In questa triste Italia alle prese con il dramma della rinascita, come avvenne nel 1945 dopo l’occupazione nazifascista, ci mancava a rinfocolare lo scontro politico una proposta del sen. Ignazio La Russa, che vuole trasformare il 25 aprile da festa della liberazione nazionale ad una celebrazione di tutti i morti di tutte le guerre e dei morti del coronavirus.
L’esponente di Fratelli d’Italia dice: “Sarebbe il modo migliore per ripartire in un’Italia finalmente capace, dopo 75 anni da quel lontano 1945, di privilegiare ciò che ci unisce e che ci rende tutti orgogliosi di essere italiani”. Quindi propone che il 25 aprile sia una festa di tutti i morti: “Nel ricordo dei caduti, chi vorrà potrà cantare la canzone del Piave che, da sempre, dal 1918 in poi, le forze armate dedicano ai caduti di ogni guerra. Il Piave è la nostra identità, Canzone che nacque dopo Caporetto per dare morale alle truppe dopo la sconfitta. Questa sarebbe la colonna sonora ideale per questa data”.
Lui intende stendere un velo pietoso sulla storia e infatti sostiene: “Lo so, si tratta di uno sforzo per tutti: per chi lo festeggia e chi no. Ma credo che l’emergenza in cui viviamo rappresenti l’occasione per riflettere a oltre 75 anni sul significato di questa giornata in maniera nuova. È giunto il momento di dedicare una giornata ai caduti di tutte le guerre. A tutti i caduti in divisa, non solo ai nostri che ci appartengono: ai caduti anche di altre formazioni, ai partigiani, senza distinguere tra partigiani bianchi e partigiani rossi. È il momento di stendere un velo di pietà. Il 25 aprile sia una giornata in cui si celebri non l’odio ma la pacificazione”.
Mi pare che questo tentativo di modificare la festa della libertà che rappresenta il 25 aprile dall’oppressione e dall’occupazione nazifascista debba restare senza sterilizzazione, manipolazione e mistificazione anche se appare nobile il tentativo di riconciliazione nazionale e pietà umana per tutti i morti anche quelli che morivano “dalla parte sbagliata”.