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Paolo Rossi: un ragazzo socialista ucciso per i suoi ideali

by Rosario Sorace

Un fatto seppellito tra le pieghe della storia che probabilmente diede inizio ad una stagione buia, terribile e drammatica della nostra vita democratica.

Mi riferisco alla vicenda avvenuta il 27 aprile del 1966 dell’omicidio di Paolo Rossi, un giovane studente diciannovenne, che avvenne all’interno dell’Università la Sapienza di Roma, in seguito ad un pestaggio ad opera di studenti di estrema destra.

Paolo Rossi, era candidato al Parlamentino Universitario dell’Università “La Sapienza” nelle file dell’Unione goliardica italiana, che era schierata a sinistra. Un ragazzo, cattolico, iscritto alla Gioventù socialista e scout dell’ASCI.Un giovane che credeva nella libertà e nella democrazia che si fonda sulla tolleranza e sul rispetto degli avversari. Paolo era un non violento, professava la fede cristiana e nei valori del socialismo.

Mentre Rossi distribuiva i volantini di propaganda all’interno della città universitaria, fu coinvolto con i suoi compagni in un tafferuglio sulle scale della facoltà di Lettere, venne provocato da studenti di Primula goliardica. Paolo Rossi cadde dalle scale da un’altezza di cinque metri, colpito da un pugno ricevuto durante gli scontri con estremisti di destra.

Un testimone oculare vide che Paolo cadde dalla balaustra del balcone senza che nessuno lo spingesse o lo gettasse. Soccorso morì la notte in ospedale per un forte trauma al cranio ad appena diciannove anni. Il responsabile della caduta di Rossi non fu mai identificato.

Si pervenne anche ad una sentenza il 30 luglio del 1968 si cui il dispositivo dichiarava che si trattava di “omicidio preterintenzionale contro ignoti”.

Il padre in un lungo articolo del 1976 per una rivista degli Scout parlò per la prima volta di Paolo in cui raccontò dell’indole del figlio assolutamente contrario alla violenza che si trovò casualmente ad essere coinvolto in quel tafferuglio: “… Quella mattina sulla scalinata della Facoltà di Lettere la lotta era politica e Paolo non voleva accettare la provocazione della violenza perché era convinto che la violenza non avesse nulla a che fare con i problemi dell’uomo. L’ultima fotografia di quella mattina dove si vede Paolo, la quarta, sembra anche questa scattata dal destino per fissare un attimo, con tutto il significato della volontà di Paolo…La foto coglie Paolo che da dietro abbraccia uno della sua parte per trattenerlo: questi ha i pugni alzati e Paolo lo cinge sotto le braccia per trattenerlo e lo blocca al torace…. Paolo malgrado il colpo o i colpi ricevuti, tentava ancora di trattenere i suoi dall’avvitamento nella violenza che, accettata, riusciva a porre tutti fuori dell’obbiettivo umano e politico della crescita e della conquista democratica. È stato questo il significato della sua vita e della sua morte?… “.

Una pagina triste e amara che certamente anticipa gli anni di piombo e della intolleranza che culmino’ in gravi fatti di sangue di cui rimasero vittima giovani di opposte ideologie.

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