Home Senza categoria Scotellaro, il poeta-sindaco che diede voce ai contadini

Scotellaro, il poeta-sindaco che diede voce ai contadini

by Sabino De Nigris

La tomba di Rocco Scotellaro a Tricarico, nel Materano, è situata vicino alla recinzione del cimitero, orientata verso la valle del Basento, nella nuda terra. 

Nel gennaio del 1974, a chiusura del convegno sul giovane poeta e sindaco nel ventennale della morte, i socialisti lucani accompagnarono i partecipanti al camposanto. Vecchi amici, superstiti di lotte agrarie, rappresentanti meridionali della Federazione giovanile socialista. Fra gli altri, il segretario nazionale Roberto Villetti, che concluse i lavori con magistrale conoscenza dell’opera poetica e politica di Scotellaro. Se ne discusse a Matera e a Tricarico la mattina seguente.

Forte commozione per la testimonianza, ricca di inediti, nel rapporto del primo cittadino/poeta e il popolo tricaricese, di Manlio Rossi-Doria, direttore dell’Osservatorio agronomico di Portici dal quale Scotellaro percepiva una borsa di studio e di Rocco Mazzarone, medico, amico e mentore, reduce da anni di prigionia durante l’ultimo conflitto mondiale. Poi intervennero Michele Mulieri, il contadino anarchico voce e soggetto della ricerca su “Contadini del Sud”, e Vittore Fiore che riprese l’ostracismo del Pci nei confronti di Scotellaro.

Vittore e Rocco erano amici. Poeti entrambi, frequentatori del cenacolo barese “il Sottano”. E Rocco si affermò presto nel dopoguerra: dirigente socialista, sindaco del paese e poeta. Il malanimo degli avversari, animati da spirito feudale, ne causò l’ arresto e la detenzione per 40 giorni nel carcere di Matera.

Abdon Alinovi, cancelliere alla Pretura di Tricarico, comunista di Eboli e poi dirigente del Pci campano, gli fu a fianco nel triennio 1944/47 nella ricostruzione degli istituti democratici: Camere del lavoro, sezioni di Partito, cooperative, amministrazioni municipali.

Segretario della Federazione socialista di Matera era Vincenzo Milillo di Pomarico, ma con origini pugliesi. In un primo tempo il giovane sindaco e il maturo segretario provinciale si intesero sul ruolo del Psi. Successivamente i loro rapporti politici si distanziarono nelle analisi e nei metodi di lotta.

Una foto riprende Rocco Scotellaro al congresso socialista di Firenze dell’aprile 1946, assieme a Lelio Basso, Matteo Matteotti, Eugenio Laricchiuta di Bari, Tommaso Pedio di Potenza e Lucio Libertini di Catania. Dopo pochi mesi il Psi si spaccherà per le scelte di politica estera e per le alleanze nel tentativo di dar vita a un partito unico della classe operaia e contadina. Proprio come avvenne nel primo dopoguerra tra scissioni, lotte di corrente e insulti derivanti dalla scelta di campo: guida americana o impero sovietico?

Scotellaro continuerà a dar voce ai diseredati, ai rassegnati, a coloro che erano considerati solo perché appartenenti a elenchi di giovani per le guerre e le emigrazioni. E non mancò di rilevare le profonde incomprensioni con i sindacati e gli operai con mentalità nordiste. 

Scomparve in giovanissima età, il 15 dicembre 1953. Aveva solo trent’anni. Fu commemorato il 6 febbraio 1955 dopo che, postumo, gli era stato assegnato il premio Viareggio 1954, con l’opera “Contadini del Sud”.

 Nel convegno svoltosi tra Matera e Tricarico, a iniziativa della Direzione del Psi, parlarono e si scontrarono Tommaso Fiore e Franco Fortini, Vincenzo Milillo, Alberto Cirese, Luigi Tarricone. E poi Raniero Panzieri e Mario Alicata. Socialista il primo, responsabile della cultura del Psi morandiano; comunista togliattiano il secondo, passato da Croce a Marx. Alicata censurò la cultura contadina come inefficace senza la guida del partito di classe. Panzieri, invece, legittimò Scotellaro e la cultura autonoma delle classi meridionali, lodevole per la sua opera educativa. Probabilmente aveva ragione Panzieri…

Potrebbe interessarti

Lascia un commento