetta alle Ferrovie del Mottarone, società di proprietà di Nerini e i tecnici che lavorano per garantire la sicurezza hanno subito attirato l’attenzione degli inquirenti dopo l’incidente.
La procura di Verbania è entrata in possesso dei video delle telecamere del sistema di sorveglianza della struttura relativi ai giorni precedenti alla caduta della cabinovia. Nelle immagini a bassa definizione si vede anche l’ultima corsa verso l’alto interrotta a pochi metri dalla vetta quando si è spezzato il cavo trainante e la cabinovia ha ‘scarrellato’ verso il basso a velocità crescente dato che il sistema frenante di sicurezza non è entrato in funzione impedendo alla cabina di restare ancorata ai due cavi portanti.
L’anomalia dovuta al malfunzionamento dei freni ha fatto urtare la cabina contro un pilone facendola precipitare da circa 20 metri prima di finire la sua corsa diverse decine di metri più a valle contro alcuni tronchi di abete. Oltre ai video di domenica, la procura ha deciso di sequestrare anche i filmati dei giorni prima per capire se si sia verificata qualche anomalia che possa spiegare l’incidente.
Il giorno prima dell’incidente sul Mottarone, la funivia avrebbe avuto un guasto con blocco dell’impianto. Non è chiaro al momento se durante il blocco ci fossero persone a bordo delle cabine.
“Così ci è stato riferito: si è bloccata la funivia e c’è stato un intervento per rimetterlo in funzione. Se questo sia collegato o meno ancora non lo sappiamo” ha sottolineato Bossi. Assessore ai Trasporti del Piemonte: cabina indietro a 100 km orari “Ci sono due sistemi frenanti che devono agire se purtroppo capita una cosa di questo genere. Se il sistema frenante non si aziona la cabina torna indietro, si calcola lo abbia fatto a oltre cento chilometri orari. In corrispondenza del pilone non dovrebbe esserci stato nessun urto, ma la pendenza che cambia a quella velocità ha fatto da trampolino e la cabina è saltata per aria a centro chilometri orari, facendo un volo di 54 metri, e poi è ancora rotolata per qualche decina di metri”.
L’assessore ai Trasporti della Regione Piemonte, Marco Gabusi, ha ricostruito così la dinamica dell’incidente. L’assessore al Patrimonio, Andrea Tronzano, ha invece precisato in Consiglio regionale che “la proprietà dell’impianto del Mottarone è del Comune di Stresa dal 1997 anche se “la trascrizione non è potuta avvenire perché il Comune non ha prodotto gli atti più volte richiesti”.
“Noi siamo ancora nella fase di lutto, stiamo ancora pregando per la vita di Eitan, ma i titoli di oggi ci sollecitano a informare il Consiglio prima di tutti: il tema che è emerso in questi giorni merita una risposta”.
Intanto, dall’ospedale, restano critiche le condizioni del piccolo Eitan che poco a poco sta dando segni di risveglio: “Il risveglio è partito, la risposta del bambino è positiva”, dice il suo medico. “Comincia a dare i primi segnali di risveglio con colpi di tosse e alcuni momenti di respiro spontaneo. Ma in termini precauzionali stiamo andando con più calma e attenzione proprio perché la situazione del bambino è critica, seppur abbiamo dei segnali positivi”.
Una vicenda che pretende risposte urgenti e prese di coscienza e di responsabilità. Come si è già visto per quanto riguarda il caso Autostrade, purtroppo, c’è solo una certezza che viene trasmessa da questi incidenti. La manutenzione dei privati in Italia non funziona! Ci sono troppi risparmi fatti a discapito della sicurezza per preservare ingenti profitti.
Inoltre, la vicenda, come per il caso del Ponte di Genova, ci presenta all’estero come negligenti riguardo alla sicurezza. Facendo acquisire una bruttissima nomea anche a quelle aziende e a quegli enti che spendono tantissimo sulla sicurezza.
Come può lo Stato dare appalti a chi se ne frega della vita delle persone pur di mettersi in tasca qualche soldo in più! In questa occasione, si chiede il massimo della pena se il benessere della gente è stato precluso dal vil denaro. Avanti!