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Piero Calamandrei: il grande giurista antifascista

by Rosario Sorace

Un uomo che mi piace ricordare a pochi giorni dal 25 aprile è la figura di Piero Calamandrei, che è stato un giurista insigne, di grandi tradizioni familiari. Il padre fu professore e avvocato oltre che deputato repubblicano.

Piero Calamandrei

Piero fu docente di procedura civile e rettore dell’Università di Firenze. Calamandrei, essendo interventista, aveva partecipato da volontario alla guerra 1915-18 come ufficiale di Fanteria. Fu promosso a tenente colonnello ma preferì riprendere la carriera accademica.

L’avvento del regime fascista lo portò a divenire un fiero oppositore della dittatura. Collaborò con Salvemini e poi con i fratelli Rosselli, con i quali fondò il Circolo di Cultura di Firenze che, nel 1924, fu chiuso per ordine del prefetto dopo essere stato devastato dagli squadristi.

Una figura di grande statura morale che non ebbe paura della violenza fascista e partecipò alla pubblicazione del “Non mollare” e all’associazione “Italia Libera”, che fu posta a base del movimento di”Giustizia e Libertà” e poi il Partito d’Azione.

Piero Calamandrei aderì all’Unione nazionale antifascista promossa da Giovanni Amendola e nel 1925 firmò il manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce. Approfondì gli studi giuridici raggiungendo livelli di conoscenza, preparazione e competenza ineguagliabili, ma, al contempo, mantenne sempre i contatti con l’emigrazione antifascista.

Socio nazionale dell’Accademia dei Lincei e membro della Regia commissione per la riforma dei codici, fu uno dei principali ispiratori del Codice di procedura civile del 1940. Si rifiutò, però, di sottoscrivere una lettera di sottomissione a Mussolini e preferì dimettersi dall’incarico universitario.

Riprese ufficialmente l’incarico come rettore quando cadde il fascismo. Norberto Bobbio, descrisse la sua indole politica in poche parole “fu di solitario disdegno…”, poiché “…verso i padroni e i loro servitori, non si saprebbe dire quale dei due detestasse di più”.

Nel 1942 fu tra i fondatori del Partito d’azione e dopo 8 settembre inseguito da un mandato di cattura. Si rifugiò a Perugia seguì, “con trepidazione e fierezza”, la nascita e l’espansione del movimento partigiano,nella quale fu particolarmente attivo il figlio Franco. Dopo la Liberazione, Piero Calamandrei fu nominato membro della Consulta nazionale e dell’Assemblea Costituente in rappresentanza del Partito d’Azione.

Dopo la scioglimento del Partito d’azione , entrò a far parte del Partito socialdemocratico, per il quale fu eletto deputato nel 1948. Nel 1953 si batte contro la “legge truffa”, in dissenso anche dai socialdemocratici, decise con Ferruccio Parri, a cui era legato da fraterna amicizia alla fondazione di “Unità Popolare”, con voto determinante, di non approvare la legge.

Fu fondatore della rivista culturale Il Ponte, che diresse dopo la Liberazione per dodici anni. Piero Calamandrei fu anche direttore di importanti pubblicazioni quali la Rivista di diritto processuale, Il Foro toscano e del Commentario sistematico della Costituzione italiana.

È stato un punto di riferimento fondamentale della cultura antifascista del dopoguerra e un luminare di primo piano della cultura giuridica.

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