DI Guglielmo Brighi
MONDI di CARTA di Giorgio Dell’Oro, Carocci Editore, è un viaggio meraviglioso, forse anche nostalgico che riguarda tutti noi!
Oggi in un mondo supertecnologico o meglio, ipertecnologico, sembra quasi incredibile che il mondo della carta abbia interessato culture, tecniche, commerci anch’essi organizzati e veloci che dovevano rispondere ad esigenze produttive precise e calcolate. Sono i cinesi, oltre ad inventare il materiale cartaceo i primi ad utilizzare colle vegetali ed animali a base di amido o pesce.
E’ l’Aragona in Europa con la sua manifattura a far detenere alla Spagna nel corso del ‘200 il primato di principale produttore mediterraneo. Intanto il consumo e la mercatura stanno aumentando la domanda interna. Agli inizi dell’età Moderna, Italia e Francia non avranno problemi di reperibilità.
Solo le epidemie di peste, tifo e colera rallenteranno la raccolta di stracci insieme a lana, cotone, canapa, ritenuti vettori contagiosi.
Nel Seicento, le direttive sanitarie saranno precise ed assolute. Le carte, le lettere, i libri provenienti da zone potenzialmente infette, sono subito distrutte.
I magazzini di stracci, se ubicati dentro i centri urbani, sono considerati pericolosi! Nel 1858, l’immagazzinamento sarà ancora più stringente. fuori dai centri abitati. Gli stracci prima della vendita dovranno essere sanificati.
Nei cotonifici e nelle cartiere, la tubercolosi trova le migliori condizioni di propagazione. Nel 1867 sarà inserita ufficialmente tra le malattie professionali nelle cartiere. Gli Stati moderni sono diventati centrali e burocratici e la burocrazia ha bisogno di carta. Ecco perché è usata talvolta come valuta di scambio.
ASSOCARTA oggi è l’Associazione di categoria che tutela e rappresenta le aziende italiane che producono nel nostro paese carta, cartoni, paste.
Ricordiamo i dati strutturali del settore:
Imprese: 19
Stabilimenti: 153
Addetti: 19.100
La produzione nazionale vanta nove milioni di tonnellate ( il 60% della carta prodotta proviene da fibra riciclata ) con un fatturato di 7,2 miliardi di euro.
L’Italia è tra i primi produttori europei dopo Germania, Francia e Finlandia.